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ilpodologo 156:ilpodologo 156 - AIP

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14<br />

congresso <strong>AIP</strong><br />

professione. I riconoscimenti, per quest’edizione, sono andati<br />

a Luca Rizzi e a Marco Piacentini, esperti professionista di<br />

mantova e di Villafranca di Verona. Due podologi di grande<br />

esperienza e con una vita associativa vissuta con grande intensità.<br />

Chiudiamo questa cronaca senza dimenticare chi ha lavorato<br />

con grande impegno alla riuscita del XXIV Congresso nazionale<br />

di podologia, riuscendo a rendere più accogliente il<br />

soggiorno a Pesaro e risolvendo i piccoli e grandi problemi<br />

che accompagnano lo svolgimento di un evento di questo li-<br />

<strong>156</strong>marapr09<br />

vello. Dunque, un ringraziamento va al Comitato organizzatore,<br />

coordinato da Benedetto Leone, responsabile della comunicazione<br />

dell'Aip che ha curato anche i rapporti con<br />

l’esterno e con i mass media in collaborazione con chi ha<br />

scritto questo articolo. Ma, in particolare, una menzione speciale<br />

la merita la segreteria dell’Asso ciazione, nella persona<br />

di Debora Spinelli, per il grande impegno profuso.<br />

Le valigie, di ritorno da Pesaro, sono state disfatte da poco,<br />

ma in casa Aip già si pensa alla XXV edizione del Congresso<br />

nazionale di podologia. ■<br />

Virginia Novel Martì, presidente dei Collegi di podologia in Spagna, spiega le novità introdotte nel paese iberico.<br />

Una laurea quadriennale consentirà di insegnare negli atenei e, sul piano professionale, di svolgere in autonomia<br />

la diagnosi sulle patologie del piede.<br />

La riforma permetterà ai podologi spagnoli di fare ricerca scientifica<br />

Qual è la prospettiva futura della podologia spagnola?<br />

Ci stiamo preparando ad un passaggio molto importante. Un decreto ha istituito la laurea in podologia della durata di quattro anni.<br />

Dunque, passiamo dal diploma universitario triennale ad una laurea che consentirà ai podologi spagnoli di proseguire gli studi<br />

e conseguire master e dottorati di ricerca all’interno degli Atenei. Questo significa che per la podologia in Spagna si aprono le porte<br />

della ricerca scientifica e dell’insegnamento presso le scuole e i corsi di laurea universitari. Sarà una grande spinta a migliorare<br />

le tecniche di cura e di assistenza ai pazienti e, dunque, a far crescere tutta la professione.<br />

Questa novità avrà un riflesso anche sul profilo professionale del podologo vigente nel vostro paese?<br />

II podologi già da alcuni anni in Spagna possono svolgere direttamente il trattamento di tutte le patologie e affezione del piede. Le<br />

tecniche di intervento prevedono anche la chirurgia minore, limitata ad alcune patologie del piede. Con la laurea quadriennale e<br />

grazie al nuovo Ordinamento professionale che è stato varato dal Parlamento con una specifica legge, il podologo potrà anche effettuare<br />

diagnosi in assoluta autonomia rispetto al medico. Questo è molto importante perché rafforza la figura del podologo quale<br />

professionista che esercita, per le proprie competenze, un’attività di cura senza il coordinamento del medico.<br />

Vi sono differenze particolari tra la formazione podologica spagnola e quella che è svolta in Italia?<br />

Venti anni fa era molto netta. In Spagna era già stato istituito il diploma universitario mentre in Italia i corsi erano prettamente professionali<br />

ed organizzati dalle Regioni. Ma il vostro entusiasmo vi ha fatto guadagnare molto terreno e anche grazie all’esempio<br />

spagnolo, anche qui è stato raggiunto il traguardo della formazione universitaria per accedere alla professione.<br />

Oggi, dunque, il livello della formazione è molto simile tra i due paesi. Quello che colgo come differenza, invece, è forse più culturale.<br />

I cittadini italiani che hanno dei problemi ai piedi prima si rivolgono al medico e poi, consigliati da lui, entrano in uno studio podologico.<br />

In Spagna, invece, le persone sono consapevoli che il podologo è un professionista specializzato per la cura di tutte le patologie<br />

del piede, e a lui si rivolgono direttamente. Se, per esempio, una persona ha una verruca non dovrebbe andare dal dermatologo<br />

o dal proprio medico di famiglia, ma rivolgersi al podologo, l’unico professionista specializzato per la cura delle malattie del piede.<br />

E la collaborazione con i medici?<br />

In Spagna, se il podologo si trova di fronte ad un problema che non riesce a risolvere o è legato ad una patologia più complessa,<br />

è lui stesso che indirizza il paziente dallo specialista. In Italia avviene il contrario. Ma la collaborazione con i medici è assicurata<br />

anche da noi, proprio in funzione della tutela della salute del cittadino. Al centro c’è lui e non i podologi o i medici con i loro problemi<br />

di competenza tra l’uno e l’altro.<br />

Cosa possono fare i podologi spagnoli ed italiani per migliorare la qualità della professione in Europa?<br />

Questi due paesi, così progrediti nel settore, debbono mettersi a disposizione delle altre nazioni dove la podologia è più giovane e<br />

fragile. Non bisogna chiudersi a riccio per difendere il proprio primato o il livello raggiunto dentro i confini nazionali, ma trovare il<br />

percorso giusto per unificare il più possibile gli standard della professione. In tutto il mondo le persone sanno che cos’è e cosa fa<br />

un cardiologo o un neurologo, mentre ogni paese ha una sua “nozione” di podologo e della sua attività.<br />

Quello che dobbiamo fare insieme è creare un profilo comune del podologo, a partire dal nome della professione, che permetta<br />

agli europei di sapere che per le malattie del piede c’è uno specialista a cui rivolgersi. ■<br />

ilPodologoinmedicina

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