ilpodologo 156:ilpodologo 156 - AIP
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Intervista al Presidente dell’Ordine dei medici di Pesaro,<br />
il quale ha evidenziato come in molte realtà locali la professione<br />
podologica svolge un ruolo importante nella prevenzione<br />
delle complicanze del piede diabetico.<br />
Luciano Fattori: “I podologi<br />
sono già una risorsa<br />
per la medicina del territorio”<br />
Al margine del XXIV Congresso abbiamo raccolto<br />
l’opinione del Presidente dell’Ordine dei medici di<br />
Pesaro, Luciano Fattori, il quale ha fatto nella giornata<br />
inaugurale gli onori di casa, in rappresentanza delle<br />
autorità locali, ai partecipanti all’assise.<br />
Dott. Fattori, come giudica questa “alleanza” tra podologi<br />
e medici di famiglia, siglata formalmente qualche<br />
ano fa attraverso un Protocollo d’intesa tra l’Aip e<br />
la Fimmg?<br />
Il protocollo firmato dalla Federazione dei medici di medicina<br />
generale, sindacato al quale appartengo, e di cui sono<br />
anche segretario provinciale, non può che trovarmi pienamente<br />
d’accordo. Il mio personale favore nei confronti<br />
della figura del podologo non trova preclusioni di nessun<br />
genere. Già tanti medici di famiglia si avvalgono della figura<br />
professionale del podologo, soprattutto per quelle patologie<br />
che sono fortemente invalidanti per il paziente, come<br />
il piede diabetico. Già oggi, nel nostro distretto sanitario,<br />
nella visita diabetologia è compresa anche lo screening del<br />
podologo.<br />
ilPodologoinmedicina<br />
i personaggi<br />
Nella sua esperienza di medico di famiglia, il modello<br />
proposto dal nostro sistema sanitario di assistenza ai<br />
malati colpiti da particolari patologie a rischio risponde<br />
alle esigenze della cittadinanza o può essere migliorato?<br />
A mio avviso il modello, nel caso dell’assistenza ai diabetici,<br />
dovrebbe prevedere da parte del medico diabetologo, in<br />
integrazione con le altre figure mediche specialistiche, la<br />
verifica degli elementi che possano far sospettare che il<br />
paziente sia affetto da piede diabetico o, diversamente, da<br />
una neuropatia. Quando è stabilito che il paziente diabetico<br />
si sta avviando verso una patologia da piede diabetico,<br />
allora è giusto che intervenga il podologo per erogare quelle<br />
prestazioni che sono di sua competenza.<br />
Perché, a distanza di tre decenni e del Protocollo d’intesa<br />
di cui abbiamo prima accennato, il podologo, alla<br />
luce delle sue potenzialità, poche volte è “chiamato in<br />
causa” dai medici di famiglia per aiutare i propri pazienti?<br />
Certamente pesa un’informazione a corrente alternata, che<br />
impedisce ai medici di avere ben chiare le conoscenze<br />
scientifiche e le competenze professionali del podologo,<br />
come degli altri professionisti sanitari. Poi incide anche una<br />
certa diffidenza di alcuni medici nei confronti di professioni<br />
che sono di “confine”. Insomma la paura di un’erosione<br />
delle competenze mediche può frenare questa collaborazione<br />
che, invece, sarebbe di grande efficacia nella cura e<br />
nella prevenzione di molte patologie.<br />
Cosa pensa della proposta dell’Aip di inserire alcune<br />
prestazioni podologiche, ad esempio per il piede diabetico,<br />
nei Livelli essenziali di assistenza del Sistema<br />
sanitario nazionale?<br />
Credo le decisioni in merito all’inserimento di nuove prestazioni<br />
nei Lea debbano essere prese coralmente dai soggetti<br />
deputati a determinare le linee politiche della sanità<br />
pubblica. Personalmente sarei anche d’accordo, ma certamente<br />
su un progetto di questo genere pesa un quadro<br />
economico che non favorisce l’allargamento dell’offerta di<br />
servizi sanitari da parte dello Stato. ■<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Benedetto<br />
Leone<br />
Responsabile<br />
comunicazione Aip<br />
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