ilpodologo 156:ilpodologo 156 - AIP
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Anno XXXII n. 2 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma1, DCB (Roma) Italy prezzo di copertina: E 0,60 Editore: Associazione Italiana Podologi<br />
ilPodologo<br />
in medicina<br />
Rivista bimestrale dell’Associazione Italiana Podologi<br />
Guardare al modello<br />
europeo per la crescita<br />
della podologia italiana<br />
XXIV Congresso<br />
Aip, la cronaca<br />
dell’evento<br />
Alberto Spanò<br />
“Il congresso<br />
specchio di una<br />
professione che<br />
progredisce”<br />
Antonio D’Amico<br />
“I podologi devono<br />
essere uniti<br />
e… illuminare<br />
la politica”<br />
numero<strong>156</strong><br />
marzoaprile2009
NELLE FARMACIE, SANITARIE, ORTOPEDIE E NEGOZI SPECIALIZZATI. www.sanagens.it<br />
MATERIALE DESTINATO ESCLUSIVAMENTE AD OPERATORI DEL SETTORE.
ilPodologo<br />
in medicina<br />
Rivista bimestrale dell’Associazione Italiana Podologi<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Mauro Montesi Presidente Aip<br />
DIRETTORE SCIENTIFICO<br />
Francesco Fallucca Docente di diabetologia della II Facoltà di Medicina<br />
e Chirurgia, Università “La Sapienza” di Roma.<br />
VICEDIRETTORE SCIENTIFICO<br />
Marco Cavallini Docente e Direttore del Master “Diagnosi e cura del piede diabetico”, II Facoltà di<br />
Medicina e Chirurgia, Università “La Sapienza” di Roma. Presidente del Corso di Laurea in Podologia.<br />
VICEDIRETTORE SCIENTIFICO<br />
Giovanni Pepé Vicepresidente Aip<br />
VICEDIRETTORE SCIENTIFICO<br />
Antonio D’Amico Consigliere Aip<br />
DIRETTORE EDITORIALE<br />
Benedetto Leone Responsabile comunicazione Aip<br />
COORDINAMENTO EDITORIALE<br />
Giuseppe Raffa Giornalista<br />
CONSULENTI SCIENTIFICI<br />
Joseph B. Addante Podoiatra - Francesco Albo Chirurgo del piede<br />
Alberto D’Ari Dermatologo - Tara Giorgini Chirurgo podoiatrico<br />
Gilberto Grossi Neurochirurgo - Arcangelo Marseglia Podologo<br />
Fabio Moro Podologo - Francesco Papa Specialista radiologia diagnostica<br />
Guglielmo Pranteda Dermatologo<br />
Abbonamento annuo: Euro 3,00 per gli associati Aip. I versamenti vanno effettuati tramite vaglia postale o assegno bancario<br />
non trasferibile, intestato all’Istituto Podologico Italiano. Via dei Berio 91, 00155 Roma. Prezzo di Copertina: Euro 0,60. È<br />
vietata la riproduzione anche parziale degli articoli senza autorizzazione. La responsabilità di quanto espresso negli articoli<br />
firmati è esclusivamente degli autori. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Autorizzazione del<br />
Tribunale di Roma n. 17397 del 26 settembre 1978. Iscrizione al R.O.C. n.10606/2004.<br />
Editore Associazione Italiana Podologi<br />
Direzione e redazione Via F. Tovaglieri, 17 - 00155 Roma Tel. 06/2282023,<br />
E-mail: aip@tin.it - Internet: www.associazionepodologi.it<br />
Impaginazione e stampa Eurolit, Roma - Tel. 06/2015137 Fax 06/2005251<br />
In tipografia il 7 maggio 2009<br />
Distribuzione Istituto Podologico Italiano<br />
associato all’Uspi (Unione Stampa Periodica Italiana)<br />
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ilPodologoinmedicina<br />
ASSOCIAZIONE<br />
ITALIANA<br />
PODOLOGI<br />
PRESIDENTE<br />
Mauro Montesi<br />
VICEPRESIDENTI<br />
Arcangelo Marseglia<br />
Giovanni Pepè<br />
CONSIGLIO DIRETTIVO<br />
Giovanni Antonacci, Takis Capitini,<br />
Bruno Cordazzu, Marco Costantini,<br />
Antonio D’Amico, Erica Marini,<br />
Mauro Montesi, Arcangelo Marseglia,<br />
Linda Passaro, Giovanni Pepè,<br />
Enrico Bertoncelli (Rapp. Studenti)<br />
COLLEGIO DEI PROBIVIRI<br />
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Catia Filippi, Stefano Mella,<br />
Gerardo Russo<br />
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI<br />
Valentina Mancini, Antonietta Meloni,<br />
Ferruccio Montesi, Francesco Picarazzi,<br />
Emanuela Secoli<br />
COMUNICAZIONE<br />
E RAPPORTI ISTITUZIONALI<br />
Benedetto Leone<br />
INDIRIZZO SITO <strong>AIP</strong><br />
www.associazionepodologi.it<br />
e-mail: aip@tin.it<br />
CORSO DI LAUREA<br />
IN PODOLOGIA<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
03
Al XXIV Congresso tracciata<br />
la strada per la crescita<br />
della podologia italiana<br />
editoriale<br />
La scelta dell’immagine per la copertina di questo numero non è stata casuale. In quella bambina, ritratta in una<br />
foto durante una pausa delle giornate di Pesaro, vediamo la podologia italiana. Una giovane professione - rispetto<br />
ad altre che operano nella sanità con una tradizione più lunga e radicata - che vuole crescere, diventare<br />
adulta.<br />
Il XXIV Congresso nazionale è stato una tappa importante di questa maturazione. Certo, l’evento ha avuto un<br />
grande successo, una straordinaria soddisfazione per l’Aip che lo ha organizzato, ma è stato qualcosa di più.<br />
Un podologo di lunga esperienza, Antonio D’Amico, ha espresso bene, nelle pagine di questa rivista, ciò che in molti hanno<br />
pensato quando si sono conclusi i lavori dell’assise. Questo congresso è stato un momento rigenerativo per la podologia<br />
italiana e non solo un’occasione per comunicare contenuti scientifici e professionali. Ci siamo confrontati in maniera serrata<br />
ma pacata, un grande segno di maturità che non può passare inosservato. Ma l’appuntamento di Pesaro è stato come<br />
una “fonte” da cui tutti i partecipanti si sono ristorati per ricaricarsi di entusiasmo, per uscire dalla quotidianità del lavoro<br />
che, a volte, rischia di esaurirsi nel proprio orizzonte. Insomma, sono stati i giorni della comunità e della condivisione per la<br />
podologia italiana.<br />
Di questa crescita ne sono testimoni anche gli esperti e i rappresentanti delle istituzioni presenti al Congresso nazionale.<br />
Per Alberto Spanò, componente del Consiglio Superiore di Sanità “la podologia presenta delle peculiarità che rendono le sue<br />
prestazioni particolarmente importanti per l’impatto che hanno sul piano sociale e sanitario. Basta solo guardare all’attività<br />
che svolge nei trattamenti di patologie che rendono difficile la deambulazione delle persone anziane o, ancor di più, nelle<br />
cure del piede diabetico. Se consideriamo che il diabete è una malattia in forte crescita nella popolazione italiana, tutte le<br />
figure sanitarie che operano per prevenire le complicanze di questa patologia, come il podologo, sono da valorizzare e rafforzare<br />
all’interno del sistema”.<br />
Una sintesi efficace di ciò che l’Associazione italiana podologi sostiene da tempo: utilizzare le competenze della professione<br />
nella misura in cui il suo apporto migliora la qualità della vita dei cittadini e qualifica i servizi sanitari offerti dallo Stato.<br />
Anche le parole “a distanza” (non erano presenti a Pesaro, ma non hanno fatto mancare il loro apporto alla discussione) di<br />
Maria Pia Garavaglia e Cesare Cursi, senatori della Repubblica ed esperti in materia sanitaria, rafforzano l’idea che la podologia<br />
è ormai matura per avere un ruolo nel Sistema sanitario nazionale. Per entrambi non è più possibile tornare indietro<br />
rispetto ad un disegno che vede le nuove professioni sanitarie inserite a pieno titolo in un’organizzazione complessiva<br />
dove è indispensabile collaborare con medici e specialisti per offrire prestazioni in grado di soddisfare adeguatamente una<br />
domanda di salute oggi molto articolata.<br />
Mario Falconi, Presidente dell’Ordine dei medici di Roma, ha ribadito che nel quadro attuale serve una struttura di sanità simile<br />
ad un’orchestra: tanti strumenti con caratteristiche e finalità diverse, ma coordinati per il bene della salute della popolazione.<br />
Ma proprio per questo occorre rinforzare la formazione universitaria, magari sulla linea di quella spagnola così bene<br />
illustrata dalla presidente dei Collegi di podologia iberici, Virginia Novel Martì.<br />
Al congresso, poi, non sono mancate anche le buone notizie. Infatti, Stefano Zappalà, eurodeputato e padre della Direttiva<br />
europea sulle professioni non regolamentate, ha annunciato che entro l’autunno approderà in Parlamento una proposta di<br />
legge che dovrebbe dare concretezza alla riforma degli Ordini professionali, prevista dalla Legge n.43 del 2006, e bloccata<br />
l’anno scorso dal Governo Prodi. Sulla questione, fondamentale per il futuro della professione, l’Aip vigilerà e informerà,<br />
come sempre, i soci.<br />
Un ringraziamento va al moderatore della prima giornata, Raffaele d’Ari, che con accurato stile e rigore, ha condotto i vari<br />
incontri previsti in programma.<br />
Infine non potevamo fare una considerazione circa l’attenzione che la stampa ha dedicato all’evento di Pesaro. I tanti articoli<br />
pubblicati, insieme ai servizi dei telegiornali, come quello della Rai, sono una conferma, se ce ne fosse bisogno, che il<br />
Congresso dell’Aip è di gran lunga il momento formativo più importante della podologia italiana. Senza falsa modestia, possiamo<br />
a buon diritto vantarci di aver organizzato e avviato “in casa”, e con successo, una macchina complessa che altri,<br />
tutti gli altri, affidano a società esterne.<br />
Questa “bambina”, dunque, sta proprio crescendo… ■<br />
ilPodologoinmedicina<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
05
06<br />
sommario<br />
15<br />
27<br />
08<br />
21<br />
28<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
CONGRESSO <strong>AIP</strong><br />
Un appuntamento da vivere pienamente<br />
per rivitalizzare la nostra vita professionale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 07<br />
Progettare una sanità pubblica di qualità<br />
valorizzando la professione podologica _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 08<br />
La riforma permetterà ai podologi<br />
spagnoli di fare ricerca scientifica _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 14<br />
I PERSONAGGI DEL CONGRESSO<br />
Luciano Fattori: “I podologi sono già una risorsa<br />
per la medicina del territorio”_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 15<br />
Stefano Zappalà: “Presto in Parlamento una norma<br />
per dare piena attuazione alla legge sugli Ordini” _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 16<br />
Alberto Spanò: “Il Congresso specchio della crescita<br />
di una professione che guarda al futuro” _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 21<br />
MASS MEDIA<br />
Congresso e Comunicazione _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 22<br />
CONGRESSO <strong>AIP</strong><br />
Il riconoscimento giuridico impone un grande salto di qualità_ _ _ _ _ 25<br />
<strong>AIP</strong><br />
Difendere la dignità della professione non è cosa da tutti_ _ _ _ _ _ _ _ 26<br />
L’ARCHIVIO RACCONTA<br />
1998, il XIII Congresso Aip celebra Rita Levi Montalcini _ _ _ _ _ _ _ 27<br />
PARLANO I PODOLOGI<br />
Alla podologia serve unità e compattezza<br />
e siamo noi che dobbiamo illuminare la politica_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 28<br />
MEDICINA<br />
Gli organi del sistema tonico posturale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 31<br />
Le micosi del piede: aspetti clinici e diagnostici _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 33<br />
ilPodologoinmedicina
Chi le ha sentite è rimasto profondamente colpito dalle sue parole,<br />
dette con il cuore e l’anima di chi ha dedicato molti anni della propria<br />
vita per la podologia. Dunque, non potevamo che pubblicare<br />
integralmente l’intervento conclusivo che Antonio D’Amico, professionista<br />
di grande esperienza e tra i “padri fondatori” dell’Associazione,<br />
ha pronunciato davanti alla platea del XXIV Congresso nazionale.<br />
Un appuntamento da vivere<br />
pienamente per rivitalizzare<br />
la nostra vita professionale<br />
Ho il compito di chiudere que -<br />
sto Congresso, il cui svolgimento,<br />
mi sento di affermare,<br />
è andato al di là delle più rosee<br />
aspettative. Infatti, la formula, ormai<br />
collaudata, che abbina poche relazioni<br />
in seduta plenaria e molti<br />
work-shop teorico-pratici, mi sembra<br />
ottimale per assicurare approfondimenti<br />
professionali, suscitare<br />
interesse e coinvolgere la partecipazione<br />
diretta dei partecipanti.<br />
Avendo seguito i lavori anche nella<br />
veste di moderatore e componente<br />
del direttivo, ho potuto rendermi<br />
conto del modo in cui i soci sono intervenuti<br />
apertamente, per chiedere<br />
spiegazioni e confrontare la loro<br />
esperienza con quella dei relatori, il<br />
tutto in un confronto serrato, ma pacato<br />
e costruttivo che mi è parso un segno di maturità della<br />
categoria.<br />
In particolare è scaturito il desiderio di affrontare con sempre<br />
maggior consapevolezza quei temi, come la visita podologica<br />
e la biomeccanica, che devono essere al centro<br />
del nostro interesse e che meritano approfondimenti extracongressuali.<br />
Tuttavia vorrei esporvi una riflessione che ho condiviso in<br />
questi giorni con Marco Croce e Maria Antonietta Codella. Un<br />
congresso deve senz’altro essere concepito per comunicare<br />
contenuti scientifici e professionali, è il suo obiettivo primario,<br />
ma non è solo questo. Non deve essere solo questo.<br />
È, infatti, anche un momento in cui una categoria si aggrega<br />
e si compatta attorno a quei valori che la caratterizzano<br />
e la giustificano, nonché un’occasione di rigenerazione.<br />
Croce ha utilizzato la metafora della sorgente: la condivido.<br />
L’incontro con i colleghi è un momento in cui ci si ristora<br />
alla stessa fonte, per ricaricarsi di entusiasmo, per uscire<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
dalla realtà della propria esperienza<br />
quotidiana che, inevitabilmente,<br />
tende a esaurirsi nel proprio orizzonte<br />
fino a determinare apatia e<br />
demotivazione.<br />
L’appuntamento congressuale può,<br />
quindi, rappresentare, da questo<br />
punto di vista un’opportunità, di rivitalizzazione<br />
e rinnovamento professionale.<br />
Vorrei tornare all’apertura<br />
del congresso. Devo dirlo, le<br />
notizie che ci sono state comunicate<br />
sul riposizionamento della podologia<br />
in ambito tecnico e non più<br />
riabilitativo che qualcuno vorrebbe<br />
attuare, sono davvero sconfortanti,<br />
frutto di quella miopia politica che<br />
ha sempre penalizzato la nostra<br />
professione.<br />
Malgrado questa iniziale vena di<br />
pessimismo, tuttavia lascio questo congresso con la convinzione<br />
che, anche questa volta, l’impegno, la caparbietà<br />
e l’entusiasmo dei vertici dell’Aip, che ho potuto toccare<br />
con mano, sapranno tutelare le nostre aspirazioni.<br />
Non basta, però, solo l’intervento di chi si è assunto l’onere<br />
di dirigere l’Associazione. Occorre anche il coinvolgimento<br />
di ogni socio, che con il proprio comportamento<br />
quotidiano sia in grado di dare una piena e corretta visibilità<br />
alla professione.<br />
Nel chiudere questo congresso, ringrazio tutti i relatori,<br />
medici podologi e non podologi, per il contributo dato alla<br />
realizzazione di questo evento; ringrazio il comitato organizzatore<br />
e, soprattutto, voi colleghi, per la partecipazione<br />
con cui avete seguito i lavori.<br />
Infine, come sapete, prossimamente sarà inaugurata la<br />
nuova sede dell’Aip, un ulteriore segno della nostra vitalità,<br />
e pertanto vi do appuntamento a Roma per festeggiare<br />
questo evento. ■<br />
ilPodologoinmedicina <strong>156</strong>marapr09<br />
Antonio<br />
D’Amico<br />
Consigliere Aip<br />
07
Giuseppe Raffa<br />
Coordinatore<br />
editoriale<br />
La platea<br />
del XXIV<br />
Congresso Aip<br />
08<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
Èstato il Congresso della consapevolezza e dell’orgoglio<br />
professionale, dove al centro del dibattito non<br />
sono state solo le richieste di un riconoscimento<br />
istituzionale del ruolo del podologo, ma in cui sono state<br />
fatte delle proposte progettuali per migliorare l’offerta pubblica<br />
di sanità, come l’inserimento nei Livelli essenziali di<br />
assistenza delle prestazioni podologiche per le complicanze<br />
del piede diabetico.<br />
L’appuntamento di Pesaro, insomma, non ha deluso le attese<br />
della platea dei duecento podologi che ha partecipato<br />
con grande passione ai momenti formativi e associativi del<br />
convegno organizzato dall’Aip.<br />
La XXIV edizione del Congresso, celebrata dal 23 al 26<br />
aprile scorso, ha evidenziato, ancora una volta, la ricchezza<br />
di proposte, competenze e capacità della podologia italiana<br />
che vuole essere protagonista del “sistema salute”<br />
nazionale, contribuendo, per la propria parte, a renderlo più<br />
vicino ed adeguato ai bisogni dei cittadini. Questa voglia di<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Il Congresso di Pesaro, nei tre giorni di lavoro, ha affrontato sia<br />
aspetti professionali dell’attività podologica, sia il tema<br />
della riorganizzazione della sanità pubblica. Dal dibattito, di grande<br />
interesse, è emerso che è sempre più ineludibile per la politica agire<br />
per contemperare le esigenze di risanamento dei conti con la garanzia<br />
di assicurare ai cittadini servizi di alto livello ed accessibili a tutti.<br />
L’inserimento nei LEA delle prestazioni podologiche per il piede<br />
diabetico è una risposta coerente con questi obiettivi.<br />
Progettare una sanità pubblica<br />
di qualità valorizzando<br />
la professione podologica<br />
crescere della professione, consapevole delle proprie potenzialità,<br />
e di ampliare conoscenze, tecniche ed approcci<br />
terapeutici è stata riconosciuta dai numerosi congressisti<br />
intervenuti in occasione dell’evento.<br />
Docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni, tecnici<br />
ed esperti di sanità, hanno più volte evidenziato nei loro interventi<br />
la qualità raggiunta dalla podologia italiana e<br />
quanto potrebbe essere preziosa per elevare l’efficienza<br />
del Sistema sanitario nazionale sia in termini di prevenzione<br />
che di cura ed assistenza.<br />
Il dato che emerge, però, è che questo riconoscimento della<br />
capacità della podologia si scontra con una fase storica<br />
in cui lo Stato italiano, per effetto sia della crisi economica<br />
sia della spinta verso il federalismo fiscale, è sempre più<br />
orientare a controllare e limitare la spesa pubblica, soprattutto<br />
quella sanitaria. Dunque, per ampliare l’offerta sanitaria<br />
pubblica, integrandola con le prestazioni podologiche,<br />
si dovranno aspettare forse tempi migliori.<br />
ilPodologoinmedicina
“Dalle istituzioni che guidano la nostra sanità - ha detto<br />
nel suo saluto ai congressisti Mauro Montesi, presidente<br />
dell’Associazione italiana podologi - deve essere compreso<br />
e valorizzato il nostro ruolo anche in questa fase delicata<br />
che attraversa il paese. La podologia è sicuramente<br />
una risorsa da utilizzare in una strategia che privilegia la<br />
Medicina del territorio. Con noi si risparmierebbe denaro<br />
pubblico, qualificando la spesa per la salute nella direzione<br />
di una vera prevenzione a garanzia della salute dei cittadini”.<br />
Cresce la qualità della formazione in Europa, mentre<br />
in Italia si pensa a improbabili “matrimoni”<br />
Dopo le parole di Montesi, il prologo<br />
della tre giorni congressuale ha vissuto<br />
un piccolo “fuori programma” con la<br />
senatrice del Par tito Democratico,<br />
Maria Pia Garavaglia, la quale, impossibilitata<br />
ad essere presente a Pesaro,<br />
ha rivolto un saluto alla platea attraverso<br />
un collegamento telefonico.<br />
“Il momento politico - ha affermato la<br />
Ga ravaglia - non è favorevole per attuare<br />
riforme radicali nel nostro paese.<br />
Dunque, la questione dell’introduzione<br />
degli Ordini e degli Albi delle nuove professioni<br />
sanitarie non credo che sia in<br />
cima all’agenda politica dell’attuale<br />
Governo, così come la decisione di non<br />
aumentare gli investimenti per il sistema<br />
sanitario per risanare il bilancio dello<br />
Stato non sono il contesto più favorevole<br />
per inserire nuove prestazioni, come<br />
quelle podologiche, tra quelle assicurate gratuitamente ai<br />
cittadini”.<br />
“Certamente - ha proseguito l’esponente politico sollecitata<br />
sull’argomento da Mauro Montesi - ci opporremo contro<br />
qualsiasi passo indietro rispetto a ciò che è stato fatto fino<br />
ad oggi per rendere più moderno il nostro sistema sanitario.<br />
Per esempio considero un grave errore prendere in<br />
considerazione, come sta facendo qualche ateneo, unire i<br />
percorsi formativi di professioni distinte per caratteristiche<br />
e obiettivi assistenziali. Prevedere un unico corso universitario<br />
per creare podologi e tecnici ortopedici è una vera assurdità”.<br />
L’affermazione della Garavaglia ha raccolto l’applauso dei<br />
congressisti e degli altri relatori, tutti ben consapevoli che<br />
l’esigenza di contenere i costi, anche nelle università, non<br />
può certamente avallare scelte sciagurate dal punto di vista<br />
della formazione che farebbero tornare indietro di trent’anni<br />
la podologia e la gran parte delle professioni sanitarie.<br />
Propria in merito alla formazione podologica nel contesto<br />
europeo si sono alternati gli interventi di Mauro Montesi,<br />
Marco Cavallini e Virginia Novel Martì, quest’ultima direttri-<br />
ilPodologoinmedicina<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
ce del corso universitario di Barcellona e presidente del<br />
Collegio dei podologi di Spagna. I due docenti italiani del<br />
corso di laurea in podologia presso l’ateneo “Sapienza” di<br />
Roma si sono soffermati sull’analisi del confronto tra i percorsi<br />
formativi europei, dedicando attenzione a ciò che potrebbe<br />
nascere nel nostro paese con l’introduzione di un<br />
biennio di specializzazione in grado di trasferire conoscenze<br />
tecniche e scientifiche finalizzate a creare un professionista<br />
molto simile al podoiatra americano, capace dunque<br />
di svolgere il ruolo di medico chirurgo specialista del piede.<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Nell’ordine:<br />
un immagine<br />
della sala<br />
dell’Hotel Baia<br />
Flaminia durante<br />
il Congresso;<br />
il presidente<br />
dell’Aip Mauro<br />
Montesi; Marco<br />
Cavallini; Virginia<br />
Novel Martì<br />
09
10<br />
Raffaele d’Ari<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
La relatrice spagnola, invece, non solo ha decritto il percorso<br />
di crescita fatto negli ultimi quarant’anni dalla professione<br />
e dalla formazione podologica iberica, ma ha indicato<br />
anche i traguardi che a breve l’una e l’altra raggiungeranno.<br />
Infatti dal prossimo anno la Spagna trasformerà il diploma<br />
universitario triennale, previsto per esercitare la professione<br />
in quel paese, in un percorso più articolato, della<br />
durata di quattro anni, che consentirà ai podologi spagnoli<br />
di conseguire la laurea e di proseguire gli studi con il raggiungimento<br />
del Master (un anno) e del Dottorato (due anni).<br />
E con questi titoli il podologo spagnolo potrà insegnare<br />
presso gli atenei e fare ricerca scientifica. Inoltre sarà trasformato<br />
il profilo professionale, in ragione dell’innalzamento<br />
della qualità dell’offerta, ampliando la sua autonomia<br />
sul terreno della diagnosi e del trattamento terapeutico,<br />
in piena autonomia, del piede malato.<br />
Una riforma, dunque, che valorizza una podologia cresciuta<br />
grazie ad una formazione di alto profilo e che su questa<br />
pone la base per un grande salto verso la podoiatria. E non<br />
poteva essere più netta ed evidente la differenza tra l’Italia<br />
e la Spagna, in questa fase storica. In Spagna si investe su<br />
una professione sempre più conosciuta ed apprezzata dai<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Mario Falconi<br />
Saverio Proia<br />
cittadini, mentre in Italia, pur avendo già formato professionisti<br />
con adeguate competenze, non solo non se ne sfruttano<br />
le potenzialità, ma si progetta una riorganizzazione dei<br />
corsi universitari che potrà pure far risparmiare qualche<br />
manciata di euro, ma che è sicuramente di basso profilo e<br />
penalizzante per tutti. Un motivo in più per ammirare un<br />
paese che ormai sta diventando per noi, un modello.<br />
La podologia integrata nel Sistema sanitario nazionale<br />
per qualificare la spesa pubblica<br />
La prima giornata ha affrontato anche la questione delle<br />
prestazioni podologiche che possono essere inserite nei<br />
servizi sanitari pubblici in un’ottica capace di offrire un’assistenza<br />
in linea con le esigenze della popolazione e, allo<br />
stesso tempo, di partecipare ad un risparmio delle risorse<br />
economiche grazie all’azione di prevenzione che può svolgere<br />
nei confronti di malattie fortemente invalidanti<br />
Il primo ad accennare al tema è stato Luciano Fattori, presidente<br />
dell’Ordine dei medici della provincia di Pesaro, il<br />
quale ha fatto gli “onori di casa” salutando con un breve discorso<br />
i podologi presenti. “Ero già convinto - ha spiegato<br />
alla platea Fattori - che il podologo fosse una figura prezio-<br />
ilPodologoinmedicina
Claudio Mastrocola<br />
ilPodologoinmedicina<br />
Giovanni Pepè<br />
sa per la cura e la prevenzione di particolari malattie invalidanti<br />
del piede, come ad esempio il diabete. Ma sono rimasto<br />
molto colpito dal video che avete prodotto perché ho<br />
potuto verificare in che misura la vostra professione è in<br />
grado di erogare molte prestazioni che sono di grande aiuto<br />
ai cittadini. L’inserimento di alcune di queste nel sistema<br />
pubblico, però, si deve necessariamente misurare con<br />
i tagli che sta operando lo Stato centrale nei confronti della<br />
spesa sanitaria. Personalmente do ragione a Leonardo<br />
da Vinci, che citate nel documentario: i piedi sono una meraviglia<br />
di ingegneria naturale e vanno preservati con la<br />
massima attenzione, anche con l’apporto dei podologi”.<br />
Il tema, poi, è stato al centro di una tavola rotonda che ha<br />
offerto molti spunti interessanti.<br />
“L’inserimento di specifiche attività assistenziali podologiche<br />
nei Livelli essenziali di assistenza - ha sottolineato Raffaele<br />
d’Ari, esperto del settore e coordinatore dell’incontro - come<br />
lo screening di controllo o la creazione di ortesi e plantari,<br />
sosterrebbe certamente la prevenzione contro patologie<br />
molto gravi e, di conseguenza, eviterebbe inutili ospedalizzazioni<br />
con un notevole risparmio di soldi pubblici”. “Ma - continua<br />
d’Ari - l’invecchiamento della popolazione italiana,<br />
Fabio Moro<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
paradossalmente, è un grande ostacolo a questo progetto.<br />
Infatti, se molti più cittadini rispetto al passato hanno bisogno<br />
delle cure gratuite del podologo, soprattutto per l’età e<br />
le condizioni sociali, l’erogazione di tante altre prestazioni,<br />
necessarie per gli anziani, finirà per togliere le risorse economiche<br />
indispensabili per attuare il progetto dell’Aip.<br />
Insomma la classica coperta troppo corta non aiuterà l’introduzione<br />
di alcuna riforma sull’erogazione di servizi aggiuntivi<br />
a copertura pubblica”.<br />
Diverso l’opinione di Mario Falconi, presidente dell’Ordine<br />
dei medici di Roma, il quale lancia l’allarme in difesa del nostro<br />
modello di sanità. “Qualcuno vorrebbe introdurre il sistema<br />
americano qui da noi - ha affermato Falconi - fatto<br />
di pochi costi ma di un grande e nefasto impatto sociale. E<br />
questo succede mentre il nuovo presidente statunitense<br />
guarda proprio al nostro modello sanitario come punto di riferimento<br />
per la sua riforma nel settore. Io difendo il nostro<br />
sistema il quale è, a detta di tutti gli osservatori internazionali,<br />
la seconda al mondo per qualità e prestazioni”.<br />
“Sono convinto - continua il presidente dell’Ordine dei medici<br />
- che è meglio tenersi questo sistema sanitario e cercare,<br />
allo stesso tempo, di non sprecare i soldi che ci sono.<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
11
12<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
Arcangelo Marseglia con la figlia, la piccola<br />
I vicepresidenti<br />
Marseglia<br />
e Pepè al<br />
taglio della<br />
torta durante<br />
la serata<br />
di Gala dell'Aip<br />
L’invecchiamento della popolazione non deve essere l’alibi per<br />
non fare riforme. Anzi è opportuno modificare l’offerta sanitaria<br />
sulla base delle nuove necessità. Insomma occorre fare le<br />
cose giuste al momento giusto, e integrare i servizi dei podologi<br />
nel sistema sanitario non potrebbe che produrre risultati<br />
positivi in termini di cura, prevenzione e risparmio”.<br />
“Si deve agire in tempi brevi - ha indicato nel suo intervento<br />
Saverio Proia, esperto del settore - per qualificare la spesa<br />
sanitaria, senza operare tagli che abbasserebbero pericolosamente<br />
la copertura dell’assistenza nel nostro paese. La<br />
strada è quella di convertire parte delle risorse destinate agli<br />
ospedali per investire nella sanità territoriale, valorizzando<br />
così le nuove professioni sanitarie come la podologia”.<br />
Anche Claudio Mastrocola, già Capo Dipartimento del<br />
Ministero della Salute, ha evidenziato come la strada per<br />
spendere meno e meglio nel settore della sanità passa at-<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Giacomo Vespasiani<br />
Giovanni Antonacci<br />
traverso il pieno utilizzo delle nuove professioni sanitarie.<br />
“Sono uno strumento per offrire assistenza e cure su misura<br />
dei cittadini - ha spiegato Mastrocola - e inseriti in un sistema<br />
integrato con i medici di famiglia e gli specialisti, senza<br />
nessun pericolo di erosione di competenze mediche, possono<br />
contribuire a prevenire le complicanze di moltissime<br />
patologie”.<br />
Da segnalare anche l’intervento “a distanza” di Cesare<br />
Cursi, senatore del Partito della Libertà e Presidente della Xª<br />
Commissione - Industria, commercio, turismo, anche lui<br />
trattenuto nella capitale per improvvisi impegni istituzionali.<br />
“La qualità della vita - ha scritto Cursi nel suo messaggio indirizzato<br />
a Montesi - la formazione, il Servizio Sanitario<br />
Nazionale con l’inserimento di alcune patologie nei LEA,<br />
l’istituzione dei profili professionali, sono appunto le tematiche<br />
da sviluppare estremamente importanti e basilari per<br />
contribuire alla definizione e alla posizione futura della<br />
Podologia anche nel campo della Sanità internazionale. Sarà<br />
mia cura, anche nella qualità di Presidente dell’Osservatorio<br />
Nazionale Sanità e Salute, profondere il massimo impegno<br />
per seguire gli sviluppi della situazione generale, e in particolare<br />
per quanto riguarda il tema dei profili professionali sia<br />
a livello Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche<br />
Sociali, sia nelle competenti sedi istituzionali delle<br />
Commissioni Camera e Senato”.<br />
“La nostra proposta - ha esordito nel suo intervento Mauro<br />
Montesi, presidente dell’Aip - va incontro alle esigenze di<br />
quella parte anziana della popolazione italiana che, per motivi<br />
economici, evita di farsi curare i piedi, causando così<br />
gravi complicanze che possono portare praticamente all’immobilità<br />
o persino all’amputazione dell’arto. Siamo convinti<br />
di avere capacità e competenze per poter essere utili al miglioramento<br />
della qualità della vita dei cittadini. Rendendo<br />
disponibile la nostra assistenza ad una platea più vasta, attraverso<br />
l’inserimento delle prestazioni podologiche per il<br />
ilPodologoinmedicina
Federico Grassetti<br />
ilPodologoinmedicina<br />
Paola Gallo<br />
piede diabetico nei LEA, possiamo anche dare il nostro apporto<br />
per qualificare la spesa sanitaria ed evitare spese<br />
ospedaliere del tutto inutili”.<br />
“La nostra battaglia prosegue - ha continuato il presidente -<br />
rafforzata anche dal riconoscimento giuridico ottenuto<br />
dall’Associazione italiana podologi lo scorso 20 aprile”.<br />
La Prefettura di Roma, infatti, ha iscritto l’Aip nel Registro<br />
delle persone giuridiche e ciò significa, tra l’altro che la stessa<br />
avrà autonomia patrimoniale con la possibilità di acquisire<br />
beni immobili a titolo gratuito, accettare donazioni attraverso<br />
il 5 per mille e fruire di agevolazioni fiscali.<br />
Le relazioni scientifiche<br />
Se il dibattito sulla professione e le prospettive future è stato<br />
ricchissimo, altrettanto lo è stato quello sul piano scientifico.<br />
Già dalla prima giornata gli argomenti hanno raccolto<br />
l’interesse dei partecipanti in sessione plenaria, grazie alle<br />
relazioni di Fabio Romagnoli su “L’urgenza medica nell’ambulatorio<br />
podologico”, di Mauro Montesi, dedicata al<br />
“Progetto medico-podologo: l’assistenza podologica del paziente<br />
diabetico sul territorio” e di Arcangelo Marseglia sul<br />
tema “Prevalenza di vasculopatia e neuropatia degli arti inferiori<br />
in una popolazione diabetica in rapporto alla presenza<br />
di nefropatia, retinopatia e cardiopatia”.<br />
Anche i workshop, concentrati nell’intera seconda giornata,<br />
sono stati caratterizzati da una straordinaria attenzione e<br />
partecipazione da parte dei podologi presenti a Pesaro.<br />
Ricordiamo tra le varie relazioni, presentate nelle sale<br />
dell’Hotel “Baia Flaminia Resort”, quelle di Alessandro Totteri<br />
e Guglielmo Vitaliani (La rianimazione cardiopolmonare nell’arresto<br />
cardiaco); Marcello Monti (La psoriasi del piede:<br />
dall’accertamento diagnostico ai presidi terapeutici non farmacologici);<br />
Giovanni Pepè, Paola Gallo e Fabio Moro<br />
(Piede-bocca, bocca-piede:quali correlazioni?); Renato J.<br />
Giorgini (Il metodo Ponsetti per correggere il piede torto);<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
Renato J. Giorgini<br />
Giacomo Vespasiani (La prevenzione del piede diabetico nel<br />
centro di diabetologia protocolli e ruoli del diabetologo e del<br />
podologo); Marco Cavallini (Il piede diabetico nella regione<br />
Lazio: aspetti clinici e formativi); Valerio Ponti (Lo screening<br />
dei rischi morfo-strutturali); Giovanni Antonacci (L’am -<br />
bulatorio podologico: un’esperienza clinica); Joe B. Addante<br />
e G. Colin Mann (Considerazioni sulla chirurgia del piede diabetico);<br />
Daniele Pacini (L’atleta e il suo piede: patologie e terapia);<br />
Federico Grassetti (Miofibrolisi e kinesiotaping: applicazioni<br />
nelle più comuni patologie del piede); Alberto d’Ari e<br />
Jeanette Gaido (Patologie dermatologiche del piede con focus<br />
sul piede d’atleta); Francesco Albo e Roberto Remia (Il<br />
trattamento della sintomatologia correlata all’alluce rigido<br />
nel paziente sportivo: la ripresa del gesto atletico); Maurizio<br />
Contorto e Vincenza Ienopoli (Errori in ortoplastia: Un nuovo<br />
sguardo sulle ortesi digitali); Francesco Papa, Alessandro<br />
Cribari, Alessandra Pausania e Giovanna Monticone (Dia -<br />
gnosi differenziale podologica in ecografia. Risoluzione dei<br />
casi di difficile identificazione).<br />
Da evidenziare anche il grande successo riscosso dalle relazioni<br />
tecniche riservate ai giovani podologi laureati e laureandi,<br />
esposte da Maria Antonietta Codella (Guida operativa e<br />
pratica per aiutare i giovani podologi all’apertura di uno studio<br />
professionale sotto l’aspetto economico, fiscale e tributario)<br />
e Marco Croce (Aspetti giuridici della professione sanitaria<br />
del Podologo). D’altronde, i temi affrontati erano di<br />
grande richiamo e trattati, come sempre, con grande professionalità<br />
dai due esperti.<br />
Un successo che è il frutto del lavoro di una squadra<br />
affiatata<br />
Anche quest’anno, a margine dell’evento, l’Associazione ha<br />
organizzato la consegna delle medaglie d’argento per i podologi<br />
che negli ultimi due decenni si sono contraddistinti<br />
per il loro lavoro e per l’azione in favore dello sviluppo della<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
13
14<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
professione. I riconoscimenti, per quest’edizione, sono andati<br />
a Luca Rizzi e a Marco Piacentini, esperti professionista di<br />
mantova e di Villafranca di Verona. Due podologi di grande<br />
esperienza e con una vita associativa vissuta con grande intensità.<br />
Chiudiamo questa cronaca senza dimenticare chi ha lavorato<br />
con grande impegno alla riuscita del XXIV Congresso nazionale<br />
di podologia, riuscendo a rendere più accogliente il<br />
soggiorno a Pesaro e risolvendo i piccoli e grandi problemi<br />
che accompagnano lo svolgimento di un evento di questo li-<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
vello. Dunque, un ringraziamento va al Comitato organizzatore,<br />
coordinato da Benedetto Leone, responsabile della comunicazione<br />
dell'Aip che ha curato anche i rapporti con<br />
l’esterno e con i mass media in collaborazione con chi ha<br />
scritto questo articolo. Ma, in particolare, una menzione speciale<br />
la merita la segreteria dell’Asso ciazione, nella persona<br />
di Debora Spinelli, per il grande impegno profuso.<br />
Le valigie, di ritorno da Pesaro, sono state disfatte da poco,<br />
ma in casa Aip già si pensa alla XXV edizione del Congresso<br />
nazionale di podologia. ■<br />
Virginia Novel Martì, presidente dei Collegi di podologia in Spagna, spiega le novità introdotte nel paese iberico.<br />
Una laurea quadriennale consentirà di insegnare negli atenei e, sul piano professionale, di svolgere in autonomia<br />
la diagnosi sulle patologie del piede.<br />
La riforma permetterà ai podologi spagnoli di fare ricerca scientifica<br />
Qual è la prospettiva futura della podologia spagnola?<br />
Ci stiamo preparando ad un passaggio molto importante. Un decreto ha istituito la laurea in podologia della durata di quattro anni.<br />
Dunque, passiamo dal diploma universitario triennale ad una laurea che consentirà ai podologi spagnoli di proseguire gli studi<br />
e conseguire master e dottorati di ricerca all’interno degli Atenei. Questo significa che per la podologia in Spagna si aprono le porte<br />
della ricerca scientifica e dell’insegnamento presso le scuole e i corsi di laurea universitari. Sarà una grande spinta a migliorare<br />
le tecniche di cura e di assistenza ai pazienti e, dunque, a far crescere tutta la professione.<br />
Questa novità avrà un riflesso anche sul profilo professionale del podologo vigente nel vostro paese?<br />
II podologi già da alcuni anni in Spagna possono svolgere direttamente il trattamento di tutte le patologie e affezione del piede. Le<br />
tecniche di intervento prevedono anche la chirurgia minore, limitata ad alcune patologie del piede. Con la laurea quadriennale e<br />
grazie al nuovo Ordinamento professionale che è stato varato dal Parlamento con una specifica legge, il podologo potrà anche effettuare<br />
diagnosi in assoluta autonomia rispetto al medico. Questo è molto importante perché rafforza la figura del podologo quale<br />
professionista che esercita, per le proprie competenze, un’attività di cura senza il coordinamento del medico.<br />
Vi sono differenze particolari tra la formazione podologica spagnola e quella che è svolta in Italia?<br />
Venti anni fa era molto netta. In Spagna era già stato istituito il diploma universitario mentre in Italia i corsi erano prettamente professionali<br />
ed organizzati dalle Regioni. Ma il vostro entusiasmo vi ha fatto guadagnare molto terreno e anche grazie all’esempio<br />
spagnolo, anche qui è stato raggiunto il traguardo della formazione universitaria per accedere alla professione.<br />
Oggi, dunque, il livello della formazione è molto simile tra i due paesi. Quello che colgo come differenza, invece, è forse più culturale.<br />
I cittadini italiani che hanno dei problemi ai piedi prima si rivolgono al medico e poi, consigliati da lui, entrano in uno studio podologico.<br />
In Spagna, invece, le persone sono consapevoli che il podologo è un professionista specializzato per la cura di tutte le patologie<br />
del piede, e a lui si rivolgono direttamente. Se, per esempio, una persona ha una verruca non dovrebbe andare dal dermatologo<br />
o dal proprio medico di famiglia, ma rivolgersi al podologo, l’unico professionista specializzato per la cura delle malattie del piede.<br />
E la collaborazione con i medici?<br />
In Spagna, se il podologo si trova di fronte ad un problema che non riesce a risolvere o è legato ad una patologia più complessa,<br />
è lui stesso che indirizza il paziente dallo specialista. In Italia avviene il contrario. Ma la collaborazione con i medici è assicurata<br />
anche da noi, proprio in funzione della tutela della salute del cittadino. Al centro c’è lui e non i podologi o i medici con i loro problemi<br />
di competenza tra l’uno e l’altro.<br />
Cosa possono fare i podologi spagnoli ed italiani per migliorare la qualità della professione in Europa?<br />
Questi due paesi, così progrediti nel settore, debbono mettersi a disposizione delle altre nazioni dove la podologia è più giovane e<br />
fragile. Non bisogna chiudersi a riccio per difendere il proprio primato o il livello raggiunto dentro i confini nazionali, ma trovare il<br />
percorso giusto per unificare il più possibile gli standard della professione. In tutto il mondo le persone sanno che cos’è e cosa fa<br />
un cardiologo o un neurologo, mentre ogni paese ha una sua “nozione” di podologo e della sua attività.<br />
Quello che dobbiamo fare insieme è creare un profilo comune del podologo, a partire dal nome della professione, che permetta<br />
agli europei di sapere che per le malattie del piede c’è uno specialista a cui rivolgersi. ■<br />
ilPodologoinmedicina
Intervista al Presidente dell’Ordine dei medici di Pesaro,<br />
il quale ha evidenziato come in molte realtà locali la professione<br />
podologica svolge un ruolo importante nella prevenzione<br />
delle complicanze del piede diabetico.<br />
Luciano Fattori: “I podologi<br />
sono già una risorsa<br />
per la medicina del territorio”<br />
Al margine del XXIV Congresso abbiamo raccolto<br />
l’opinione del Presidente dell’Ordine dei medici di<br />
Pesaro, Luciano Fattori, il quale ha fatto nella giornata<br />
inaugurale gli onori di casa, in rappresentanza delle<br />
autorità locali, ai partecipanti all’assise.<br />
Dott. Fattori, come giudica questa “alleanza” tra podologi<br />
e medici di famiglia, siglata formalmente qualche<br />
ano fa attraverso un Protocollo d’intesa tra l’Aip e<br />
la Fimmg?<br />
Il protocollo firmato dalla Federazione dei medici di medicina<br />
generale, sindacato al quale appartengo, e di cui sono<br />
anche segretario provinciale, non può che trovarmi pienamente<br />
d’accordo. Il mio personale favore nei confronti<br />
della figura del podologo non trova preclusioni di nessun<br />
genere. Già tanti medici di famiglia si avvalgono della figura<br />
professionale del podologo, soprattutto per quelle patologie<br />
che sono fortemente invalidanti per il paziente, come<br />
il piede diabetico. Già oggi, nel nostro distretto sanitario,<br />
nella visita diabetologia è compresa anche lo screening del<br />
podologo.<br />
ilPodologoinmedicina<br />
i personaggi<br />
Nella sua esperienza di medico di famiglia, il modello<br />
proposto dal nostro sistema sanitario di assistenza ai<br />
malati colpiti da particolari patologie a rischio risponde<br />
alle esigenze della cittadinanza o può essere migliorato?<br />
A mio avviso il modello, nel caso dell’assistenza ai diabetici,<br />
dovrebbe prevedere da parte del medico diabetologo, in<br />
integrazione con le altre figure mediche specialistiche, la<br />
verifica degli elementi che possano far sospettare che il<br />
paziente sia affetto da piede diabetico o, diversamente, da<br />
una neuropatia. Quando è stabilito che il paziente diabetico<br />
si sta avviando verso una patologia da piede diabetico,<br />
allora è giusto che intervenga il podologo per erogare quelle<br />
prestazioni che sono di sua competenza.<br />
Perché, a distanza di tre decenni e del Protocollo d’intesa<br />
di cui abbiamo prima accennato, il podologo, alla<br />
luce delle sue potenzialità, poche volte è “chiamato in<br />
causa” dai medici di famiglia per aiutare i propri pazienti?<br />
Certamente pesa un’informazione a corrente alternata, che<br />
impedisce ai medici di avere ben chiare le conoscenze<br />
scientifiche e le competenze professionali del podologo,<br />
come degli altri professionisti sanitari. Poi incide anche una<br />
certa diffidenza di alcuni medici nei confronti di professioni<br />
che sono di “confine”. Insomma la paura di un’erosione<br />
delle competenze mediche può frenare questa collaborazione<br />
che, invece, sarebbe di grande efficacia nella cura e<br />
nella prevenzione di molte patologie.<br />
Cosa pensa della proposta dell’Aip di inserire alcune<br />
prestazioni podologiche, ad esempio per il piede diabetico,<br />
nei Livelli essenziali di assistenza del Sistema<br />
sanitario nazionale?<br />
Credo le decisioni in merito all’inserimento di nuove prestazioni<br />
nei Lea debbano essere prese coralmente dai soggetti<br />
deputati a determinare le linee politiche della sanità<br />
pubblica. Personalmente sarei anche d’accordo, ma certamente<br />
su un progetto di questo genere pesa un quadro<br />
economico che non favorisce l’allargamento dell’offerta di<br />
servizi sanitari da parte dello Stato. ■<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Benedetto<br />
Leone<br />
Responsabile<br />
comunicazione Aip<br />
15
Marco Croce<br />
Legale Aip<br />
Giuseppe Raffa<br />
Coordinatore<br />
editoriale<br />
16<br />
i personaggi<br />
Invitato dal Presidente<br />
Mauro Montesi, l’on.<br />
Ste fano Zappalà, deputato<br />
europeo e presidente<br />
della delegazione<br />
di Forza Italia al Parla -<br />
mento di Strasburgo, ha<br />
incontrato i podologi presenti<br />
a Pesaro. Il protagonista<br />
del processo di integrazione<br />
normativa ed operativa tra i professionisti dei<br />
ventisette paesi dell’Unione Europea, soprattutto attraverso<br />
l’introduzione della Direttiva 2005/36/CE, nota, appunto,<br />
come “Direttiva Zappalà”, ha risposto alle nostre domande in<br />
merito alle novità che possono essere introdotte, sia a livello<br />
nazionale che europeo, sul fronte del riconoscimento delle<br />
professioni non regolate da Ordini e Albi.<br />
Onorevole, crede ancora oggi nel futuro delle professioni<br />
sanitarie, nonostante tutti gli ostacoli che vengono<br />
posti quotidianamente sulla strada di un loro pieno<br />
sviluppo?<br />
Ci credo e anche più di prima. Gli ultimi avvenimenti, tutto<br />
sommato, stanno prendendo una direzione che fa ben sperare.<br />
Tra qualche giorno (ndr il 27 aprile 2009) incontrerò<br />
per la prima volta, insieme, il Consiglio nazionale dei medici<br />
ed odontoiatri e la rappresentanza delle ventidue nuove<br />
professioni sanitarie per discutere un testo legislativo condiviso<br />
da portare, nella sua forma definitiva, in Parlamento<br />
non oltre il prossimo autunno. È un impegno che ho preso<br />
con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: predisporre<br />
una norma, concordata con tutti i protagonisti della sanità,<br />
che non incontri ostacoli lungo il suo cammino dando<br />
piena attuazione alla Legge n.43 del 2006.<br />
È un passo importante perché indica quale potrà essere<br />
l’organizzazione della riforma degli Ordini e dei Collegi, anche<br />
ai fini dell’armonizzazione con la Direttiva europea n.<br />
36 del 2005, che porta il mio nome.<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Il Deputato europeo e Presidente della delegazione di Forza Italia<br />
al Parlamento europeo è intervenuto al XXIV Congresso, sul tema<br />
del riconoscimento nell’area UE delle qualifiche professionali<br />
e della libera circolazione dei professionisti sanitari.<br />
Stefano Zappalà: “Presto<br />
in Parlamento una norma<br />
per dare piena attuazione<br />
alla legge sugli Ordini”<br />
Quali sono gli ostacoli più difficili da superare per realizzare<br />
questa riforma?<br />
Una riforma degli Ordini e dei Collegi è attesa da questo<br />
Paese da oltre cinquant’anni. Ormai è indispensabile per<br />
riallineare il sistema con le varie direttive europee, emanate<br />
negli ultimi tempi.<br />
Poi c’è una seconda questione che riguarda le nuove professioni,<br />
tra le quali quelle sanitarie, nate con i diplomi universitari,<br />
successivamente trasformati in lauree triennali.<br />
Una revisione del sistema, sia degli Ordini che delle professioni<br />
non regolamentate, deve partire dalle competenze<br />
specifiche. Occorre, cioè, definire nel dettaglio “chi può fare<br />
cosa” per ogni professione, così come è stato già fatto<br />
in Europa.<br />
Insomma, la strada l’ha già indicata l’Unione europea…<br />
La direttiva europea n. 36 del 2005, per la prima volta, ha<br />
individuato sia le libere professioni che le professioni regolamentate.<br />
Quest’ultime, poi, non possono essere liberalizzate<br />
alla luce delle loro specificità e per l’impatto che hanno<br />
sui cittadini. La stessa direttiva, poi, ha definito una serie<br />
di paletti imprescindibili per individuare le varie professioni<br />
regolamentate.<br />
Il primo è rappresentato dai titoli culturali iniziali, ossia la<br />
qualifica di partenza, mentre il secondo elemento essenziale<br />
rimanda alla formazione professionale e, poi, alla formazione<br />
continua necessaria per svolgere al meglio il proprio<br />
lavoro, soprattutto a tutela dei cittadini, e che permette<br />
l’accesso alla professione.<br />
Infine lo schema è completato dall’individuazione dei soggetti<br />
che devono autorizzare e controllare che quanto previsto<br />
dalla disciplina sia osservato da tutti i professionisti.<br />
Alla luce di tutto questo, io ho una mia idea sulle ventidue<br />
professioni sanitarie esistenti in Italia. Sicuramente occorre<br />
che la riforma le armonizzi con l’attività espletata dai<br />
medici, evitando che vi siano reciproche invasioni di campo.<br />
Però è anche indispensabile che la formazione universitaria<br />
si adegui a quanto è già successo sul fronte degli<br />
ilPodologoinmedicina
ordinamenti professionali a livello europeo. Le lauree triennali<br />
delle professioni sanitarie devono realmente rappresentare<br />
una parte di un percorso formativo che, nella misura<br />
in cui viene completato, permetta l’attività medica. È<br />
impensabile che ad un podologo venga impedito, con altri<br />
due o tre anni di studi, di laurearsi in medicina ed esercitare<br />
la professione di medico.<br />
Per quale ragione ritiene ancora valido il sistema ordinistico?<br />
Ci sono esponenti importanti delle istituzioni,<br />
come il presidente dell’Autorità garante della concorrenza,<br />
Antonio Catricalà, che ritengono, invece, che<br />
“azzerare” gli Ordini professionali potrebbe dare dei<br />
benefici all’economia del Paese.<br />
Chi vuole cancellare gli Ordini in Italia basandosi sulle leggi<br />
europee dovrebbe studiarsi meglio la normativa: eviterebbe,<br />
così, di fare affermazioni meno improprie.<br />
La direttiva europea sulle liberalizzazioni n.123 del 2006,<br />
la “Bolkestein”, a cui fa riferimento spesso Catricalà, all’articolo<br />
3 prevede che le professioni regolamentate, individuate<br />
dalla direttiva 23/2005, non possono essere liberalizzate.<br />
Lo ripeto, a tutela dei cittadini, che si rivolgono ad<br />
un professionista sanitario, deve esserci un soggetto pubblico<br />
che abbia il compito di controllare e verificare che lo<br />
stesso professionista sia in possesso di una qualifica di<br />
partenza, abbia svolto un percorso formativo adeguato e<br />
che si aggiorni continuamente. E questo soggetto non può<br />
che essere lo Stato centrale. Possiamo decidere che questa<br />
verifica, poi, assuma la forma di un esame di Stato o di<br />
una prova diversa, così come lo strumento di controllo può<br />
essere un Ordine oppure un Collegio, ma l’importante è<br />
che lo Stato si assuma la responsabilità di controllare che<br />
una persona abbia tutti i requisiti previsti dalla legge per<br />
esercitare un’attività che è di grande impatto sulle vite dei<br />
cittadini.<br />
Lei, in passato, ha più volte richiamato l’attenzione delle<br />
professioni a creare una piattaforma comune per definire,<br />
a livello europeo, i profili delle varie professioni al<br />
fine di facilitare la circolazione dei lavoratori sul territorio<br />
continentale. Non le sembra che le professioni italiane<br />
su questo fronte siano poco sensibili?<br />
La direttiva 36/2005 è entrata in vigore in Italia nel 2007,<br />
e il Governo dell’epoca ha fatto di tutto per evitare di recepirla<br />
correttamente. Oggi il quadro è un po’ più chiaro. La<br />
direttiva prevede già al suo interno otto professioni delle<br />
quali sono chiare e definite le qualifiche, i percorsi formativi<br />
e le attività che devono svolgere (ndr avvocati, ingegneri,<br />
ecc.). Le piattaforme comuni servono per armonizzare le<br />
altre professioni regolamentate che, con il tempo, saranno<br />
in grado di organizzarsi. Certo il percorso non è facile.<br />
Occorre studiarsi la legislazione vigente che regola quella<br />
specifica professione nei ventisette paesi membri<br />
dell’Unione; metterne insieme diciotto che presentano pro-<br />
ilPodologoinmedicina<br />
i personaggi<br />
fili già armonizzati, tra loro coerenti, e con elevati standard<br />
qualitativi; proporre ipotesi di vario tipo. Però la sfida è importante<br />
è bisogna accettarla fino in fondo per ottenere dei<br />
risultati importanti per tutti i vari professionisti sanitari.<br />
Onorevole, ora una domanda un po’ provocatoria: è<br />
più facile fare riforme in Europa o in Italia?<br />
Sicuramente in Europa. È più facile lavorare al futuro di un<br />
soggetto istituzionale e politico che ha solo cinquant’anni<br />
di storia, che cercare di cambiare dall’interno delle singole<br />
comunità nazionali, certamente più piccole, ma portatrici<br />
di esperienze e retaggi vecchi di oltre duemila anni e,<br />
dunque, più difficili da superare. ■<br />
Celebrata a Parigi la giornata<br />
europea della Podoiatria<br />
L o<br />
scorso 27 marzo si è svolta a Parigi, organizzata dalla Fip,<br />
la Federazione internazionale di podologia, la Giornata europea<br />
della Podoiatria. Nell’occasione, a rappresentare la podologia<br />
italiana è stato delegato il vicepresidente dell’Aip, Arcangelo<br />
Marseglia.<br />
L’incontro aveva lo scopo di fare il punto della situazione della podologia<br />
a livello dei paesi aderenti all’Unione europea. È stato così<br />
delineato un quadro che vede i paesi mediterranei all’avanguardia<br />
per ciò che riguarda la preparazione universitaria necessaria<br />
all’accesso alla professione.<br />
Infatti, sia il Portogallo, dove da anni l’università prevede il rilascio<br />
di una laurea in podologia, che la Spagna, dove tra un anno inizieranno<br />
i nuovi corsi di laurea quadriennali, che sostituiranno i<br />
vecchi diplomi triennali, possono vantare un sistema formativo<br />
che consente ai professionisti di svolgere un’ampia gamma di attività<br />
di cura, comprese l’anestesia e gli interventi chirurgici relativi<br />
a determinate patologie podaliche.<br />
In Spagna, inoltre, la laurea quadriennale permetterà ai podologi<br />
di proseguire gli studi e di accedere ai master e ai dottorati e,<br />
dunque di sviluppare interessanti filoni di ricerca scientifica sulle<br />
patologie del piede e sui trattamenti.<br />
Una disamina che ha collocato l’Italia in una posizione “medio-alta”,<br />
considerando che in Lussemburgo, ad esempio, la figura del<br />
podologo è vista ancora come quella del chiropodista, così come<br />
in Romania e Norvegia. Se l’obiettivo, però, è di migliorare, la strada<br />
che la professione nel nostro paese deve intraprendere è quella<br />
della nascita di cliniche universitarie di podologia, veri centri di<br />
eccellenza della cura del piede, dove far crescere la cultura della<br />
scienza e della ricerca.<br />
L’esempio della Spagna, dove recentemente un Decreto ha reso<br />
obbligatoria la figura del podologo nei centri di diabetologia, è<br />
chiaro: dimostrare di ottenere risultati nelle cure e nei trattamenti,<br />
attraverso la ricerca e la divulgazione scientifica, per ottenere<br />
un riconoscimento da parte della comunità medica e delle istituzioni<br />
sanitarie. ■<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
17
Micosi del piede?<br />
1<br />
1 CC<br />
sola applicazione,<br />
volta soltanto.<br />
Per liberare i tuoi piedi<br />
dalle micosi.<br />
È un medicinale indicato solo per adulti. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 27/5/2008.<br />
10080041000
Per l’esperto, componente della seconda sezione del Consiglio Superiore<br />
di Sanità, la podologia dovrebbe essere valorizzata dal Sistema sanitario<br />
nazionale anche alla luce di un crescente numero di pazienti affetti dalle<br />
complicanze e a rischio di piede diabetico.<br />
Alberto Spanò: “Il Congresso<br />
specchio di una professione<br />
che guarda al futuro”<br />
Tra gli ospiti, che hanno partecipato in qualità di osservatori<br />
al XXIV Congresso nazionale di podologia,<br />
era presente anche il prof. Alberto Spanò, componente<br />
del Consiglio Superiore di Sanità, organo consultivo<br />
tecnico-scientifico del Ministro del Lavoro, della Salute e<br />
della Previdenza sociale. Spanò fa parte della seconda sezione<br />
del Consiglio, la quale si occupa, tra l’altro, dei problemi<br />
delle professioni sanitarie, della loro formazione e attribuzione<br />
di competenze.<br />
Abbiamo colto l’occasione per un breve colloquio sui temi<br />
che riguardano la valorizzazione della podologia all’interno<br />
del Sistema sanitario nazionale e la definizione del nuovo<br />
profilo professionale.<br />
Dal suo osservatorio, in qualità di componente del<br />
Consiglio Superiore, può farci una “diagnosi” sullo stato<br />
di salute della sanità italiana?<br />
Nonostante i problemi che si stanno attualmente affrontando,<br />
soprattutto sul fronte del contenimento della crescente<br />
spesa da parte delle Regioni, si può affermare che il modello<br />
di sanità pubblica italiano rimane tra i migliori al mondo.<br />
Certamente siano in una fase molto delicata, in cui si<br />
stanno attuando tutte quelle misure necessarie per completare<br />
il passaggio delle competenze in materia di organizzazione<br />
dei servizi sanitari dallo Stato centrale alle<br />
Regioni, ormai in fase di avanzata attuazione.<br />
Quali sono secondo lei gli interventi che, prioritariamente,<br />
Governo e Regioni dovrebbero attuare per migliorare<br />
il sistema sanitario?<br />
Sicuramente quello del risanamento dei bilanci delle<br />
Regioni che hanno un forte disavanzo nel settore sanitario.<br />
Una situazione che sta mettendo a dura prova la tenuta del<br />
sistema sanitario nazionale.<br />
In alcune realtà dell’Italia si tratta di ridurre drasticamente<br />
i disavanzi di una gestione in passato tenuta poco sotto<br />
controllo e, allo stesso tempo, occorre anche qualificare la<br />
spesa sanitaria.<br />
In altre Regioni, invece, sarebbe sufficiente riorganizzare i<br />
servizi per ottenere migliori risultati senza operare tagli sugli<br />
investimenti pubblici.<br />
ilPodologoinmedicina<br />
i personaggi<br />
Quale dovrebbe essere il ruolo della podologia nell’attuale<br />
sistema sanitario?<br />
Il ruolo della podologia oggi è certamente sottostimato nel<br />
panorama delle professioni sanitarie. Ha delle peculiarità<br />
che rendono le sue prestazioni particolarmente importanti<br />
per l’impatto che hanno sul piano sociale e sanitario. Basta<br />
solo guardare all’attività che svolge nei trattamenti di patologie<br />
che rendono difficile la deambulazione delle persone<br />
anziane o, ancor di più, nelle cure del piede diabetico.<br />
Se consideriamo che il diabete è una malattia in forte crescita<br />
nella popolazione italiana, tutte le figure sanitarie che<br />
operano per prevenire le complicanze di questa patologia,<br />
come il podologo, sono da valorizzare e rafforzare all’interno<br />
del sistema.<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Giuseppe Raffa<br />
Coordinatore<br />
editoriale<br />
21
22<br />
i personaggi<br />
Anche in considerazione del progressivo invecchiamento<br />
della popolazione italiana, come potrebbe essere<br />
valorizzata la podologa nel nostro paese?<br />
La capacità del podologo di lavorare in forma integrata con<br />
medici di famiglia e specialisti, come già avviene in alcune<br />
realtà, fa individuare nell’equipe multidisciplinare lo strumento<br />
più concreto per sfruttare le potenzialità della podologia<br />
all’interno del Sistema sanitario nazionale.<br />
Si tratta di identificare bene le competenze del podologo, anche<br />
in prospettiva di un innalzamento del livello della formazione<br />
universitaria, ed inserirle armonicamente nel rapporto<br />
con le figure mediche. D’altronde l’attività del podologo è<br />
ben distinta da quelle dei medici e degli specialisti, non c’è<br />
insomma un pericolo di sovrapposizione di competenze.<br />
Questo è certamente un elemento che favorisce la vostra<br />
professione, rispetto ad altre che rischiano di entrare in conflitto<br />
con i medici, nell’ottica di costruire un sistema equilibrato<br />
ed efficiente.<br />
Come giudica il livello della formazione professionale<br />
della podologia?<br />
La qualità della formazione universitaria nei corsi di laurea in<br />
podologia è certamente qualificata, anche grazie allo sforzo<br />
profuso in questi anni dall’Associazione italiana podologi.<br />
Congresso e Comunicazione<br />
A bbiamo<br />
mass media<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Andrebbe verificata la compatibilità del numero dei corsi attivati<br />
dai vari atenei, forse un po’ troppi, rispetto al fabbisogno<br />
di professionisti sul territorio. Certamente va evitato il rischio<br />
di assorbire il corso del podologo con altri insegnamenti,<br />
destinati ad altri professionisti, perché ciò snaturerebbe<br />
le competenze della vostra figura professionale.<br />
Quali possibilità ci sono di riuscire a rendere più moderno<br />
il profilo professionale del podologo, soprattutto<br />
alla luce di una formazione professionale universitaria<br />
che trasferisce competenze molto più ampie di quelle<br />
previste oltre vent’anni fa?<br />
Sui profili professionali si sta lavorando e l’Associazione ha<br />
fatto delle proposte migliorative che sono già da tempo al<br />
vaglio del Ministero. Ma credo che sia importante, in questo<br />
momento, concentrare gli sforzi per far entrare anche un numero<br />
calibrato di prestazione podologiche, come quelle destinate<br />
ai pazienti diabetici, tra quelle che sono erogate dal<br />
Sistema sanitario nazionale.<br />
Cosa ne pensa di questo Congresso?<br />
Intenso, qualificato negli interventi e molto ben preparato.<br />
Anche questo è lo specchio della crescita di una professione<br />
che cammina in avanti e progredisce costantemente. ■<br />
Benedetto Leone<br />
già sottolineato il grande successo, unanimemente riconosciuto,<br />
riscosso dal XXIV Congresso Nazionale. Abbiamo anche<br />
indicato quali fattori abbiano contribuito a fare del ventiquattresimo<br />
uno dei congressi di maggior interesse sia in termini di preparazione<br />
dei relatori, sia in termini di temi scientifici affrontati.<br />
Vogliamo ora far rilevare l’interesse dimostrato dalla stampa che ha<br />
seguito il nostro evento dedicandogli spazi importanti, come mai in<br />
precedenza verificatosi.<br />
Innanzitutto il Tg3 delle Marche: venerdì 24 alle ore 13.00 ha trasmesso<br />
un bel servizio sul congresso, con il quale è stato evidenziato l’importante<br />
ruolo che rivestono i podologi nel sistema sanitario italiano. Il<br />
Messaggero, Il Resto del Carlino, Il Corriere Adriatico, hanno poi dedicato<br />
ampi servizi al nostro evento.<br />
Anche l’agenzia ADN-KRONOS ha diffuso una bella intervista al Presidente Montesi nella vigilia dell’impegno congressuale.<br />
Riportiamo nella pagina accanto i principali articoli, non senza proporre due considerazioni. La prima è contingente all’evento: il<br />
Congresso Aip è stato sempre definito come il più importante tra le iniziative di formazione dedicate ai podologi. Ebbene, l’interesse<br />
che la stampa gli ha dedicato conferma, se ce ne fosse bisogno, l’attenzione che l’opinione pubblica gli riserva.<br />
La seconda è di ordine generale: più volte nei nostri ambienti, si è individuata la comunicazione come uno dei principali fattori che<br />
contribuiscono alla crescita della professione, al pari della formazione.<br />
Senza falsa modestia, possiamo a buon diritto vantarci di aver organizzato e avviato “in casa” una macchina complessa che altri,<br />
tutti gli altri, affidano a società esterne. Ma anche di aver saputo tessere, pur nella scarsezza di risorse, una fitta rete di iniziative<br />
volta a coinvolgere i media nazionali e locali. E con successo! ■ B.L.<br />
ilPodologoinmedicina
Marche domani<br />
Pesaro - 22 aprile 2009<br />
Il Resto del Carlino<br />
Pesaro - 22 aprile 2009<br />
Il Resto del Carlino<br />
Pesaro - 25 aprile 2009<br />
Il Messaggero<br />
Pesaro - 22 aprile 2009<br />
ilPodologoinmedicina<br />
Corriere Adriatico<br />
Pesaro - 22 aprile 2009<br />
Il Messaggero<br />
Pesaro - 24 aprile 2009<br />
Corriere Adriatico<br />
Pesaro - 25 aprile 2009<br />
mass media<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Corriere Adriatico<br />
Pesaro - 24 aprile 2009<br />
23
L’Assemblea dei soci, tenuta nel giorno inaugurale del Congresso<br />
di Pesaro, ha deliberato su una serie di iniziative che richiedono<br />
una maggiore responsabilizzazione da parte di chi sceglie di aderire<br />
all’Aip. E, intanto, l’iscrizione al registro delle persone giuridiche<br />
dell’Associazione ha dato il via libera all’elezione dei delegati regionali.<br />
Il riconoscimento giuridico<br />
impone un grande salto di qualità<br />
C<br />
ome da tradizione, le giornate<br />
del Congresso nazionale di<br />
podologia hanno ospitato l’As -<br />
semblea generale dei soci Aip, permettendo<br />
così una partecipazione più ampia<br />
possibile ad uno dei momenti più<br />
importanti per la vita dell’Associazione.<br />
Sul palco, nel tardo pomeriggio del<br />
primo giorno dell’assise, sono saliti<br />
tutti i componenti del Direttivo e a sintetizzare<br />
il resoconto dell’attività associativa<br />
ci ha pensato il presidente,<br />
Mauro Montesi.<br />
“Il 2008 - ha detto Montesi - è stato un<br />
anno difficile, iniziato male già con il<br />
blocco della riforma degli Ordini e degli<br />
Albi delle nuove professioni sanitarie.<br />
Ma il 2009 non sarà certamente da<br />
meno. Dobbiamo lavorare con più forza<br />
e determinazione per difendere ciò che<br />
è stato faticosamente conquistato nel tempo”.<br />
“Ho sempre detto - continua Montesi - che la politica o la<br />
fai o la subisci. E il progetto che è balenato in testa a qualcuno<br />
di unificare i percorsi universitari dei podologi e dei<br />
tecnici ortopedici è il classico esempio di quanto predico<br />
ormai da anni. I podologi devono attivarsi, fare politica, su<br />
tutti i fronti preservare il proprio modello formativo, evitando<br />
disastrosi “matrimoni” con altre professioni. Lo ribadiamo<br />
con forza: la podologia italiana ha competenze e caratteristiche<br />
professionale nettamente distinte da altre categorie<br />
e riconosciute da tutto il mondo della sanità italiana.<br />
Ci batteremo contro tutte le ipotesi che ci riporterebbero<br />
solo indietro nel tempo”.<br />
L’Assemblea ha poi ascoltato la relazione del presidente<br />
del Collegio dei Revisori dei conti, Fabio Bascherini, ed approvato<br />
il Bilancio 2008.<br />
Montesi ha anche annunciato l’imminente cambio di sede<br />
dell’Associazione, la quale si sposterà, nei primi giorni del<br />
mese di maggio, nella nuova e funzionale struttura di via<br />
Francesco Tovaglieri n.17, dove è già operativo al numero<br />
19 l’Istituto Podologico Italiano.<br />
ilPodologoinmedicina<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
Si è poi provveduto al rinnovo di parte delle cariche sociali<br />
scadute. Il nuovo Collegio dei Probiviri sarà formato da<br />
Stefano Mella, Katia Filippi e Isabella Bianco, con l’aggiunta<br />
dei supplenti: Carlo Bruziches e Gerardo Russo. Il<br />
Collegio dei Revisori dei Conti, invece, sarà composto da<br />
Valentina Mancini, Francesco Picarazzi e Antonietta<br />
Meloni, con i supplenti Ferruccio Montesi e Emanuela<br />
Secoli.<br />
Dopo le elezioni dei Collegi, Montesi ha approfondito il tema<br />
del riconoscimento giuridico ottenuto dall’Associa -<br />
zione, comunicato dalla Prefettura di Roma qualche giorno<br />
prima dell’apertura dei lavori congressuali. L’ennesimo<br />
grande risultato, ottenuto grazie al lavoro paziente dei vertici<br />
dell’Aip, che renderà più forte ed autonoma<br />
l’Associazione - l’unica ad aver ottenuto questo traguardo<br />
nel mondo podologico - la quale potrà così acquisire beni<br />
immobili, anche a titolo gratuito, accettare donazioni attraverso<br />
per esempio il 5 per mille che proviene dal pagamento<br />
dell’Irpef e, non ultimo, fruire di agevolazioni fiscali.<br />
Un passo, questo, che deve ancor di più responsabilizzare<br />
tutti i soci. Infatti, tra le condizioni per ottenere l’iscri-<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Giuseppe Raffa<br />
Coordinatore<br />
editoriale<br />
25
26<br />
congresso <strong>AIP</strong><br />
zione al Registro delle persone giuridiche è stato necessario,<br />
da parte dell’Assemblea, individuare un delegato<br />
per ogni regione, il quale avrà il compito di rappresentare<br />
l’Asso ciazione e la categoria nei vari tavoli istituzionali,<br />
sia sul fronte sanitario che su quello formativo ed universitario.<br />
Questo l’elenco dei delegati: Caterina Vajani (Lombardia);<br />
Marco Piacentini (Veneto); Antonio D‘Amico (Piemonte);<br />
Stefania Nicoletti (Marche); Marco Cicognani (Friuli Venezia<br />
Giulia); Oscar Unterfrauner (Trentino Alto Adige); Fabio<br />
Moro (Liguria); Simona Biagioni (Toscana); Roberto<br />
Capolunghi (Umbria); Salvatore Tizzanino (Campania);<br />
Francesco Armenise (Puglia); Maurizio Contorto (Calabria);<br />
Arturo Croce (Sicilia); Gianfranca Davoli (Sardegna);<br />
Antonietta Meloni (Lazio); Stefano Persia (Abruzzo).<br />
La personalità giuridica ottenuta dall’Aip ha imposta anche<br />
alcune modifiche statutarie. Sono state approvate, infatti,<br />
la possibilità di far indire un’Assemblea quando è richiesta<br />
da almeno un decimo dei soci e, altra novità, l’eventuale<br />
<strong>AIP</strong><br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
espulsione di un aderente deve essere approvata dalla riunione<br />
generale dei soci e non più dal Direttivo.<br />
L’Assemblea ha anche approvato l’imposizione di una mora<br />
in caso di ritardato pagamento della quota sociale e, novità<br />
importante, il Direttivo potrà sanzionare con l’espulsione<br />
del socio dalla sezione del sito Aip, in cui sono riportati<br />
gli studi podologici italiani, nel caso in cui nella sua struttura<br />
collaborassero podologi non iscritti all’Associazione.<br />
Una sorta di deterrente per impedire che notizie, dati e documenti<br />
prodotti dall’Associazione e riservati ai soli iscritti<br />
possano essere “intercettati” da qualche collaboratore poco<br />
corretto e diffusi liberamente.<br />
Infine, l’Assemblea ha deciso di individuare nel 28 maggio<br />
la giornata dedicata alle visite gratuite in occasione<br />
delle manifestazioni legate al “Mese della prevenzione<br />
mondiale della salute del piede”. I podologi che vorranno<br />
aderire all’iniziativa possono contattare la segreteria<br />
dell’Aip che si attiverà per pubblicare sul sito internet<br />
l’elenco degli studi. ■<br />
Difendere la dignità della professione non è cosa da tutti<br />
Dopo l’intervento dell’Aip sulla vicenda, è cambiata la sede degli esami di pratica<br />
del corso di laurea organizzato dall’Università di Tor Vergata.<br />
V ogliamo<br />
richiamare l’attenzione dei podologi italiani su una vicenda che è emblematica su come può, o meglio deve,<br />
essere difesa la dignità della professione podologica in questo paese. E, soprattutto, ci dice molto su quei personaggi<br />
che si propongono come leader di gruppetti di podologi, ma che non sanno andare oltre all’uso furbesco di qualche<br />
specchietto per le allodole.<br />
Ma andiamo ai fatti. Lo scorso mese di marzo si sono tenuti gli esami di pratica del corso di laurea organizzato presso<br />
l’Ateneo romano di Tor Vergata. A differenza di sei mesi fa le condizioni logistiche in cui si sono tenute le prove universitarie<br />
erano nettamente migliori.<br />
Infatti, in quest’occasione l’Università di Tor Vergata si è appoggiata ad un struttura pubblica, ossia al Centro socio-sanitario<br />
“Edmondo De Amicis” di Zagarolo, di proprietà dell’Asl Roma G.<br />
Una situazione molto diversa rispetto a ciò che hanno vissuto i ragazzi che hanno fatto gli esami nel 2008, quando sono<br />
stati costretti a vivere un giorno importantissimo per la propria vita formativa e professionale in una palestra privata,<br />
adibita a centro fisioterapico, che poco ha a che vedere con la podologia.<br />
Un fatto denunciato dall’Associazione italiana podologi al Preside della facoltà di medicina dell’Università Tor Vergata, il<br />
quale ha provveduto a ridare dignità ad un momento di straordinaria valore per chi conquista un grande risultato come<br />
una laurea. Ma a difendere il decoro della professione e delle istituzioni universitarie si è mossa, come sempre, l’Aip in<br />
solitudine. Gli altri erano troppo impegnati ad organizzare tour e congressi “rilassanti” per accorgersi in quanti modi si<br />
può mancare di rispetto alla podologia. ■<br />
L’<br />
In ricordo di Vittorio Berardi<br />
anno scorso veniva a mancare Vittorio Berardi, collega dalle grandi qualità umane e morali, professionista di immenso<br />
valore e tra i “padri fondatori” dell’Aip, a cui ha dedicato energie e determinazione per far raggiungere alla<br />
podologia italiana gli attuali traguardi.<br />
Il suo ricordo non può che rafforzare l’impegno di tutti noi a far crescere sempre di più questa professione, così come<br />
voleva anche lui. Caro Vittorio, ci manchi tanto. ■<br />
ilPodologoinmedicina
1998, il XIII Congresso Aip<br />
celebra Rita Levi Montalcini<br />
Dall’archivio fotografico dell’Associazione siamo andati a ripescare le immagini del<br />
XIII Congresso, svolto all’epoca a Montecatini Terme.<br />
Siamo nel 1998 e la podologia<br />
italiana ha raggiunto da qualche<br />
anno il traguardo del diploma<br />
universitario per la formazione<br />
professionale e guarda al futuro<br />
con grande fiducia avendo come<br />
punto di riferimento i modelli dei<br />
paesi europei più evoluti nel settore.<br />
In quell’evento, ricco di interventi e<br />
relazioni di livello internazionale, era<br />
presente un personaggio che ha<br />
dato grandissimo lustro all’Italia per<br />
il suo intenso e straordinario lavoro<br />
scientifico. Un premio Nobel per la<br />
medicina, nel 1986, ma anche una<br />
grande amica della podologia<br />
italiana: Rita Levi Montalcini.<br />
La ricercatrice intervenne nell’occasione<br />
ringraziando Mauro Montesi e tutti i<br />
podologi per il loro impegno finalizzato ad<br />
assicurare una migliore qualità della vita dei<br />
cittadini, soprattutto anziani. Parole d’affetto<br />
che fecero breccia nel cuore del presidente<br />
dell’Aip.<br />
Un’esperienza<br />
indimenticabile per i tanti<br />
giovani presenti allora a<br />
Montecatini che ebbero<br />
l’occasione di incontrare uno<br />
degli scienziati più importanti<br />
a livello mondiale e che<br />
proprio in questi giorni ha<br />
festeggiato il suo centesimo<br />
compleannoi.<br />
Le foto che pubblichiamo<br />
ritraggono il presidente<br />
Mauro Montesi nel momento<br />
in cui consegna una targa<br />
ricordo alla Montalcini e<br />
durante l’intervento della stessa davanti alla platea del XIII Congresso.<br />
Infine un’immagine della Montalcini insieme ad un folto gruppo di giovani podologi. ■<br />
ilPodologoinmedicina<br />
l’archivio racconta<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
27
Giuseppe Raffa<br />
Coordinatore<br />
editoriale<br />
28<br />
parlano i podologi<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Nell’intervista a Antonio D’Amico, podologo torinese di grande esperienza<br />
e, per diversi anni, vicepresidente dell’Aip, ricordi e aneddoti sulla storia<br />
dell’Associazione e sui primi passi della podologia. Ma anche un esortazione<br />
ai giovani colleghi “partecipate alla vita associativa, assemblee, convegni,<br />
congressi, corsi di aggiornamento, portale, circolari. L’isolamento è sterile”.<br />
I riflettori di questa rubrica puntano su uno dei protagonisti<br />
del XXIV Congresso nazionale, podologo torinese di grande<br />
esperienza, attualmente nel Direttivo Aip e, per diversi anni,<br />
vicepresidente. Il microfono, dunque, ad Antonio D’Amico.<br />
Antonio D’amico con le sue collaboratrici<br />
Cosa l’ha spinta a fare il podologo?<br />
Alla base, lo dico scherzosamente ma non troppo, potrebbe<br />
esserci una sorta di vocazione occulta, se è vero, come<br />
ricorda mia madre, che fin da piccolo disegnavo piedi. In<br />
seguito anche proseguendo negli studi scientifici, il piede<br />
rimase al centro della mia attenzione, forse per l’implicazione<br />
con l’affascinante tema dell’evoluzione dell’uomo.<br />
L’occasione, poi, è arrivata casualmente: la necessità di reperire<br />
un operatore che si occupasse del piede di mio padre,<br />
mi condusse a informarmi sull’argomento, aprendomi<br />
così le porte di un mondo a me sconosciuto. Mio padre non<br />
trovò un podologo, ma la mia vita cambiò. L’associazione<br />
che mi diede maggiori garanzie fu appunto l’Aip.<br />
Ciò che mi convinse era il fatto che gestiva una scuola<br />
triennale (le altre associazioni organizzavano solo corsi semestrali<br />
con presa d’atto regionale) e, in modo particolare,<br />
il fatto che, pur non indicando scadenze immediate, si pro-<br />
Alla podologia serve unità<br />
e compattezza e siamo noi che<br />
dobbiamo illuminare la politica<br />
poneva l’obiettivo di far riconoscere la podologia come disciplina<br />
sanitaria. Si trattò di una scelta di vita, in quanto<br />
dovetti lasciare la mia città e la mia famiglia e anche un<br />
oneroso ed azzardato investimento per il futuro, considerando<br />
che non ero più giovanissimo.<br />
Che titolo ha conseguito, quando e in quale struttura?<br />
E che corsi post-laurea ha frequentato?<br />
Mi sono diplomato presso la scuola regionale di podologia<br />
di Roma gestita dall’Aip e poi ho convertito il titolo in laurea<br />
triennale di primo livello presso l’Università “La<br />
Sapienza” di Roma nel 2002.<br />
Cosa le è rimasto dentro di quel periodo?<br />
Gli aneddoti da raccontare sarebbero moltissimi. Ricordo il<br />
mio arrivo a Roma. La prima impressione non fu favorevole,<br />
in quanto la scuola di via Tuscolana era angusta, in pratica<br />
un appartamento ad uso ufficio situato al primo piano,<br />
e ciò fa capire quali passi siano stati fatti negli ultimi anni.<br />
La prima persona che incontrai, oltre alla segretaria, fu<br />
l’avvocato Vinicio Andreozzi, dal portamento risorgimentale;<br />
dopo alcuni minuti entrò un uomo corpulento che si mise<br />
alla scrivania: quasi subito lo vidi con un panino in bocca,<br />
la cornetta del telefono all’orecchio, che firmava alcuni<br />
documenti e contemporaneamente dava istruzioni. Rimasi<br />
un po’ sconcertato, ma calmo. Era il presidente Montesi.<br />
Dato che la vita associativa mi prese subito, pur essendo<br />
ancora studente, l’anno successivo mi trovai anch’io con<br />
un panino in bocca, la cornetta del telefono all’orecchio,<br />
che scrivevo e, contemporaneamente, davo istruzioni.<br />
Altri ricordi più che aneddoti mi consentono di ricordare e<br />
commemorare due persone che sono scomparse recentemente,<br />
Lino De Angelis e Vittorio Berardi. Lino De Angelis<br />
(Nico per gli amici) era mio compagno di banco ed era molto<br />
più anziano di tutti noi e la sua fu una sfida: veramente<br />
appassionato, non fu facile per lui riprendere i libri in mano,<br />
ma con tenacia riuscì a farcela e intraprese poi fino alla<br />
fine l’attività di podologo. Insieme a me e ad altri due<br />
compagni di corso Luca Rizzi e Leo Moretto, fondò un gior-<br />
ilPodologoinmedicina
naletto che fotocopiavamo e distribuivano all’interno della<br />
scuola con il titolo “La sgorbia”, che goliardicamente (vignette,<br />
battute) ma anche seriosamente (articoli), si occupava<br />
di problemi didattici e podologici. Quando il primo numero<br />
arrivò nelle mani del presidente, si udì il frastuono di un<br />
pugno sul tavolo della scrivania della segreteria: ma fu un<br />
pugno di entusiasmo, in quanto l’iniziativa venne considerata<br />
come un segno di vitalità. L’anno seguente io e Nico fummo<br />
chiamati ad occuparci della rivista associativa “Il<br />
Podologo” che passò da quadrimestrale a bimestrale, assumendo<br />
una nuova veste grafica.<br />
La scuola doveva durare tre anni e sarei dovuto rientrare a<br />
Torino, rimasi invece a Roma per altri otto anni e sempre<br />
con Nico rimasi a lavorare presso l’Istituto Podologico<br />
Italiano. Furono anni molto importanti, formativi, ricchi di<br />
esperienze: insegnai presso la scuola che disponeva finalmente<br />
di una bella sede presso la nuova struttura in via dei<br />
Berio, rappresentai l’associazione alla FIP e presso altre<br />
Istituzioni locali e nazionali, tenni vari relazioni ai congressi<br />
dell’Aip e due relazioni ai congressi internazionali della<br />
FIP a Saragozza e Londra.<br />
Un ricordo molto lieto è legato agli incontri del giovedì sera<br />
presso la vecchia sede di via Tuscolana, dove si svolgeva<br />
la settimanale riunione associativa: tutti coloro ricoprivano<br />
un incarico o semplicemente chi voleva passare per<br />
avere notizie o informazioni erano certi che il giovedì, immancabilmente,<br />
si facevano le ore piccole. Era proprio in<br />
queste circostanze che ho potuto apprezzare la semplicità<br />
e l’umanità di Vittorio Berardi; egli, in modo particolare, si<br />
occupava dell’organizzazione del progetto dell’assistenza<br />
domiciliare che vedeva i podologi dell’Aip impegnati in una<br />
convenzione con il comune di Roma.<br />
Vittorio, che era stato mio insegnante e di cui mai potrò dimenticare<br />
la perizia podologica, era allora il vicepresidente<br />
dell’Aip. Fu con un certo imbarazzo che ne presi il testimone<br />
nel 1993, ma fu lui a dirmi che i tempi stavano<br />
cambiando e che l’associazione aveva bisogno di<br />
forze nuove. Anche per questo non potrò mai scordarlo.<br />
È stato docente in podologia. Cosa ci può raccontare<br />
di quell’esperienza?<br />
Come insegnate di podologia, la mia esperienza è<br />
soprattutto legata alla scuola regionale di Roma e<br />
in parte a quella di Napoli, poi miseramente naufragata<br />
(anche quella comunque fu un’esperienza eccezionale<br />
sul piano umano).<br />
La docenza del corso di laurea è stata più breve, anche<br />
perché risiedevo già a Torino ed accollarsi il<br />
viaggio a Roma diveniva oneroso. Io ho vissuto,<br />
quindi, la fase di transizione tra le due realtà formative<br />
e da questo punto di vista, proprio perché alle<br />
battute iniziali, le differenze non erano significative<br />
sul piano didattico, ma lo erano dal punto di vista<br />
ilPodologoinmedicina<br />
parlano i podologi<br />
simbolico, per ciò che rappresentava il riconoscimento formazione<br />
universitaria per tutto il movimento podologico italiano.<br />
Infatti il tirocinio pratico che si svolgeva nelle scuole regionali,<br />
ma soprattutto quella di Roma che gestiva direttamente<br />
la scuola, era ben organizzato e, a sentire le voci dei<br />
docenti di podologia degli attuali corsi di laurea, ancora oggi<br />
potrebbe essere un modello da seguire. È anche un problema<br />
di costi, certamente: un corso di podologia, proprio<br />
per la specificità della disciplina, richiede un investimento<br />
economico iniziale, ma fino a quando la politica sanitaria<br />
non si renderà conto dell’importanza e delle potenzialità<br />
della nostra professione, sarà difficile anche dare spessore<br />
ai corsi universitari.<br />
Quando ha aperto il suo studio e quali ostacoli ha incontrato?<br />
Credo di aver incontrato gli stessi problemi che hanno dovuto<br />
affrontare anche altri miei colleghi, soprattutto quelli<br />
che hanno intrapreso l’attività lontano dal Lazio. Infatti,<br />
mentre la legge regionale della Regione Lazio bene o male<br />
offriva qualche appiglio normativo, nelle altre regioni la situazione<br />
era veramente difficile: nel mio caso, e mi riferisco<br />
al 1994, si sapeva chi era il podologo, ma non si sapeva chi<br />
dovesse occuparsene dal punto di vista normativo, per cui i<br />
vari Enti Locali si passavano la patata bollente. Alla fine tuttavia,<br />
anche grazie all’esperienza accumulata presso l’Aip a<br />
Roma sono riuscito a superare gli ostacoli.<br />
Che tipo di struttura è il suo studio?<br />
Il mio studio lo definirei normale, non molto sofisticato, arioso<br />
e razionale: sala d’aspetto non piccola, segreteria perfino<br />
troppo grande, una sala visita ampia, una seconda sala<br />
visita meno grande e una sala ortesi sufficientemente funzionale.<br />
È collocato al primo piano di un caseggiato degli<br />
anni ’70, in una zona<br />
periferica di Torino,<br />
comunque ben servita<br />
dai mezzi pubblici<br />
e dotata di par-<br />
Nome: Antonio Aldo<br />
Cognome: D’Amico<br />
Data e luogo di nascita:<br />
9 agosto 1954 - Torino<br />
Sposato e/o figli: Sposato<br />
con due figlie<br />
Iscritto all’Aip dal: 1987<br />
Laurea I livello: 2002<br />
Studio: Corso Sebastopoli<br />
306/2 - Torino<br />
Hobby: filosofia, astronomia,<br />
cinema, sport<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
29
30<br />
parlano i podologi<br />
cheggi. Sono in affitto. A parte l’attrezzatura base in linea<br />
con i requisiti minimi, fino a pochi anni fa disponevo di un<br />
baropodometro che ho abbandonato più che altro per problemi<br />
insorti con la ditta produttrice. Attualmente, dopo 15<br />
anni di attività, sto pensando di rinnovare l’attrezzatura.<br />
Oltre alla segretaria, da qualche anno si è aggiunta una collega<br />
laureatasi presso l’Università di Pisa.<br />
Racconti la sua giornata quotidiana da podologo?<br />
Non è molto diversa da quella dei miei colleghi. La libera<br />
professione è complicata e complessa e oggigiorno se si<br />
lavora onestamente la giornata di un podologo è dura: molte<br />
ore di lavoro a contatto con il pubblico possono essere<br />
sfibranti. Per questo dico sempre che partecipare ai congressi<br />
oltre che un’esigenza di aggiornamento professionale<br />
è anche una boccata di ossigeno.<br />
La sua città e la podologia. Che rapporto c’è con il luogo<br />
dove lavori, con i tuoi pazienti, con i medici di famiglia<br />
e con gli altri professionisti sanitari?<br />
Il quartiere è quello che mi ha visto crescere da bambino,<br />
per cui è stato facile inserire una nuova attività, trovando<br />
l’appoggio di farmacisti e medici di base e gli stessi abitanti<br />
della zona. La migliore pubblicità rimane il passa parola<br />
che si infittisce se sei in grado di soddisfare l’utenza.<br />
Come amo spesso dire, la nostra professione consente un<br />
contatto diretto con i pazienti: li visitiamo, li tocchiamo e,<br />
soprattutto, li ascoltiamo e ciò è importante per conquistare<br />
la loro fiducia. Mi sorprendo ancora nel constatare come<br />
medici, che non conosco personalmente, mi inviino co-<br />
Le lauree in podologia<br />
P ubblichiamo<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
munque dei loro assistiti. A volte - è bene non illudersi - lo<br />
fanno come ultima spiaggia, a volte però sono veramente<br />
convinti delle possibilità che la podologia può offrire e questo<br />
è certamente uno stimolo per non abbattermi.<br />
Cosa chiede all’Aip per migliorare la podologia in Italia?<br />
Dal momento che ho vissuto all’interno dell’Associazione<br />
con ruoli di responsabilità per dodici anni direttamente a<br />
Roma e per altri anni indirettamente da Torino, so quanto mi<br />
ha dato non solo dal punto di vista professionale. Pur sapendo<br />
che l’impegno dell’Associazione non verrà mai meno e,<br />
quindi, miglioramenti ve ne saranno ancora, credo che per<br />
migliorare la podologia in Italia, oltre anche a una dose di<br />
fortuna, occorra soprattutto l’impegno di tutti i podologi, non<br />
sono quelli iscritti alla mia associazione: idee chiare sugli<br />
obiettivi e coerenza nei comportamenti quotidiani. Una categoria<br />
più unità e compatta e un’illuminazione della classe<br />
politica. Ma siamo noi che dobbiamo illuminarla.<br />
Dia dei suggerimenti ai colleghi più giovani che vogliono<br />
intraprendere la sua strada dopo la laurea.<br />
Fare un elenco di consigli mi sembra riduttivo e persino<br />
inelegante. Credo che in realtà ne sia sufficiente uno solo:<br />
partecipare alla vita associativa. Se si sta all’interno di<br />
un’associazione e se questa naturalmente sa operare con<br />
intelligenza per il bene della podologia, tutti gli aspetti della<br />
professione, anche quelli di prospettiva, saranno trattati<br />
nelle sedi e nei momenti opportuni: assemblee, convegni,<br />
congressi, corsi di aggiornamento, portale, circolari.<br />
L’isolamento è sterile. ■<br />
le foto di due gruppi di neolaureati in podologia. La prima è riferita<br />
alle lauree dei giovani studenti che hanno conseguito il titolo lo scorso<br />
2 aprile presso l’Ateneo “Sapienza” di Roma. Questi, nel dettaglio, i nomi con<br />
la relativa votazione: Alessio Papi: (100/110); Marta Bonimelli (110 e Lo -<br />
de/110); Giulia Catellani (104/110); Gloria Chegai (110 e Lode/110); Mi -<br />
chele Versino (102/110); Anna Impieri (110 e Lode/110); Luca Mennini<br />
(100/110).<br />
La seconda immagine, invece, vede il gruppo dei professionisti che, nella<br />
stessa Università romana, hanno convertito il titolo, che avevano conseguito<br />
in passato, nella laurea triennale di primo livello.<br />
Questo l’elenco completo dei podologi: Danilo Angelone; Erasmo<br />
Nocella; Rocco Antonelli; Paola Pazzaglia; Luciano Bianchi; Giovanni<br />
Pepè; Paola Blasetti; Daniela Pucci; Clelia Camilli; Paola Ragni; Antonio<br />
Chegai; Marco Ralli; Massimo Cimichella; Alessandro Russo; Bruno<br />
Cordazzu; Irene Russo; Marco Costantini; Cristiano Sartorelli; Gianfranca Davoli;<br />
Patrizia Soldi; Raffaella Eusebi; Luca Teodori; Giovanni Federici; Salvatore Tizzanino; Anna Giacci; Orietta Tripputi; Paolo Luzzi; Luigi<br />
Ursida; Luigi Michelangeli; Ferruccio Montesi; Orietta Valentini; Fabio Moro; Silvia Vicenzi.<br />
A tutti loro gli auguri dell’Aip per il traguardo raggiunto. ■<br />
ilPodologoinmedicina
Ogni essere vivente deve essere in grado di adattarsi all’ambiente<br />
in cui si trova per sopravvivere e svolgere la propria attività statica<br />
e dinamica. Una funzione così importante non può essere affidata<br />
ad un solo organo o apparato ma richiede una “struttura” complessa.<br />
Gli organi del sistema<br />
tonico posturale<br />
Introduzione<br />
Dal punto di vista motorio, ogni essere vivente deve essere in<br />
grado di adattarsi all’ambiente in cui si trova per sopravvivere<br />
e svolgere la propria attività statica e dinamica.<br />
Tale adattamento richiede la possibilità di cogliere ciò che<br />
succede nell’ambiente stesso e conseguentemente, di assumere<br />
le posizioni più consone alla situazione e alle proprie<br />
esigenze di comportamento. Possiamo definire postura ciascuna<br />
delle posizioni assunte dal corpo, contraddistinta da<br />
particolari rapporti tra i diversi segmenti somatici.<br />
Il concetto di postura, quindi, non si riferisce ad una condizione<br />
statica, rigida e prevalentemente strutturale. Si identifica,<br />
invece, con il concetto più generale di equilibrio inteso come<br />
“ottimizzazione“ del rapporto tra soggetto e ambiente circostante,<br />
cioè quella condizione in cui il soggetto stesso assume<br />
una postura o una serie di posture ideali rispetto alla situazione<br />
ambientale, in quel determinato momento e per i<br />
programmi motori previsti.<br />
Una funzione così importante non può essere affidata ad un solo<br />
organo o apparato ma richiede un intero sistema, che chiameremo<br />
Sistema-Tonico-Posturale (S.T.P.), cioè un insieme di<br />
strutture comunicanti e di processi cui è affidato il compito di:<br />
lottare contro la gravità;<br />
opporsi alle forze esterne;<br />
situarci nello spaio-tempo strutturato che ci circonda;<br />
permettere l’equilibrio nel movimento, guidarlo e rinforzarlo.<br />
Per realizzare questo “exploit” neuro-fisiologico, l’organismo<br />
utilizza differenti risorse:<br />
esterocettori: ci posizionano in rapporto all’ambiente (tatto,<br />
visione, udito);<br />
propriocettori: posizionano le differenti parti del corpo in<br />
rapporto all’insieme, in una posizione prestabilita;<br />
centri superiori: integrano i selettori di strategia, i processi cognitivi<br />
e rielaborano i dati ricevuti dalle due fonti precedenti.<br />
I recettori posturali<br />
Si riconoscono diversi recettori posturali primari con funzione<br />
estero e propriocettiva, i quali sono in grado di informare il<br />
Sistema Nervoso Centrale del loro stato e indurre una risposta<br />
posturale specifica per quel determinato momento, modificando<br />
lo stato delle catene cinematiche muscolari e di conseguenza<br />
gli equilibri osteo-articolari.<br />
ilPodologoinmedicina<br />
medicina<br />
Esterocettori<br />
Questi recettori sensoriali captano le informazioni che provengono<br />
dall’ambiente e le inviano al Sistema-Tonico-Posturale.<br />
Tre sono i recettori universalmente riconosciuti: l’orecchio interno,<br />
l’occhio e la superficie cutanea plantare.<br />
Orecchio interno<br />
I recettori dell’orecchio interno sono degli accelerometri, essi<br />
informano su movimento e posizione della testa in rapporto<br />
alla verticale gravitaria. L’entrata vestibolare comprende un sistema<br />
semi-circolare ed un sistema otolitico. Il sistema semicircolare<br />
è un sistema di tre canali arciformi situati in tre piani<br />
perpendicolari fra di loro, sensibili alle accelerazioni angolari<br />
(rotazione della testa). I canali semicircolari non partecipano<br />
alla regolazione fine dell’equilibrio, poiché la loro soglia minima<br />
di sensibilità alle accelerazioni è superiore alle accelerazioni<br />
oscillatorie dentro il sistema posturale fine. Per contro il<br />
sistema interviene nell’equilibrio dinamico. Il sistema otolitico<br />
è contenuto in due vescicole: il sacculo e l’utricolo, sensibili<br />
alla gravità e all’accelerazione lineare. L’orecchio interno percepisce<br />
le accelerazioni angolari (rotazione della testa) attraverso<br />
i recettori situati nei canali semicircolari e le accelerazioni<br />
lineari attraverso il sistema otricolo/sacculo. Sembra che<br />
solo questi ultimi partecipino alla regolazione posturale fine.<br />
In effetti, fin nel 1934, Tait J. e Mac Nelly W.H. avevano mostrato<br />
che la denervazione dei canali semicircolari non interferisce<br />
con il tono muscolare, mentre quello dell’utricolo si<br />
traduce in profonde perturbazioni della sua ripartizione.<br />
Perché le informazioni che vengono dall’orecchio interno possano<br />
essere interpretate dal Sistema-Tonico-Posturale, devono<br />
essere comparate alle informazioni propriocettive che permettono<br />
di conoscere la posizione della testa in rapporto al tronco<br />
e quelle del tronco in rapporto alle caviglie e soprattutto alle informazioni<br />
di pressione podalica, il solo riferimento fisso.<br />
Occhio<br />
L’entrata visiva, grazie alla retina permette la stabilità posturale<br />
per i movimenti antero-posteriori, grazie alla visione periferica.<br />
Per contro, per i movimenti destra-sinistra, la visione<br />
centrale diviene preponderante. L’entrata visiva è attiva quando<br />
l’ambiente visivo è vicino; se la mira visiva è distante 5 metri<br />
o più, le informazioni che vengono dal recettore visivo diventano<br />
cosi poco importanti da non venire più prese in con-<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Arcangelo<br />
Marseglia<br />
Vicepresidente Aip<br />
31
32<br />
medicina<br />
siderazione dal Sistema-Tonico-Posturale. Per fare in modo<br />
che il Sistema-Tonico-Posturale possa utilizzare le informazioni<br />
visive per il mantenimento dell’equilibrio, bisogna che le informazioni<br />
visive siano comparate a quelle che vengono dall’orecchio<br />
interno e dall’appoggio plantare. In effetti l’occhio<br />
non sa dire se lo scivolamento delle immagini sulla retina sia<br />
dovuto al suo movimento, a quello della testa o al movimento<br />
dell’insieme della massa corporea.<br />
Piede<br />
L’esterocettore plantare permette di situare l’insieme della<br />
massa corporea in rapporto all’ambiente, grazie a delle misure<br />
di pressione a livello della superficie cutanea plantare.<br />
Quest’ultima rappresenta l’interfaccia costante tra l’ambiente<br />
ed il Sistema-Tonico-Posturale. Essa e ricca in recettori e possiede<br />
una soglia di sensibilità molto elevata (i baropressori<br />
percepiscono le pressioni anche di 0,3 grammi).<br />
Essi forniscono delle informazioni sulle oscillazioni dell’insieme<br />
della massa corporea e si comportano dunque come una<br />
“piattaforma stabilometrica”. Le informazioni plantari sono le<br />
uniche a derivare da un recettore fisso, direttamente a contatto<br />
con un ambiente immobile rappresentato dal suolo.<br />
A livello del piede si raccolgono, tuttavia, anche informazioni<br />
relative alla propriocezione muscolare e articolare (vedi oltre).<br />
Nell’ambito delle problematiche posturali, il piede può presentarsi<br />
in tre modi diversi:<br />
come elemento causativo: responsabile principale dello<br />
squilibrio posturale;<br />
come elemento adattativo: tampona uno squilibrio che viene<br />
dall’alto (generalmente dagli occhi e dai denti); in un primo<br />
momento l’adattamento è reversibile poi si fissa alimentando<br />
lo squilibrio posturale;<br />
come elemento misto: presentando contemporaneamente<br />
un versante adattativo e un versante causativo.<br />
Endocettori<br />
Questi recettori sensitivi informano il Sistema-Tonico-Posturale<br />
di quello che succede all’interno dell’individuo. Permettono ai<br />
sistema di riconoscere in permanenza la posizione e lo stato di<br />
ogni osso, muscolo, legamento, od organo in rapporto con<br />
l’equilibrio. Essi informano in particolar modo sulla posizione<br />
degli esocettori cefalici (orecchio interno e retina) in rapporto all’esocettore<br />
podalico. Essi si dividono in due grandi categorie:<br />
recettori propriocettivi e recettori enterocettivi o viscerocettivi.<br />
L’entrata oculo-motrice permette di comparare le informazioni<br />
di posizione fornite dalla visione a quelle fornite dall’orecchio<br />
interno grazie ai sei muscoli oculo-motori, che assicurano<br />
la motricità del globo oculare. L’entrata rachidea ha<br />
per scopo di informare il sistema posturale sulla posizione<br />
d’ogni vertebra e, quindi, sulla tensione di ogni muscolo.<br />
L’entrata propriocettiva podalica, grazie al controllo dello<br />
stiramento dei muscoli del piede e della gamba, situa il corpo<br />
in rapporto ai piedi. L’entrata rachidea e l’entrata propriocettiva<br />
podalica formano una continuità funzionale, un’estesa ca-<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
tena propriocettiva che riunisce i recettori cefalici ai recettori<br />
podalici e dunque permette di situare l’orecchio interno e gli<br />
occhi in rapporto ad un recettore fisso costituito dai piedi.<br />
Ciò consente una codificazione delle informazioni spazio-temporali<br />
cefaliche.<br />
Apparato stomatognatico<br />
Un numero sempre più crescente di lavori tende ad analizzare<br />
il ruolo dei disordini del rachide e della postura in correlazione<br />
alle problematiche cranio mandibolari. L’attenzione che<br />
molti ricercatori riservano all’ipotesi di correlazione tra postura<br />
e occlusione è giustificata dall’evidenza di rapporti anatomo-funzionali<br />
tra il sistema stomatognatico e le strutture deputate<br />
al controllo della postura.<br />
Nell’ambito dei disordini cranio mandibolari l’occlusione, definita<br />
come “il rapporto sia statico che dinamico tra elementi di due<br />
arcate dentarie antagoniste”, viene considerata uno dei principali<br />
fattori eziologici. Alcuni Autori hanno individuato alcune<br />
condizioni occlusali che possono rappresentare un fattore di rischio<br />
per l’insorgenza di disfunzioni cranio-mandibolari:<br />
morso aperto anteriore (mancato contatto, in occlusione, tra<br />
gli incisivi superiori con quelli inferiori);<br />
“overjeet” maggiore di 6 mm (laddove per overjeet intendiamo<br />
la distanza in senso orizzontale tra il gruppo incisivo superiore<br />
e quello inferiore che nella norma va da zero a quattro<br />
millimetri);<br />
differenza tra posizione mandibolare ideale e reale maggiore<br />
di 2 mm;<br />
inversione dei rapporti trasversali interarcata (cross-bite)<br />
posteriormente e monolateralmente;<br />
II classe divisione 2;<br />
assenza di cinque o più denti nel settore posteriore.<br />
Sono stati dimostrati rapporti di intima vicinanza a livello spinale<br />
tra le terminazioni nervose trigeminali e quelle dei primi<br />
plessi cervicali tanto da far supporre l’esistenza di vie nervose<br />
di convergenza o di interconnessione a livello del nucleo spinale,<br />
che spiegherebbero l’insorgenza di sintomatologie variabili<br />
a livello della faccia, dell’articolazione temporo-mandibolare<br />
e delle porzioni dermatomeriche dei primi nervi cervicali in<br />
caso di mioartropatia di ognuno di questi distretti e potrebbe<br />
essere la causa del dolore diffuso e riferito che spesso accompagna<br />
alcune forme di cefalea e di dolore oro-cranio-facciale.<br />
L’innervazione dell’apparato stomatognatico è fornita essenzialmente<br />
dal trigemino. La sensibilità propriocettiva dello<br />
stesso distretto orale è affidata a fibre nervose i cui corpi cellulari<br />
si trovano nel nucleo mesencefalico del trigemino. Sono<br />
state ipotizzate anche correlazioni tra mandibola, muscoli sovraioidei<br />
e vertebre cervicali che andrebbero a costituire un<br />
complesso anatomo-funzionale il cui anello di congiunzione<br />
sarebbe rappresentato dall’osso ioide.<br />
Lo stesso osso ioide potrebbe rappresentare il mediatore delle<br />
variazioni posturali della testa in seguito a cambiamenti di<br />
posizione della mandibola. ■<br />
ilPodologoinmedicina
L’anamnesi e l’esame obiettivo talvolta non forniscono<br />
dati sufficienti per la diagnosi e in questi casi assumono<br />
una notevole importanza gli esami micologici e i tests di laboratorio<br />
e strumentali, tra cui l’esame istologico, finalizzati a ricercare<br />
la presenza e la concomitanza con altre malattie.<br />
Le micosi del piede:<br />
aspetti clinici e diagnostici<br />
Nella pratica clinica il riscontro di micosi a livello del piede è piuttosto frequente. La tinea pedis,<br />
che rappresenta l’infezione micotica più comune, e la tinea unguium, principale patologia<br />
a carico delle unghie, sono due entità patologiche che negli ultimi anni hanno visto aumentare<br />
fortemente la loro prevalenza nella popolazione.<br />
La tinea pedis (prevalenza variabile dal 2,9% al 3,9% a seconda degli studi) riconosce come principali<br />
agenti eziologici i dermatofiti che, in ordine di frequenza, sono: Trichophyton rubrum, Trichophyton<br />
mentagrophytes e Epidermophyton floccosum. Spesso l’infezione origina in corrispondenza dell’ultimo<br />
spazio intergiditale, poiché a questo livello le condizioni locali di calore e di umidità costituiscono<br />
un “habitat” ideale per la proliferazione fungina. Nella maggior parte dei casi asintomatici di tinea pedis<br />
(circa il 55%) il dermatofita più frequentemente identificato è il Trichophyton mentagrophytes, variante<br />
interdigitale, mentre il Trichophyton rubrum è risultato essere l’agente eziologico più frequente<br />
delle forme sintomatiche di tinea pedis.<br />
La tinea unguium (prevalenza variabile dal 2,1% al 9,1% a seconda degli studi), che rappresenta il<br />
15-40% di tutte le malattie dell’unghia, riconosce in ordine di frequenza tra gli agenti eziologici i dermatofiti<br />
(80-90%): Trichophyton rubrum, Trichophyton mentagrophytes variante interdigitale; i lieviti<br />
(5-17%): Candida albicans, Candida parapsilosis; i funghi non dermatofiti (3-5%): Scopulariopsis spp.,<br />
Scytalidium spp., Acremonium spp., Fusarium spp., Aspergillus spp. Rispetto alle unghie delle mani,<br />
quelle dei piedi sono maggiormente colpite, soprattutto a livello del I dito (80%<br />
dei casi).<br />
Le micosi del piede riconoscono dei fattori di rischio di tipo locale, come ad<br />
esempio l’utilizzo di calzature occlusive, microtraumi e iperidrosi, ma anche di tipo<br />
sistemico tra cui una predisposizione genetica, l’età, il sesso e stati morbosi<br />
predisponenti.<br />
Per quanto riguarda la predisposizione genetica Zaias et al. ipotizzano una modalità<br />
di trasmissione di tipo autosomico dominante dell’onimicosi subungueale<br />
distale causata da Trichophyton rubrum. In uno studio eseguito su bambini affetti<br />
da onicomicosi è ipotizzato che nel 46% circa dei soggetti colpiti, i genitori<br />
rappresentino la principale fonte di contagio, in quanto anche a livello delle loro<br />
unghie veniva isolato lo stesso microrganismo fungino.<br />
Gli uomini sono maggiormente colpiti rispetto alle donne, probabilmente sia per<br />
l’uso più frequente di calzature chiuse, sia per i maggiori traumatismi ungueali<br />
conseguenti all’attività professionale e sportiva.<br />
Le onicomicosi in età pediatrica sono di più raro riscontro e questo dato potrebbe<br />
essere spiegato considerando che nei bambini la crescita lineare dell’unghia<br />
è più rapida e, quindi, ciò renderebbe più difficile la colonizzazione da parte di microrganismi fungini.<br />
Inoltre, non sono da escludere differenze strutturali della lamina ungueale e la mancanza dell’effetto<br />
cumulativo dei traumatismi. Tra le malattie predisponenti sono da ricordare: il diabete, l’obesità, le malattie<br />
vascolari, le patologie osteoarticolari, stati di immunodeficienza (iatrogeni, HIV-correlati), i traumi,<br />
la psoriasi e la dermatite atopica.<br />
Le forme cliniche della tinea pedis sono sostanzialmente tre: dorsale, plantare e interdigitale.<br />
A livello del dorso del piede le lesioni sono, in genere, unilaterali e si presentano con le caratteristiche<br />
classiche della tinea corporis (Figura 1).<br />
ilPodologoinmedicina<br />
medicina<br />
Antonella Tammaro, Giorgiana<br />
Feliziani, Guglielmo Pranteda<br />
U.O.C. Dermatologia, Azienda<br />
Ospedaliera S. Andrea, Università<br />
“La Sapienza” di Roma<br />
Giulia Pranteda<br />
Studentessa in medicina e chirurgia,<br />
Università “La Sapienza” di Roma<br />
Miriam Grimaldi<br />
Dirigente medico dermatologo<br />
Ospedale “Angelina Lodico”<br />
Pisticci (MT), Dottoranda di Ricerca<br />
in Dermatologia, Università<br />
“La Sapienza” di Roma<br />
Figura 1. Tinea Pedis dorsale:<br />
lesione eritemato-figurata<br />
del dorso del piede destro<br />
con desquamazione periferica.<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
33
34<br />
medicina<br />
<strong>156</strong>marapr09<br />
Quando insorge in corrispondenza della pianta, la tinea pedis può presentare un aspetto desquamativo<br />
(psoriasiforme), vescico-bolloso (disidrosiforme) oppure ipercheratosico (a tipo cheratodermia)<br />
(Figura 2 a-b-c).<br />
Figura 2a. Tinea Pedis plantare:<br />
forma desquamante.<br />
Figura 2b. Tinea Pedis plantare:<br />
forma vescico-bollosa.<br />
Figura 2c. Tinea Pedis plantare:<br />
forma ipercheratosica.<br />
Nel sospetto di una micosi del piede, le tappe dell’iter diagnostico sono rappresentate da: indagine<br />
anamnestica, esame obiettivo, diagnosi differenziale e test di laboratorio e/o strumentali.<br />
Per quanto concerne l’anamnesi, i dati importanti da raccogliere sono il tempo, la modalità di comparsa<br />
e l’evoluzione della malattia, eventuali malattie concomitanti predisponenti, la coesistenza di<br />
un’eventuale sintomatologia soggettiva (prurito, bruciore, dolore...), familiarità per patologie cutanee,<br />
abitudini di vita, eventuali trattamenti eseguiti.<br />
L’esame obiettivo rappresenta uno step fondamentale nel percorso diagnostico e deve essere eseguito<br />
cercando di individuare la lesione elementare (che può essere anche più di una), ispezionando<br />
tutto l’ambito cutaneo del soggetto, poiché potrebbero essere presenti lesioni cutanee in altre<br />
sedi a cui il paziente non dà peso, ma che possono essere di valido ausilio alla diagnosi, e palpando<br />
la lesione per valutarne il grado di infiltrazione, il calore della superficie e l’eventuale dolorabilità<br />
associata.<br />
La formulazione di possibili diagnosi differenziali è corretta e opportuna, in quanto anche se ogni patologia<br />
possiede delle caratteristiche specifiche, in molti casi le diverse forme cliniche di una stessa<br />
malattia, che dipendono dal suo stadio evolutivo, ma anche dal soggetto, possono generare confusione<br />
e condurre ad una diagnosi errata.<br />
Tra le principali dermatosi che devono essere differenziate da una micosi del piede si devono ricordare<br />
la psoriasi, il lichen ruber planus, le dermatiti eczematose, le disidrosi, le infezioni batteriche e parassitarie,<br />
le cheratodermie acquisite e il lupus eritematoso cutaneo.<br />
Non sempre, tuttavia, l’anamnesi e l’esame obiettivo forniscono dati sufficienti per la diagnosi e in<br />
questi casi assumono una notevole importanza gli esami micologici e i tests di laboratorio e strumentali<br />
(tra cui l’esame istologico) finalizzati a ricercare la presenza e/o la concomitanza con altre malattie;<br />
alterazioni a carico dell’apparato ungueale.<br />
Infatti sono piuttosto frequenti in corso di diverse patologie regionali o sistemiche tra cui la psoriasi, il<br />
lichen ruber planus, stati morbosi che causano un’insufficienza respiratoria cronica, deficit vascolari<br />
(arteriosi e/o venosi e linfatici).<br />
Accertata la diagnosi di micosi, la terapia potrà essere topica oppure sistemica a seconda dell’estensione<br />
della patologia e della sua tendenza o meno alle recidive, della forma clinica, della presenza di<br />
malattie concomitanti che controindichino l’utilizzo di alcuni farmaci. ■<br />
Bibliografia<br />
- Chang P, Logemann H. Onychomycosis in children. Int J Dermatol. 1994, Aug, 33 (8), pp. 550-1.<br />
- Perea S, Ramos MJ, Garau M, Gonzalez A, Noriega AR, del Palacio A. Prevalence and risk factors of tinea unguium<br />
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