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4<br />

Editoriale<br />

Una nuova terapia?<br />

C. Fernandez<br />

È sempre più evidente <strong>il</strong> contrasto tra la velocità esasperata dell’attuale evoluzione tecnologica, che ci <strong>in</strong>duce a<br />

ritenere imm<strong>in</strong>enti nuove soluzioni più o meno radicali per ogni cosa nonché per quanto attiene al problema<br />

“malattie”, e la proposta, apparentemente statica di Wald e Law (1), che, per tentare di risolvere la prevenzione<br />

sia della patologia cardiovascolare che della malattia conclamata, fa ricorso, anche se <strong>in</strong> modo diverso, a<br />

quanto è <strong>in</strong> atto <strong>in</strong> nostro possesso ed a quanto usiamo ogni giorno, su migliaia e migliaia di pazienti.<br />

Non possiamo e non dobbiamo entrare qui nel merito e nella sostanza della proposta: ci limitiamo a sottol<strong>in</strong>eare<br />

che <strong>in</strong> essa si possono cogliere elementi anticipanti e stimolanti una possib<strong>il</strong>e prossima-futura rivoluzione del nostro<br />

modo di pensare e qu<strong>in</strong>di poi, per conseguenza, del nostro modo di agire.<br />

Sono molti anni che <strong>il</strong> progresso scientifico <strong>in</strong> campo medico marcia lungo schemi razionali severissimi, sottomessi<br />

alla necessità d’aver prove def<strong>in</strong>ite e cont<strong>in</strong>ue: 1) delle capacità diagnostiche; 2) della validità degli <strong>in</strong>terventi<br />

che si possono effettuare e 3) dell’efficacia terapeutica dei farmaci che ut<strong>il</strong>izziamo.<br />

È probab<strong>il</strong>e che i limiti che non riusciamo a valicare, quelli relativi alla <strong>in</strong>sorgenza delle pr<strong>in</strong>cipali malattie (malattie<br />

cardiovascolari e malattie neoplastiche), specie nei paesi occidentali, ovverosia <strong>in</strong> quei paesi ove è più avanzata<br />

la ricerca, questi limiti, almeno al momento <strong>in</strong>valicab<strong>il</strong>i, abbiano <strong>in</strong> qualche modo tarpato le ali al pensiero<br />

parallelo alla scienza, costr<strong>in</strong>gendoci a pensare solo lungo quelli che sono i b<strong>in</strong>ari tradizionali.<br />

Le uniche novità, da qualche anno a questa parte, sono suggerite dalle ipotesi genetiche verso le quali <strong>il</strong> ricercatore<br />

nutre un certo timore <strong>in</strong> quanto, almeno all’<strong>in</strong>izio, sa già che avrà grandi difficoltà a combattere le anomalie<br />

dalle quali nasce o può nascere la patologia e qu<strong>in</strong>di la malattia. In ogni modo, <strong>in</strong> atto l’evento patogeno<br />

è spesso affrontato contemporaneamente con <strong>il</strong> farmaco e/o con l’<strong>in</strong>tervento chirurgico, protesico o meno:<br />

l’ipotesi di un fattore dom<strong>in</strong>ante, nuovo, non collegab<strong>il</strong>e (<strong>in</strong> quanto genetico) al tradizionale rapporto causa-effetto,<br />

potrebbe determ<strong>in</strong>are <strong>il</strong> crollo delle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite certezze alle quali ci siamo sempre appoggiati e sulle quali si è<br />

f<strong>in</strong> qui basata qualunque ricerca e/o “conquista” scientifica. Anche <strong>in</strong> questa condizione si <strong>in</strong>tuiscono nuovi elementi<br />

“rivoluzionari” <strong>in</strong> genere poco chiari e comunque destab<strong>il</strong>izzanti.<br />

Infatti, negli ultimi 50 anni <strong>il</strong> clima di certezze ha allontanato queste ipotesi “rivoluzionarie” dando al mondo<br />

scientifico serenità e basi stab<strong>il</strong>i con profonde ripercussioni anche a livello socio-economico nonché <strong>in</strong>dustriale.<br />

Nella proposta di Wald e Law (1), <strong>in</strong> un certo senso rivoluzionaria, si possono cogliere analoghe componenti destab<strong>il</strong>izzanti<br />

sia sul piano morale sia economico e ci sembra possa <strong>in</strong>durci ad una rivisitazione dei rapporti causa-effetto<br />

costr<strong>in</strong>gendoci <strong>in</strong>direttamente ad ipotizzare nuove forme di difesa, ovviamente mutando completamente<br />

l’approccio medico alla malattia conclamata o presunta.<br />

La proposta come tale non credo sia possib<strong>il</strong>e cest<strong>in</strong>arla a priori, ma ritengo sia necessario valutarla per quello<br />

che è, quale novità, ed analizzarla f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo nella speranza che ci aiuti a trovare nei pazienti non una massa<br />

omogenea di <strong>in</strong>dividui da curare sic et simpliciter, ma un s<strong>in</strong>golo uomo che quasi sempre è quella persona<br />

che si presenta nel nostro ambulatorio per esser aiutata a superare la “sua” malattia.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. A strategy to reduce cardiovascular disease by more than 80%. N J Wald, M R Law. BMJ 2003;326,1419-24.

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