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Rivalutare il terziario: - Unione Commercianti di Piacenza

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GIOVANNI STRUZZOLA<br />

Direttore<br />

<strong>Unione</strong> <strong>Commercianti</strong> <strong>di</strong> <strong>Piacenza</strong><br />

ER DU IBT RO IRC I A L E<br />

<strong>Rivalutare</strong> <strong>il</strong> <strong>terziario</strong>:<br />

occupazione e vere<br />

liberalizzazioni<br />

per la crescita<br />

Stiamo assistendo ai primi effetti sortiti dalla “terapia d’urto” della manovra del Governo del<br />

Prof. Mario Monti e qualcosa nel campo finanziario possiamo <strong>di</strong>re è migliorato.<br />

Lo “spread” con i titoli della Germania è sceso in modo sensib<strong>il</strong>e, ma soprattutto stab<strong>il</strong>e<br />

attorno ai trecento punti, segno <strong>di</strong> una ripresa <strong>di</strong> fiducia negli investitori stranieri nei confronti<br />

dell’Italia.<br />

Però, c’è un però, in Italia ci sono ancora due o tre punti focali che sono rinviati od affrontati<br />

con estrema timidezza oppure sui quali chi ci governa preferisce girare attorno come sulle<br />

belle giostre tanto amate dai bambini.<br />

Uno dei punti rinviati è rappresentato dal costo del lavoro che rimane eccessivo e fuori<br />

mercato. Pertanto, per contenere gli effetti negativi della recessione ed in modo particolare<br />

sull’occupazione in essere e su quella futura soprattutto giovan<strong>il</strong>e non è possib<strong>il</strong>e ignorare<br />

l’elevato onere <strong>di</strong> tale costo per le imprese.<br />

Quin<strong>di</strong> per far ripartire l’economia e ridare vitalità al mercato del lavoro è in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

alleggerire <strong>il</strong> carico che grava sulle imprese, intervenendo su oneri e contributi che costituiscono<br />

forme <strong>di</strong> solidarietà impropria tra settori economici.<br />

Oltre alla riforma sul mercato del lavoro, perciò è necessario rivalutare <strong>il</strong> ruolo e le potenzialità<br />

del <strong>terziario</strong>, del turismo e dei servizi <strong>di</strong> mercato che negli ultimi anni ha garantito la<br />

crescita occupazionale, assorbendo lavoratori espulsi dagli altri settori.<br />

Non in<strong>di</strong>viduiamo come problema primario la flessib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> entrata nel mondo del lavoro<br />

anche se lo riteniamo importante; per i settori che rappresentiamo mal si adattano però<br />

“soluzioni preconfezionate” che debbano valere per tutte le tipologie contrattuali e per i<br />

<strong>di</strong>versi settori economici. Infatti <strong>il</strong> commercio, <strong>il</strong> turismo ed i servizi hanno necessità occupazionali<br />

fisiologicamente legate a fattori temporanei.<br />

L’imperativo oggi vigente <strong>di</strong> accrescere le opportunità occupazionali sarà possib<strong>il</strong>e da realizzare<br />

solo se si allineerà la domanda e l’offerta <strong>di</strong> lavoro, facendo crescere la professionalità<br />

attraverso percorsi <strong>di</strong> orientamento verso le figure ricercate dal mercato del lavoro e<br />

favorendo gli investimenti nella formazione.<br />

A tutto questo occorre aggiungere la conferma dell’appren<strong>di</strong>stato, uno strumento fondamentale<br />

per l’ingresso e la permanenza dei giovani nel mondo del lavoro ed <strong>il</strong> mantenimento<br />

degli ammortizzatori sociali in deroga.<br />

Certo è un momento <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e dell’economia e delle nostre imprese, ma superarlo è d’obbligo<br />

e lo si potrà fare con l’aiuto delle vere liberalizzazioni, perché oggi è bene ricordarlo, gli<br />

unici che hanno pagato sono stati gli operatori del <strong>terziario</strong> che con la Legge Bersani, nel<br />

1998, hanno visto azzerare tutto <strong>il</strong> proprio settore, mentre altri, troppi, potevano continuare<br />

a vivere senza che nulla cambiasse.<br />

C’è necessità <strong>di</strong> cambiamento e <strong>di</strong> equità se non vogliamo vedere le nostre aziende scivolare<br />

lentamente nel baratro e <strong>di</strong> conseguenza vedere impoverire sempre più le nostre città<br />

che dei nostri negozi se ne fregiano come gioielli.<br />

apr<strong>il</strong>e 2012 5

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