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Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />

<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />

Certamente, seguendo i più recenti sviluppi della neurobiologia, è poco<br />

probabile che la mente «totale» (o mente «inconscia») abbia <strong>una</strong> reale specifica<br />

localizzazione anatomica: si preferisce oggi parlare, infatti, di funzioni cerebrali<br />

più che di topismi specifici. Ed è proprio il concetto di «dinamìa» e di<br />

«situactionismo», recentemente sviluppato da Gherardi (1982) che ci sembra<br />

racchiudere implicazioni estremamente interessanti, sia per meglio comprendere<br />

l’affascinante «normalità» del fenomeno ipnosi (Romero, 1960), sia<br />

per cogliere le aperture pragmatiche dell’ipotesi del«cervello destro» come<br />

obbiettivo privilegiato dello sviluppo neuro-psico-fisiologico dell’animale<br />

uomo, impegnato in nuovi orizzonti di creatività (Tolja, 1983)<br />

E’ un dato di fatto, in effetti, che le più grandi realizzazioni artistiche o intuizioni<br />

scientifiche sono avvenute in condizioni di semitrance piuttosto che<br />

quando il ricercatore (artista o scienziato che fosse) era impegnato attivamente<br />

nella ricerca.<br />

L’Ipnosi dunque, come condizione di modificazione «guidata», ma pur<br />

sempre «naturale» dei processi sensoriali, percettivi e psicofisiologici, può<br />

essere a ben vedere riconosciuta concettualmente come il tanto ricercato<br />

anello di congiunzione psicosomatico (Granone, 1979).<br />

E la prova più fantastica è data dalla indiscussa capacità dell’ipnosi di eliminare<br />

o ridurre significativamente il dolore; non solo quello soggettivo sine<br />

materia, ma anche quello oggettivo, da trauma o alterazione organica conclamata<br />

(Melica, 1979; Erickson, 1984; Reitano e Coll., 1980).<br />

L’evidenza sperimentale dell’accresciuta spontanea produzione di endorfine<br />

in stato di ipnosi getta quindi <strong>una</strong> nuova luce sull’ipotesi dell’ipnosi come<br />

stato di coscienza naturale (al pari della veglia, del sonno, dei sogni, del<br />

coma e delle emozioni), caratterizzato da <strong>una</strong> specifica sindrome, nel senso<br />

di insieme di sintomi (o correlati fisiologici), attivabile anche spontaneamente,<br />

purché sussistano alcune semplici particolari condizioni ambientali e/o<br />

relazionali (Sternbach, 1982; Howard, Reardan e Tosi, 1982).<br />

Nel corso dell’esposizione si farà anche cenno di quelle che sono attualmente<br />

le nuove frontiere dell’ipnosi, basandosi non solo sull’inesauribile miniera<br />

clinico-sperimentale di M. Erickson (1978) ma anche sulla neurofisiologia<br />

di Lurija (1974), fino ad arrivare alla comunicazione emozionale ed alla<br />

Programmazione Neurolinguistica (PNL) di Bandler e Grinder (1980, 1982).<br />

Per quanto riguarda le applicazioni cliniche dell’ipnosi, essendo la letteratura<br />

sull’argomento praticamente sterminata, si rimanderà direttamente alla<br />

bibliografia specifica, avendo deciso di privilegiare, in questo studio, il «perché<br />

l’ipnosi funziona» piuttosto che il «che cosa si può fare con l’ipnosi».<br />

18 Caleidoscopio

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