Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo
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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />
<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />
L’ipnosi rappresenterebbe cioè <strong>una</strong> modalità funzionale «coscientemente»<br />
disponibile per la riprogrammazione esistenziale; mentre il sogno rappresenterebbe<br />
<strong>una</strong> modalità riprogrammativa disponibile solo «incoscientemente».<br />
E’ evidente che questa ipotesi presuppone che il sogno svolga funzioni essenziali<br />
alla sopravvivenza dell’individuo, probabilmente sostenute da strutture<br />
neurofisiologiche più antiche ed attivabili secondo bioritmi molto precisi:<br />
quasi <strong>una</strong> manutenzione programmata a scadenze fisse e per temi piuttosto<br />
precisi, come svela la cronobiologia del sonno REM.<br />
L’ipnosi rappresenterebbe invece <strong>una</strong> funzione filogeneticamente più recente<br />
che permetterebbe all’individuo, oltre che la riprogrammazione operativa, lo<br />
stesso appagamento allucinatorio del desiderio talvolta realizzato dal sogno.<br />
Nelle versioni moderne e più sofisticate dell’ipnosi, quali la «Programmazione<br />
neurolinguistica» (PNL) di Bandler e Grinder (1980, 1983), questo<br />
aspetto riprogrammativo, impregnato di processi di pensiero primario, ma<br />
sempre guidato dal pensiero secondario, ha permesso utilizzazioni terapeutiche<br />
impensabili fino a qualche decennio fa.<br />
Un significativo e costante dialogo fra «mente cosciente» e «mente inconscia»<br />
permette infatti, anche con <strong>una</strong> ipnosi «vigile», <strong>una</strong> gestione del proprio<br />
pensiero che, agendo in maniera logica, si inserisce pur tuttavia nelle<br />
strutture alogiche dell’inconscio (Erickson, 1983).<br />
L’ipnosi rappresenterebbe cioè <strong>una</strong> modalità di pensiero e di azione che, a<br />
livello neurofisiologico, permetterebbe un nuovo e più significativo dialogo<br />
fra emisfero sinistro ed emisfero destro: agendo, come dice Bertini (1972) a<br />
proposito del sogno, come <strong>una</strong> vera e propria «agenzia di trasformazione».<br />
Continuando nel nostro raffronto fra lavoro onirico e lavoro ipnotico, non possiamo<br />
non adottare anche per l’ipnosi quell’impostazione cognitiva che Bertini<br />
adotta per <strong>una</strong> più moderna ed integrata comprensione del fenomeno «sogno».<br />
Innanzitutto va rilevata l’elevata percentuale di fase REM nel sonno dei<br />
bambini; mentre, complessivamente, la quantità di sonno REM decresce con<br />
l’età, fino a diventare ridottissima negli anziani.<br />
Non può sfuggire l’analogia con l’ipnosi: è infatti nota l’estrema suggestionabilità,<br />
influenzabilità e plasticità dei bambini (senza le quali non si potrebbe<br />
forse neppure costituire <strong>una</strong> «cultura»); ed è altresì noto che il tratto «ipnotizzabilità»,<br />
dopo aver raggiunto un massimo verso i 18-20 anni, comincia<br />
progressivamente a decrescere: al punto che le persone anziane sono significativamente<br />
meno ipnotizzabili rispetto agli adulti ed ai bambini.<br />
Potremmo interpretare questa evidenza come indizio del fatto che, <strong>una</strong><br />
volta strutturatasi <strong>una</strong> sufficientemente complessa visione del mondo, utile<br />
all’adattamento operativo all’ambiente, l’individuo, per sopravvivere, abbia<br />
più bisogno di stabilità che di plasticità cognitiva: questo spiegherebbe sia il<br />
ridursi del tempo dedicato «inconsciamente» al sogno, sia la riduzione della<br />
influenzabilità acritica da eventi esterni e, quindi, della ipnotizzabilità vista<br />
come infiltrazione suggestiva dall’esterno.<br />
Caleidoscopio<br />
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