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Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />

<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />

A livello elettroencefalografico è noto come la corteccia si desincronizzi<br />

durante gli stati di attivazione (arousal); mentre, simultaneamente, l’ippocampo<br />

cambia la sua attività elettrica secondo <strong>una</strong> modalità che viene generalmente<br />

associata allo stato di sonno.<br />

Livingston (1955) ipotizza che il sistema limbico svolga <strong>una</strong> funzione trofica<br />

per mantenere il benessere viscerale; ma, in presenza di attivazioni emozionali<br />

coinvolgenti la classica sindrome d’ansia, con correlativa rapida spesa<br />

di energia, la temporanea «messa a dormire» di alcune strutture nervose<br />

potrebbe essere protettiva per l’organismo.<br />

Questo fatto, apparentemente paradossale, spiegherebbe l’efficacia della<br />

«terapia del sonno» (sostanzialmente un «sonno ipnotico» prolungato, inibitivo<br />

e protettivo) messa a punto da Pavlov e dalla sua scuola.<br />

Il sistema limbico può d’altra parte sviluppare <strong>una</strong> sindrome bizzarra di<br />

perdita di memoria e, quando si hanno significative lesioni di tale sistema,<br />

l’esecuzione di complesse sequenze comportamentali non può più essere<br />

realizzata, con interferenze disadattive anche negli schemi comportamentali<br />

dell’accoppiamento, del combattimento e dell’allevamento della prole (Kroger,1977).<br />

Se pensiamo che l’indizio più attendibile dell’avvenuto passaggio allo stato<br />

ipnotico è un significativo cambiamento negli schemi comportamentali<br />

«normali» del soggetto, non possiamo fare a meno di credere che effettivamente<br />

il sistema limbico, in quanto mediatore di qualsiasi risposta emozionale<br />

(e quindi di macroscopici cambiamenti comportamentali) sia implicato<br />

nel fenomeno ipnosi.<br />

Altri dati indicano che i processi ideativi, che avvengono come espressione<br />

dell’attività neocorticale e del sistema limbico, raggiungono le vie nervose<br />

periferiche tramite il Sistema Attivatore Reticolare Ascendente.<br />

L’aumentato stato di allerta, la vivezza delle immagini sensoriali e la facilitazione<br />

dell’attività ideomotoria che caratterizzano il soggetto ipnotizzato<br />

non sembra possano trovare migliore spiegazione. E, d’altra parte, fenomeni<br />

squisitamente similipnotici avvengono ogni volta che <strong>una</strong> persona apparentemente<br />

addormentata sul piano fisiologico si risveglia ad un determinato<br />

stimolo (risveglio della nutrice o del telegrafista ecc.); o quando si ha un’attività<br />

onirica pur in presenza di <strong>una</strong> completa inibizione corticale (Granone,<br />

1979). Sembrerebbe proprio che il rinencefalo agisca come un «guardiano»<br />

per proteggere il sognatore o l’ipnotizzato. E non si può fare a meno di<br />

pensare, nonostante la loro evidente diversità funzionale, alle similarità esistenti<br />

fra sintomi schizofrenici, stati di «revérie», ipnosi e sonno REM.<br />

Oltre al ruolo dell’ipotalamo che, come è noto, è uno dei principali mediatori<br />

nelle risposte emozionali, per la neurofisiologia dell’ipnosi è essenziale<br />

comprendere il ruolo del Sistema Reticolare di Attivazione.<br />

Operativamente la relativa quiescenza dell’attività elettrica cerebrale durante<br />

il sonno può essere osservata nelle modificazioni EEG che caratterizza-<br />

Caleidoscopio<br />

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