22.05.2013 Views

Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />

<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />

solo un apprendimento (cioè <strong>una</strong> modulazione del comportamento sulla base<br />

dell’esperienza precedente), ma consente anche l’utilizzo di <strong>una</strong> memoria<br />

a lungo termine, nonché l’emergenza dell’affettività, cioè della capacità di<br />

sperimentare <strong>una</strong> determinata situazione come «piacevole o spiacevole».<br />

L’evoluzione più recente avrebbe infine prodotto la neocorteccia che, comparsa<br />

nei mammiferi più evoluti e particolarmente sviluppata nell’uomo,<br />

permette l’illimitata associabilità in combinazioni nuove degli elementi<br />

esperienziali memorizzati, consentendo l’elaborazione sia di modelli della<br />

realtà, sia di strutture totalmente immaginative.<br />

A questo punto, come sottolinea Laborit, oltre a quelle del presente e del<br />

passato, a cui sono invece rigidamente ancorati i due sistemi cerebrali più<br />

antichi, al livello della neocorteccia il sistema nervoso ha finalmente acquisito<br />

la dimensione del futuro e, soprattutto, del possibile: è infatti l’immaginazione,<br />

cioè la capacità di creare strutture totalmente nuove a partire dalle<br />

esperienze memorizzate, che distingue l’uomo dal ratto.<br />

Alla base delle intuizioni di Laborit, che lo porteranno ad identificare un<br />

particolare sistema funzionale denominato «Sistema Inibitore dell’Azione»<br />

(SIA) sono due importanti scoperte, effettuate rispettivamente da Olds nel<br />

1957, e da De Molina nel 1962. Il primo evidenziò alcuni sistemi di connessione<br />

fra i diversi piani del cervello che definì Medial Forebrain Bundle<br />

(MFB), meglio noto come «fascio del premio». Si tratterebbe di un sistema<br />

catecolaminergico che collegherebbe le aree del setto, dell’amigdala dorso laterale<br />

e dell’ipotalamo laterale, le quali vengono stimolate positivamente<br />

quando vi è coincidenza fra intenzione e risultato.<br />

De Molina ha individuato invece il cosiddetto Periventricular System (PVS),<br />

meglio noto come «fascio della punizione»: un sistema colinergico che connette<br />

aree corticali e limbiche con la sostanza grigia centrale mesencefalica e<br />

che facilita l’azione.<br />

Il sistema inibitore dell’azione (SIA) individuato da Laborit sarebbe invece<br />

un sistema colinergico attivato dall’apprendimento dell’impossibilità o inefficienza<br />

dell’azione.<br />

Comprende l’area del setto mediano, I’ippocampo, il nucleo caudato,<br />

l’amigdala laterale e l’ipotalamo ventromediano.<br />

Questo sistema inibisce le reazioni di lotta e di fuga comandate dal PVS,<br />

mobilizzando il sistema noradrenergico periferico, che provoca <strong>una</strong> vasocostrizione<br />

generalizzata nell’attesa dell’azione rimandata.<br />

Laborit dice che è la costante attivazione del SIA a permettere all’individuo,<br />

sin da quando impara a stare immobile nei banchi di scuola, ad adattarsi<br />

ed a sottomettersi alle regole: rinunciando così alla gratificazione dell’azione<br />

spontanea.<br />

Partendo da questa impostazione, qualsiasi attività nervosa centrale può<br />

essere interpretata sulla base di due differenti meccanismi: il primo ha come<br />

risultato un’attività motoria, comprendente sia i meccanismi innati che quelli<br />

Caleidoscopio<br />

61

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!