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Promuovere il benessere a scuola

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“patologia” dei rapporti di convivenza, o, per dirla con Foulkes (1976),<br />

come una psicopatologia sociale. Tutti i contesti della socialità non sono<br />

solo spazi in cui si svolgono certe attività, ma rappresentano innanzitutto<br />

l’espressione del sentimento di “appartenenza” (Dominici, Montesarchio,<br />

2003). Il luogo di lavoro diventa un sistema d’appartenenza, che si costituisce<br />

attorno alle dimensioni affettive e simboliche della relazione (Carli,<br />

1993). Ciò comporta la simbolizzazione in ottica fam<strong>il</strong>istica del posto di<br />

lavoro. Quanti Dirigenti proclamano: “Questa <strong>scuola</strong> è una grande famiglia!”;<br />

in genere sono le scuole dove si vive <strong>il</strong> maggior disagio.<br />

Alla base del contesto organizzativo, secondo la teoria di Carli, troviamo<br />

le seguenti categorie emozionali, che hanno la funzione di proteggere <strong>il</strong><br />

gruppo dall’esterno, e di mantenere una coesione/collusione spesso patologica:<br />

– l’estraneo è vissuto come un nemico, pericoloso nella sua alterità;<br />

l’amico non viene realmente conosciuto, ma dato per scontato;<br />

– tutto quello che non è fam<strong>il</strong>iare viene espulso dal sistema e connotato<br />

negativamente, ciò che è considerato “amico” viene incluso e percepito<br />

come buono.<br />

È ipotizzab<strong>il</strong>e che si stia verificando, a livello macrosociale, un fallimento<br />

della collusione tra <strong>il</strong> singolo e l’azienda, nel nostro caso la <strong>scuola</strong>, la<br />

cui simbolizzazione condivisa come “madre accudiente” si scontra ormai<br />

con una realtà di “cambiamento”, divenuto un obiettivo da perseguire<br />

come valore.<br />

Una possib<strong>il</strong>e via di uscita da questa situazione di sofferenza è un intervento<br />

che si proponga di modificare questa rappresentazione sociale destrutturando<br />

le categorie emozionali attraverso una formazione di natura psicosociale,<br />

una formazione non data a priori, e quindi “agita”, ma pensata sulle<br />

dinamiche affettive del contesto specifico. In questo senso la formazione è<br />

in primo luogo intervento sulla cultura dell’organizzazione, sui suoi valori,<br />

sui suoi modelli espliciti ed impliciti di riferimento e di comportamento,<br />

sui significati consapevoli e non, che caratterizzano la vita relazionale e<br />

l’esperienza professionale nei contesti di lavoro. Per questi motivi la comprensione<br />

e l’esplorazione delle culture di un’organizzazione è <strong>il</strong> primo<br />

momento dell’intervento psicosociale. Attraverso la cosiddetta analisi della<br />

domanda si esplora <strong>il</strong> clima organizzativo e la dinamica dei ruoli, e s’indaga<br />

sulla reale disponib<strong>il</strong>ità a realizzare la richiesta formativa.<br />

Il modello psicosociale a cui si fa riferimento si compone di diverse fasi<br />

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