Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo
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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />
<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />
E darebbe inoltre <strong>una</strong> spiegazione convincente di due altri fenomeni estremamente<br />
interessanti e ricorrenti durante la trance ipnotica: a) i rapidi movimenti<br />
oculari (tipo REM, quindi) del soggetto ipnotizzato ed impegnato in<br />
visualizzazioni, sia spontanee che indotte, senza esecuzione di movimenti fisici;<br />
b) il fatto che l’ipnotizzabilità di un soggetto, sia pure allenato e con lo<br />
stesso operatore, non sia sempre egualmente rapida e/o profonda.<br />
In sostanza, è come se anche l’ipnotizzabilità (almeno quella relativa all’impiego<br />
di tecniche induttive di tipo rilassante o monotono) subisse le<br />
oscillazioni tipiche di tutti i ritmi biologici, con bioritmo ultradiano avente<br />
un periodo medio di novanta minuti, praticamente come i sogni.<br />
Un’ipotesi del genere, qualora potesse essere provata sperimentalmente,<br />
renderebbe inoltre conto di un altro fenomeno ipnotico universalmente noto:<br />
le fluttuazioni cioè della trance.<br />
Si sa infatti che, se la trance non viene «alimentata» dall’ipnotizzatore attraverso<br />
<strong>una</strong> continua conferma del rapporto ipnotico con il soggetto,<br />
quest’ultimo si risveglia spontaneamente dopo qualche minuto; o, più raramente,<br />
entra in sonno fisiologico(non REM) e, da questo, poi si commuta<br />
spontaneamente allo stato di veglia attiva.<br />
Potremmo quindi dire che anche lo stato ipnotico, innescato ma non alimentato,<br />
ha <strong>una</strong> durata breve, al massimo qualche minuto. In questo tempo<br />
normalmente il soggetto elabora, secondo modelli analogici di tipo onirico,<br />
le stimolazioni anche accidentali provenienti dall’ambiente esterno; oppure<br />
elabora, come un vero e proprio «sogno», contenuti interni, magari di tipo<br />
progettuale, cioè fantasie eventualmente autoterapiche.<br />
Sempre a livello neuro-fisiologico possiamo invece ipotizzare che le tecniche<br />
ipnotiche tensiogene (usate soprattutto negli spettacoli di ipnotismo) che<br />
fanno molto impiego di atti comunicativi non verbali (dalla prossemica alla<br />
cinesica, dalla paralinguistica al contatto tattile-cenestesico) e che da Benemeglio<br />
(1979) vengono definite «dinamiche», sfruttano per contro meccanismi<br />
di tipo emozionale, legati ad <strong>una</strong> abnorme attivazione reticolare.<br />
Nell’ipnosi indotta con questo tipo di tecniche infatti, a differenza di quella<br />
ottenuta con tecniche rilassanti, abbiamo <strong>una</strong> suggestionabilità molto più<br />
rapida e molto più profonda, con <strong>una</strong> spiccata tendenza da parte del soggetto<br />
ad «agire» i messaggi suggestivi proposti dall’operatore.<br />
Non v’è dubbio infatti che, con le tecniche induttive di tipo tensiogeno, la<br />
regressione dell’Io logico del soggetto ipnotizzato sia molto accentuata, con<br />
prevalenza del «processo primario» di pensiero e forte bisogno di scaricare<br />
con l’azione le enormi tensioni emozionali attivate ed alimentate, soprattutto<br />
a livello non verbale, dall’ipnotizzatore.<br />
Come le emozioni rendono disponibile all’individuo <strong>una</strong> grande quantità<br />
di energia in pochissimo tempo (energia spendibile anche per comportamenti<br />
abnormi) così, nell’ipnosi indotta con tecniche tensiogene, per il soggetto<br />
letteralmente tutto diventa possibile; e, a differenza delle tecniche rilassanti,<br />
80 Caleidoscopio