<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi: <strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong> Figura 1. Aspetti successivi dell’EEG, dalla veglia al sonno REM. Caleidoscopio 21
<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi: <strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong> Per quanto riguarda l’emergenza di tracciati ad onde alfa in ipnosi, mentre Shibata avrebbe osservato <strong>una</strong> loro diminuzione, con <strong>una</strong> contemporanea intensificazione delle onde delta e theta -confermata quest’ultima anche da Borlone e Palestini (1960) - Pinelli (1958) avrebbe invece ricavato dall’EEG la convinzione che, nel rilassamento psichico da ipnosi, non esisterebbe altro che <strong>una</strong> esaltazione del ritmo alfa. Sempre secondo Pinelli, già in condizioni normali di veglia si riscontrerebbe, negli individui facili ad essere ipnotizzati, un ritmo alfa di ampiezza notevole, ma labile; durante l’ipnosi poi, quando si accentua il rilassamento psicofisico, lo stesso ritmo tenderebbe ad assumere <strong>una</strong> maggiore costanza. Montserrat-Esteve (1960) ha invece fatto uno studio poligrafico dell’ipnosi prendendo in considerazione EEG, EMG, ECG oltre a grafici respiratori e grafici di reattività alle stimolazioni luminose. Ora, mentre uno stimolo acustico o visivo in stato di veglia produce <strong>una</strong> certa alterazione dei grafici (reazione di arresto, riflesso di orientamento), questa reazione è più corta nello stato ipnotico ed ancora più corta nello stato di sordità o di cecità ipnotiche. Inoltre egli ha osservato un ritardo nella risposta elettromiografica al comando di contrazione, rispetto al tempo impiegato nello stato di veglia. Granone (1979), che riferisce di aver studiato trenta soggetti ed esaminato centoventi tracciati senza aver riscontrato alterazioni caratteristicamente evidenti in ipnosi, rispetto agli elettroencefalogrammi degli stessi soggetti in stato di veglia, si sente di escludere l’identità fra sonno ipnotico e sonno fisiologico su basi elettroencefalografiche: non sono infatti state rilevate le alterazioni tipiche del sonno, o dell’addormentamento, neppure in quei soggetti ai quali era stata suggerita, durante lo stato ipnotico, l’idea di un sonno profondo. Questi ultimi soggetti avevano peraltro assunto <strong>una</strong> condizione clinica del tutto simile a quella di un individuo che dorme profondamente e russa; ma il loro tracciato ha parallelamente dimostrato delle modificazioni irrilevanti, ed i segni della depressione della sostanza reticolare non sono apparsi evidenti. Ad ogni paziente Granone aveva rilevato: 1) un tracciato allo stato di veglia nelle derivazioni standard, con prova di arresto, iperpnea e stimolazione luminosa intermittente; 2) un tracciato in ipnosi, leggera e profonda, durante la catalessi con braccia sollevate, durante l’induzione di analgesia e di eventuali sogni ed allucinazioni; 3) un tracciato in regressione d’età, quando possibile; 4) un tracciato durante la deipnotizzazione ed il risveglio; 5) un tracciato in ipnosi cosiddetta «vigile». Considerando i dati discordanti della letteratura e quelli ricavati dalle sue personali esperienze, Granone ne arguisce che le modificazioni EEG dell’ipnosi non sono costanti, o per lo meno lo sono solo in modico grado. Per cui si deve dedurre che parimenti le modificazioni dell’attività nervosa, in ipnosi, dovrebbero essere più limitate che nel sonno comune, qualora si svolgessero nella stessa sede anatomica di questi; e che siano eventual- 22 Caleidoscopio