<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi: <strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong> Ma è soprattutto la dinamica della procedura ipnotica, realizzata mediante un linguaggio verbale o extra verbale (e che in M.H. Erickson si fa arte terapeutica) a rappresentare l’esempio più convincente di linguaggio emisferico destro. Il messaggio di Erickson utilizza infatti un codice ricco di metafore, analogie, di parti per il tutto, spesso alogico perché privo della bipolarità affermazione-negazione. Molti degli approcci ericksoniani (dalla pantomima alla tecnica della confusione, a quella della disseminazione) costituiscono dei formidabili strumenti per depotenziare l’emisfero sinistro e per attivare l’emisfero destro: risolvendo in chiave terapeutica il possibile conflitto interemisferico» (De Benedittis, 1980). «E, ancora, l’uso della dissociazione e del paradosso, l’enfasi sul linguaggio del corpo, il privilegiare la suggestione indiretta rispetto a quella diretta, rappresentano altrettante appropriate modalità di conversione dello stile analitico-digitale del soggetto in quello sintetico-intuitivo» (De Benedittis, 1980). «A causa del carattere più diffuso del funzionamento emisferico destro, l’induzione ipnotica, pur coinvolgendo necessariamente entrambi gli emisferi, riesce a destrutturare più facilmente l’emisfero destro che non quello sinistro, dominante e più focale. Sarebbe però semplicistico e sperimentalmente ancora infondato, allo stato attuale delle nostre conoscenze, considerate la t r a n c e come «sola» funzione dell’emisfero destro» (Erickson, Rossi e Rossi, 1976; De Benedittis, 1980). «Al fondamentale apporto di Erickson per la comprensione dei fenomeni ipnotici e per lo sviluppo di originali e sofisticate strategie terapeutiche, si è aggiunta, molto recentemente, la evidenza di significativi correlati neurofisiologici e neuropsicologici che sembrano confermare la lateralizzazione emisferica nello stato ipnotico» (De Benedittis, 1980). «Una modalità indiretta viene fornita dalla metodica della «divergenza oculare» (Bakan, 1969). Se ci si pone di fronte ad un soggetto e gli si rivolge <strong>una</strong> domanda, si può osservare in quale direzione ruotano gli occhi mentre egli pensa alla risposta. Se li ruota verso destra vuol dire che sta usando l’emisfero sinistro più del controlaterale; e viceversa, poiché i centri oculomotori della corteccia frontale ruotano i bulbi oculari controlaterali. La «preferenza oculare» dipende dal tipo di compito richiesto al soggetto (analitico o spaziale) e da caratteristiche personologiche. È stato recentemente dimostrato che soggetti con preferenza oculare sinistra (cioè più «inclini» ad attivare l’emisfero destro) risultano più suscettibili all’ipnosi (Gur e Gur, 1974, De Benedittis, 1980). Graham e Pernicano (1979) hanno invece utilizzato il cosiddetto «effetto autocinetico», vale a dire l’apparente movimento di un punto luminoso fisso in condizioni di oscurità totale. Dall’analisi di questa illusione ottica, risultato di processi fisiologici (Levy,1972) ed influenzabile dalla suggestione (Sherif, 1948), gli AA. hanno rilevato che soggetti ipnotizzati riferiscono <strong>una</strong> più Caleidoscopio 89
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