Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo
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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />
<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />
2. Correlati psico-fisiologici fra sonno<br />
normale e «sonno» ipnotico<br />
Raffronti elettroencefalografici (EEG) fra sonno fisiologico e «sonno»<br />
ipnotico.<br />
La particolare modificazione della coscienza che definiamo ipnosi presenta<br />
sia analogie, sia significative differenze, con il sonno vero e proprio: neurofisiologicamente<br />
gli usuali metodi induttivi di sonno o di ipnosi, provocando<br />
in ambedue i casi rilassamento muscolare e la chiusura degli occhi, facilitano<br />
<strong>una</strong> deafferentazione funzionale, che riduce al minimo lo stato di eccitazione<br />
della sostanza reticolare per riduzione degli impulsi afferenti, attivando<br />
così la creazione di monoideismi plastici (Granone, 1979).<br />
Secondo le correnti ipotesi la veglia sarebbe dovuta a un tonico affluire di<br />
impulsi al diencefalo ed alla corteccia, mentre il sonno sarebbe dovuto ad un<br />
processo di deafferentazione mesencefalica.<br />
Secondo alcuni autori la formazione reticolare, piuttosto che le specifiche<br />
vie sensoriali, sarebbe responsabile del tono centrale (Lugaresi e Pazzaglia, 1971).<br />
Salve di impulsi uguali, ritmicamente ripetute, provenienti dalla periferia<br />
sensitiva, quali, ad esempio, la ripetizione monotona di stimoli vestibolari o<br />
uditivi (il cullamento, il metronomo ecc.), e visive, ritmicamente interrotte<br />
ecc., adoperate per indurre la trance, inibirebbero il sistema reticolare<br />
ascendente, per mezzo di queste strutture antagoniste ipnogene.<br />
Il metodo induttivo lento e ritmico provoca il fenomeno fisiopsicologico<br />
della «habituation», per cui l’organismo si difenderebbe da questo perseverare<br />
continuo di stimoli monotoni, interrompendo col sonno ogni afferenza.<br />
Il metodo induttivo brusco ed autoritario, compresa la tecnica «dinamica»<br />
non verbale (Benemeglio, 1979) provocherebbe invece il blocco delle afferenze<br />
per eccesso di stimoli.<br />
Le concezioni pavloviane del «sonno passivo», dovuto alla soppressione<br />
di <strong>una</strong> determinata quantità di eccitazioni che normalmente giungono agli emisferi<br />
cerebrali e mantengono la veglia; e quella del «sonno attivo», come<br />
processo di inibizione attivamente prodotto dall’arrivo di salve di impulsi<br />
afferenti, continuano ad essere considerate tuttora fondamentalmente valide.<br />
Ma in queste concezioni, invece di riferirsi agli emisferi cerebrali, considerati<br />
come <strong>una</strong> massa omogenea di tessuto nervoso, bisogna riferirsi al<br />
sistema reticolare ascendente, generatore della veglia (la cui inibizione porta<br />
ad <strong>una</strong> deafferentazione e al sonno passivo); e ad un sistema antagonista di<br />
strutture inibitrici, la cui attività tonica manterrebbe attivamente il sonno.<br />
Oggi tutti i fisiologi sono favorevoli all’ipotesi della deafferentazione e<br />
Caleidoscopio<br />
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