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Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />

<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />

Come è noto, i neurotrasmettitori classici sono essenzialmente degli aminoacidi:<br />

(GABA, glicina, taurina, acido glutammico, acetilcolina); tra le cosiddette<br />

«amine biogene» (catecolamine e indolamine) le più note per i loro<br />

effetti sull’umore ed il comportamento sono la dopamina, la adrenalina, la<br />

noradrenalina e la serotonina; (Cosentino, Fanella, Gentili, Grossi, Lacerenza<br />

e Reitano, 1984).<br />

Per quanto riguarda i neuromodulatori, le recenti scoperte di nuovi neuromediatori<br />

appartenenti alla famiglia dei Polipeptidi; la evidenziazione di<br />

encefaline ed endorfine in moltissimi disturbi encefalici; e l’osservazione che<br />

la prolattina è spesso coinvolta in significative alterazioni del comportamento,<br />

hanno portato alla conclusione che l’apparato neuroendocrino sia grandemente<br />

implicato sia nelle alterazioni degli stati di coscienza, fino all’eventuale<br />

psicopatologia, sia nella modulazione del comportamento.<br />

Stimolazioni stressanti da un lato, condizioni di rilassamento dall’altro,<br />

modificano quindi sia i livelli di prolattina plasmatica, sia quelli di altri neuromodulatori,<br />

come i corticosteroidi ed i peptidi cerebrali del tipo releasing/inhibiting<br />

factors ipotalamici, sia le alfa-beta-gamma endorfine ed encefaline,<br />

particolarmente importanti nelle risposte dolorifiche (Snyder, 1978).<br />

Ora, da molto tempo sono note le possibilità analgesiche ed anestetiche<br />

dell’ipnosi, fino al punto da poter compiere in ipnosi anche interventi di<br />

grande chirurgia (Granone,1983; Reitano, Semerari e al. 1980). E’ probabile<br />

pertanto che, nello stato di coscienza ipnotico, specie se finalizzato alla desensibilizzazione<br />

dal dolore, si realizzi un aumento della produzione di endorfine<br />

che spiegherebbe la «disattivazione» delle vie dolorifiche.<br />

D’altra parte, ed è un’ulteriore considerazione che ci fa propendere per<br />

<strong>una</strong> analogia fra i meccanismi neuronali che regolano le emozioni e quelli<br />

che permettono l’ipnosi, tutti sanno che, in preda ad uno stato emozionale<br />

(cioè quando sono in preda alla collera o all’euforia, o impegnati nella lotta o<br />

nella fuga per la sopravvivenza) gli animali, ed in particolare l’uomo, sono<br />

capaci di non sentire il dolore o di non farsi condizionare da esso.<br />

Analogamente alle condizioni di stress, la ipnosi modifica quindi, agendo<br />

evidentemente su realtà anatomiche esistenti, la reattività dell’individuo; al<br />

punto da potersi configurare come <strong>una</strong> vera e propria «sindrome da s t r e s s<br />

sperimentalmente indotto», specialmente quando ottenuta attraverso l’impiego<br />

di tecniche non verbali fortemente destrutturanti (Benemeglio, 1979).<br />

Sempre sul piano neuroendocrino, i peptidi anteipofisari (come l’ACTH,<br />

ormone adrenocorticotropo), i peptidi postipofisari e periferici (come la vasopressina,<br />

l’ossitocina ecc.) e gli ormoni steroidei, sono attivamente implicati<br />

sia nei processi di apprendimento che di memorizzazione ed estinzione;<br />

oltre che nei processi di sazietà e di dolore (Snyder, 1978).<br />

Ancora <strong>una</strong> volta, quindi, ritroviamo <strong>una</strong> analogia funzionale fra ciò che<br />

accade in stato emozionale: in ambedue i casi, infatti, apprendimento, memorizzazione,<br />

inibizione, controllo del dolore ecc. possono essere molto più<br />

56 Caleidoscopio

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