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Partendo qu<strong>in</strong>di dalla premessa che <strong>il</strong> consumo di pesce riduce <strong>il</strong> rischio di morte improvvisa,<br />
questo recentissimo studio si è prefisso di dimostrare l'esistenza di una <strong>in</strong>terrelazione<br />
fra consumo di pesce e frequenza cardiaca.<br />
Lo studio è stato condotto su quasi 10.000 soggetti di sesso masch<strong>il</strong>e fra i 50 ed<br />
i 59 anni non coronaropatici reclutati <strong>in</strong> Francia ed a Belfast, Irlanda dal 1991 al<br />
1993. La frequenza cardiaca e <strong>il</strong> rischio di coronaropatia sono stati confrontati fra<br />
quattro categorie di consumatori di pesce e cioè: 1) meno di una volta per settimana<br />
(2662 soggetti) 2) una volta la settimana (4576 soggetti) 3) due volte per<br />
settimana (1964 soggetti) e 4) più di due volte per settimana (<strong>556</strong> soggetti). Dallo<br />
studio dei prof<strong>il</strong>i lipidici di questi soggetti è risultato che i livelli di acido eicosapentaenoico,<br />
di acido docosaesaenoico e di acidi grassi pol<strong>in</strong>saturi totali andavano<br />
crescendo con <strong>il</strong> consumo di pesce che trigliceridi, pressione arteriosa sistolica<br />
e pressione arteriosa diastolica risultavano più bassi e i livelli di colesterolo<br />
HDL più alti nei consumatori di pesce rispetto ai non consumatori, ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />
che la frequenza cardiaca andava dim<strong>in</strong>uendo via via che <strong>il</strong> consumo di pesce aumentava;<br />
e questa dim<strong>in</strong>uzione è risultata statisticamente signìficativa.<br />
Gli autori concludono che <strong>il</strong> consumo di pesce riduce la frequenza cardiaca nell'uomo e<br />
che dal momento che la frequenza cardiaca elevata si associa al rischio di morte improvvisa,<br />
questa riduzione può spiegare, almeno <strong>in</strong> parte, la dim<strong>in</strong>uizione del rischio di<br />
morte improvvisa nei consumatori di pesce.<br />
Questa conferma è, a nostro avviso, molto <strong>in</strong>teressante e veramente preziosa per <strong>il</strong> medico<br />
pratico <strong>in</strong> quanto consente ad un semplice <strong>in</strong>tervento dietetico mirato di ovviare,<br />
almeno <strong>in</strong> parte, ai rischi dì una ridotta compliance del paziente alle s<strong>in</strong> troppe terapie<br />
farmacologiche oggi imposte dalle varie l<strong>in</strong>ee guida.<br />
Valore prognostico del monitoraggio ambulatoriale della pressione<br />
arteriosa nei pazienti <strong>in</strong> trattamento antipertensivo.<br />
Prognostic value of ambulatory blood-pressure record<strong>in</strong>gs <strong>in</strong><br />
patients with treated hypertension.<br />
Clement DL De Buyzere ML De Bacquer DA et al.<br />
N Engl J Med 2003 ; 348: 2407-2415<br />
Puntuale come sempre, ci giunge dal NEJM un recentissimo contributo alla soluzione di<br />
uno dei più controversi problemi nel campo della prevenzione delle malattie cardiovascolari,<br />
quello del reale valore prognostico del monitoraggio ambulatoriale della pressione<br />
arteriosa. E non a caso questo prezioso contributo proviene da uno studio condotto sul<br />
territorio con una metodica non <strong>in</strong>vasiva che è ormai da tempo a disposizione di tutti.<br />
Partendo dal dato che s<strong>in</strong>ora non è certo che <strong>il</strong> monitoraggio per 24 ore della<br />
pressione arteriosa <strong>in</strong> pazienti ipertesi, sotto trattamento, sia predittivo di eventi<br />
cardiovascolari <strong>in</strong>dipendentemente dalle tradizionali misurazioni della pressione<br />
arteriosa effettuate nello studio del medico e dagli altri fattori di rischio cardiovascolare,<br />
gli autori hanno studiato <strong>in</strong> circa 2000 pazienti con un follow-up medio<br />
di 5 anni l'associazione fra i livelli ambulatoriali di base della pressione arteriosa<br />
e gli eventi cardiovascolari successivi.<br />
In questo ampio gruppo di soggetti sono stati documentati 157 eventi cardiovascolari,<br />
comprendenti <strong>in</strong>farto miocardico fatale e non fatale, ang<strong>in</strong>a pectoris, <strong>in</strong>terventi<br />
di rivascolarizzazione miocardica, morte improvvisa, scompenso cardiaco, stroke fatale<br />
e non fatale. Con l'analisi statistica di Cox, i dati sono stati corretti per i più comuni<br />
fattori di rischio cardíovascolare: età, sesso, fumo, diabete mellito, colesterole-<br />
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