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Italiano L'ipnosi: una introduzione psicofisiologica - Cavallaro Evaldo

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<strong>Cavallaro</strong> E. L’ipnosi:<br />

<strong>una</strong> <strong>introduzione</strong> <strong>psicofisiologica</strong><br />

Per l’ipnosi, come per tutte le cose poco conosciute, esistono d’altra parte<br />

due atteggiamenti antitetici: da un lato quello entusiastico di chi vi vede la<br />

panacea per tutti i mali e le attribuisce poteri quasi miracolistici; dall’altro<br />

quello degli oppositori per principio che, sotto <strong>una</strong> molteplicità di vesti e con<br />

eterogenee argomentazioni, si scagliano contro <strong>una</strong> tecnica che, se ben usata,<br />

magari integrandola con altri trattamenti più propriamente medici o psicologici,<br />

può dare risultati veramente brillanti già dopo poche sedute.<br />

Non esiste però la possibilità di ottenere, nonostante qualche isolata<br />

testimonianza, risultati veramente duraturi dopo <strong>una</strong> sola seduta ipnotica:<br />

un certo tempo è infatti indispensabile perché alcuni fenomeni si verifichino,<br />

si attenuino o scompaiano definitivamente. Naturalmente è però possibile<br />

produrre, in pochi minuti, <strong>una</strong> leggera anestesia o anche delle allucinazioni<br />

molto vivide: ed è quello che fanno, normalmente, gli ipnotizzatori da spettacolo.<br />

Ma quando si utilizza l’ipnosi come tecnica terapeutica per la rimozione<br />

dei sintomi psicosomatici; o a sostegno della volontà nei problemi esistenziali;<br />

o per liberarsi dal vizio del fumo o del bere; o per vincere la balbuzie o<br />

l’insonnia; o per superare l’insicurezza o la timidezza; o per certi problemi<br />

sessuali di origine psicologica; o per combattere l’ansia che porta, per esempio,<br />

a mangiare disordinatamente; o per controllare l’incontinenza urinaria;<br />

o per anestetizzarsi contro i dolori cronici o anche acuti; o per vivere senza<br />

sofferenza fisica ed in piena coscienza il momento del parto; ed in molti altri<br />

casi ancora, i risultati sono sì veramente sorprendenti, ma difficilmente ottenibili<br />

o mantenibili dopo <strong>una</strong> sola seduta (Crasilneck e Hall, 1977).<br />

Comunque, per poter utilizzare l’ipnosi come metodo terapeutico, per<br />

prima cosa bisogna essere in grado di ipnotizzare. Questa ovvia affermazione<br />

è, in realtà, il maggiore ostacolo ad <strong>una</strong> sua più ampia diffusione: perché,<br />

oltre alla tecnica appropriata al soggetto e alla situazione, occorre che l’ipnologo<br />

possegga e dimostri <strong>una</strong> notevole dose di sicurezza.<br />

Volontà di riuscire e sicurezza, però, non sono requisiti molto comuni. E<br />

ciò spiega perché, nonostante tutti siano teoricamente in grado di ipnotizzare,<br />

conoscendo le tecniche, ben pochi sono concretamente in grado di farlo in<br />

modo efficiente (Pavesi e Mosconi, 1974).<br />

Un altro luogo comune è che i soggetti ipnotizzabili siano persone deboli o<br />

impressionabili o poco intelligenti: è vero esattamente il contrario in quanto,<br />

per poter instaurare un rapporto ipnotico, il soggetto deve essere dotato di<br />

sufficiente fantasia ed intelligenza per comprendere, ed eventualmente<br />

eseguire, le suggestioni che gli vengono proposte (Semerari e Dell’Orbo, 1985).<br />

L’ipnosi sembra utilizzare, inoltre, un processo di funzionamento della<br />

nostra psiche assolutamente naturale (esattamente come le emozioni o il<br />

sogno o il sonno); e, anche se in genere deve essere innescata da un’altra persona<br />

(l’ipnologo), essa è essenzialmente «autogena», si genera cioè da sé: potremmo<br />

anzi addirittura affermare che tutta l’ipnosi in fondo non è che Autoipnosi.<br />

L’ipnosi terapeutica potrebbe rientrare dunque nel campo dei me-<br />

Caleidoscopio<br />

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