Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo
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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />
<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />
Esattamente come nel sogno: in cui solo un malfunzionamento del contemporaneo<br />
blocco motorio può portare ad <strong>una</strong> azione diretta del vissuto<br />
onirico, come avviene nel sonnambulismo e, in misura minore, nel parlare<br />
durante il sonno e nel bruxismo (Schuller, 1977).<br />
Se pensiamo che anche i sogni più assurdi contengono ingredienti «logici»<br />
e che, anche nei momenti di massima attivazione razionale di veglia non<br />
possiamo proteggerci da infiltrazioni fantastiche od emozionali, non c’è<br />
niente di strano nel considerare l’ipnosi <strong>una</strong> via di mezzo (senz’altro sui ge -<br />
neris e con modalità operative sue proprie) fra la veglia ed il sogno. Come dire<br />
che essa non può più essere considerata <strong>una</strong> forma di «sonno», sia pure<br />
parziale, o artificiale o «magnetico» ecc.; ma deve essere intesa come <strong>una</strong> forma<br />
di «sogno», attivabile in qualunque momento e, quindi, soprattutto durante<br />
la veglia.<br />
L’ipnosi presenta però, rispetto al sogno vero e proprio (sonno REM) la<br />
possibilità, non patologica, di tradursi in azioni motorie: sia a livello della<br />
muscolatura striata, sia a livello della muscolatura liscia e, quindi, delle funzioni<br />
più strettamente vegetative.<br />
Ora, questa «regressione al servizio dell’Io» (Kris, 1952) innescabile con l’ipnosi,<br />
e che favorisce soprattutto la creatività ma anche la conversione psicosomatica,<br />
non può che essere vista come <strong>una</strong> ulteriore modalità altamente adattiva<br />
a disposizione dell’individuo per integrarsi ultilmente con l’ambiente.<br />
La differenza fra l’abbandonarsi ad day-dreaming spontaneo (che alla lunga<br />
può portare alla regressione psicotica per perdita di contatto con la realtà) e<br />
la pratica dell’ipnosi sta dunque tutta nel fatto che l’ipnosi, per essere veramente<br />
considerata tale, ha sempre bisogno di <strong>una</strong> commutazione «consapevole»<br />
o addirittura volontaria.<br />
Essa esplica infatti il massimo delle sue potenzialità adattative quando è<br />
«mirata», cioè finalizzata verso un obiettivo ben preciso.<br />
Laddove il sogno è invece, in linea di principio, spontaneo e, quindi, non<br />
sempre programmabile e sfruttabile.<br />
Le esperienze della Garfield (1980) con il suo creative dreaming e di Berge<br />
(1984) con il suo MILD (ovvero mnemonic induction of lucid dreams) sembrano<br />
peraltro aprire promettenti orizzonti circa l’utilizzazione concreta dei processi<br />
onirici attraverso adeguate autosuggestioni.<br />
Caleidoscopio<br />
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