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Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />

<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />

Sempre seguendo Bertini potremmo quindi estendere all’ipnosi quanto<br />

sembra caratterizzare la logica del sogno rispetto a quella della veglia: da un<br />

lato <strong>una</strong> attività che si svolge secondo modalità logico-razionali (pensiero secondario),<br />

volte all’esecuzione di programmi; dall’altro <strong>una</strong> attività che si<br />

svolge secondo modalità alogiche, irrazionali (pensiero primario), che sembra<br />

essere funzionale allo sviluppo, manutenzione e riprogrammazione interna<br />

dei processi stessi.<br />

D’altra parte l’ipnosi potrebbe essere considerata <strong>una</strong> modalità «volontaria»<br />

(nel senso di riproducibile a discrezione) di interferenza di operazioni tipiche<br />

del sonno durante la veglia (per esempio il daydreaming); con contemporanea<br />

emergenza di forme di pensiero secondario, normalmente finalizzate<br />

ad uno scopo (il compito proposto dall’ipnotizzatore), o libere (il libero<br />

fluttuare del pensiero nell’autoipnosi meditativa).<br />

Così come il sonno, la veglia ed il sogno hanno un’organizzazione ciclica,<br />

non possiamo a priori escludere che anche l’ipnosi(Rossi, 1985), in quanto<br />

stato di coscienza particolare, di tipo onirosimile, ma con possibilità di movimento<br />

e di azione, possa anch’essa essere soggetta a ritmi specifici.<br />

Per quanto ci risulta non esistono però in letteratura studi che mettano in<br />

relazione la ipnotizzabilità, e la suggestionabilità allo stato di veglia (sia individuale<br />

che di massa), con le varie ore del nittemero o con le variazioni psicobiologiche<br />

a livello ormonale, endocrino, sessuale ecc. comunque causate.<br />

Eppure è <strong>una</strong> constatazione comune degli esperti di ipnosi che lo stesso<br />

soggetto, sia pure allenato, non raggiunge sempre gli stessi livelli di profondità<br />

della trance, o comunque non ci impiega lo stesso tempo; e ciò nonostante<br />

che egli sia in rapporto con lo stesso operatore e che siano assenti, almeno<br />

apparentemente, eventuali conflittualità transferali con l’ipnotizzatore.<br />

A nostro avviso anche l’ipnotizzabilità segue dei ritmi ben precisi, ed è un<br />

dato di fatto che i momenti di dormiveglia che precedono il primo addormentamento<br />

notturno, e quelli che precedono il primo risveglio mattutino<br />

sono, da lungo tempo, considerati «ipnoidi» e, quindi, particolarmente adatti<br />

ad assorbire suggestioni: dalle raccomandazioni del genitore mentre augura<br />

la buona notte al bambino, ai buoni proponimenti durante le preghiere della sera.<br />

E questa speciale suggestionabilità e ricettività degli stati ipnoidi legati al<br />

sonno, già riconosciuta ed usata da S. Ignazio di Loyola (1980) per i suoi<br />

«esercizi spirituali», è stata poi teorizzata e metodizzata sia da Couè (1924)<br />

nelle sue pratiche dell’«autosuggestione cosciente», sia da Schultz (1966) nel<br />

suo Training Autogeno.<br />

Senza contare, naturalmente, che le pratiche dello sfruttamento dei momenti<br />

di elevata ricettività del preaddormentamento e del risveglio sono, da<br />

millenni, incorporati nella tradizione dello yoga, dello zen e della meditazione<br />

trascendentale (Bloomfield-Cain-Jaffe-Kory, 1976).<br />

66 Caleidoscopio

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