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Promuovere il benessere a scuola

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Spesso le cause alla base di un clima critico non sono semplici da ricostruire;<br />

tuttavia, una volta che le situazioni si sono inasprite è probab<strong>il</strong>e<br />

che nel gruppo si manifestino: (COLLEGARE LA SLIDE N° 4) Alcune<br />

particolari disfunzioni nella comunicazione sono <strong>il</strong> risultato di un pensiero<br />

anomalo sul gruppo: “le dinamiche riguardano solo alcune persone”, “è<br />

sempre meglio farsi gli affari propri”, “certi avvenimenti ormai mi lasciano<br />

indifferente”, “<strong>il</strong> rapporto con i colleghi è sempre e comunque diffic<strong>il</strong>e”,<br />

etc. Può spuntare anche <strong>il</strong> fantasma ossessivo del controllo istituzionale,<br />

che induce <strong>il</strong> gruppo ad un funzionamento apparente, dove ognuno<br />

fa <strong>il</strong> proprio dovere svolgendo i propri compiti in modo circoscritto e perdendo<br />

la visione d’insieme.<br />

Per costruire un programma di gestione delle conflittualità è necessario<br />

acquisire una serie di elementi che fanno riferimento alla sfera<br />

personale e alla dimensione interpersonale degli individui coinvolti. Il<br />

primo obiettivo è quello di sgombrare <strong>il</strong> campo dalle fantasie, dalle costruzioni<br />

immaginarie che fioriscono intorno alle relazioni interpersonali e<br />

che vanno ad alimentare conflitti, pettegolezzi e paranoie.<br />

Il <strong>benessere</strong> di un’organizzazione è indicato dalla percezione collettiva del<br />

contesto lavorativo (Clima organizzativo). L’individuo percepisce <strong>il</strong><br />

clima attraverso la sua personalità ed esperienza. Il clima all’interno di un<br />

team arriva prima o poi ad incidere o a ridefinire le priorità organizzative;<br />

nel caso di una <strong>scuola</strong> può influire sul <strong>benessere</strong> dei bambini e sulla qualità<br />

educativa. Affinchè si possano analizzare le dinamiche del gruppo e <strong>il</strong><br />

suo funzionamento occorre che le persone si mettano in discussione singolarmente,<br />

senza la forza “coercitiva” che può venire da un gruppo sofferente,<br />

con l’obiettivo di rendere chiari i propri bisogni e acquisire<br />

una maggiore consapevolezza del contributo personale allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

delle dinamiche relazionali.<br />

Alcune considerazioni di fine intervento:<br />

L’esistenza di un conflitto ormai a scena aperta, consolidatosi nel tempo,<br />

non lascia molto spazio a ipotesi “creative” di soluzione; la possib<strong>il</strong>ità<br />

messa in luce dal gruppo, di un confronto aperto e leale tra le parti alla<br />

presenza di una figura istituzionale non è, allo stato dei fatti, una via<br />

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