Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo
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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />
<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />
sono il normale correlato fisiologico di specifici stati emozionali: è ipotizzabile<br />
quindi che, nella situazione ipnotica, il soggetto abbia accesso, volontariamente,<br />
anche se inconsapevolmente in termini cognitivi, a circuiti e bottoni<br />
fisiologici che, normalmente, scattano solo in modo automatico (istintivamente<br />
ed istantaneamente) come reazione emozionale ad uno stress specifico<br />
(Selye, 1976).<br />
E lo stesso discorso vale per gli atteggiamenti mentali. L’espansione delle<br />
possibilità di consapevolezza ipnotica (pur se accompagnata da un restringimento<br />
del campo dell’attenzione), comporta infatti la possibilità di accettare<br />
idee normalmente non accettabili o semplicemente mai prese in considerazione;<br />
o, al contrario, permette il rigetto di idee in precedenza considerate<br />
ovvie o desiderabili o già attuate. Riflettendoci, è esattamente ciò che accade<br />
quando siamo in forte stato emozionale: il nostro normale modo di ragionare<br />
può venire sconvolto e, insieme ad uno stato fisico modificato, lo stato<br />
emozionale ci procura un diverso modo di ragionare. Per cui, a livello operativo,<br />
possiamo mettere in atto schemi comportamentali abnormi, inusitati,<br />
dei quali, <strong>una</strong> volta tornati nello stato di coscienza normale, talvolta non<br />
conserviamo traccia cosciente; o dei quali, ritornati «in noi stessi», ci sfugge<br />
comunque la «logica» interna, pur avendoli trovati perfettamente ovvi nel<br />
momento della azione concreta in stato emozionale!<br />
La similitudine tra comportamento in stato ipnotico e comportamento in stato<br />
emozionale può essere pertanto, a nostro avviso, estremamente illuminante.<br />
Come, in stato emozionale, l’individuo può diventare capace di fare (anche<br />
se «involontariamente» e considerandole in quel momento perfettamente<br />
normali) delle cose assurde (sempre nei limiti della sua struttura anatomofunzionale<br />
e nei limiti della sua «cultura», cioè delle nozioni comunque apprese<br />
e della specifica sua capacità elaborativa delle informazioni); così,<br />
mentre è ipnotizzato, un individuo può espandere, verso il più o verso il meno,<br />
i suoi modelli comportamentali (non solo fisiologici) senza peraltro dover<br />
preventivamente passare per lo s c h o c k psico-fisiologico che, inesorabilmente,<br />
ogni stress emozionale comporta.<br />
D’altra parte, sia in stato ipnotico che in stato emozionale, il comportamento<br />
dell’individuo può destrutturarsi e ristrutturarsi rapidamente, in conseguenza<br />
di fattori induttivi anche apparentemente deboli; ma non per<br />
questo l’individuo perde la capacità di mettere in atto, in tutto o in parte,<br />
schemi di comportamento normali.<br />
E qui non può sfuggire l’analogia, oltre che con gli stati emozionali, con le<br />
condizioni psicopatologiche anche le più gravi.<br />
In definitiva, dunque, sembra che durante lo stato ipnotico il soggetto abbia<br />
la possibilità di accedere ai meccanismi tipici sia della follia che dello stato<br />
emozionale: e ciò sia sul piano neurofisiologico che psicobiologico, con<br />
possibilità di regressione a livelli arcaici di comportamento e di rapporto che<br />
pongono interessanti interrogativi non solo sul ruolo ontogenetico dell’ipno-<br />
16 Caleidoscopio