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40<br />

Giornale Italiano di Cardiologia Pratica<br />

It J Practice Cardiol<br />

Dicembre 2003<br />

m<strong>in</strong><strong>il</strong>i di ostacolare la comparsa e la<br />

progressione dell’arteriosclerosi coronarica<br />

(1).<br />

Inut<strong>il</strong>e nascondere che per ciascuno di<br />

noi questa smentita è arrivata come<br />

una doccia fredda, che ha peraltro reso<br />

ancora più <strong>in</strong>teressante l’approfondimento<br />

di quello che comunque rimane<br />

un aspetto fondamentale della prevenzione<br />

delle malattie cardiovascolari, come<br />

è stato opportunamente puntualizzato<br />

su “Cardiologia Extraospedaliera”<br />

da un recente <strong>in</strong>tervento di Maria Grazia<br />

Modena (2).<br />

Scrivono G.Jackson e S.Palacios sull’autorevole<br />

European Heart Journal che<br />

cardiologi e g<strong>in</strong>ecologi sono figure specialistiche<br />

che di rado collaborano strettamente,<br />

e che <strong>il</strong> tentativo di stab<strong>il</strong>ire<br />

questo legame di collaborazione sta diventando<br />

sempre più impellente (3).<br />

Ebbene, da noi <strong>in</strong> Toscana questo legame<br />

esiste da tempo, e più di una volta<br />

avevamo affrontato <strong>in</strong>sieme questo argomento<br />

giungendo alla conclusione<br />

che non tutte le terapie ormonali sostitutive<br />

sono uguali; ma da questo al sospettare<br />

che <strong>il</strong> famoso “cerotto” peggiorasse<br />

addirittura la situazione, tanta<br />

è la differenza.<br />

E <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, a gettare altra benz<strong>in</strong>a sul fuoco<br />

del nostro comune <strong>in</strong>teresse su questo<br />

argomento, è giunto puntualissimo<br />

un recente editoriale di Pier Luigi Prati<br />

su “Cuore e Salute”, nel quale, a sottol<strong>in</strong>eare<br />

ulteriormente l’importanza dell’argomento,<br />

è stata addirittura co<strong>in</strong>volta<br />

la copert<strong>in</strong>a, con la splendida immag<strong>in</strong>e<br />

della “femme a l’ombrelle” di<br />

Claude Monet, e l’allarmante quesito:<br />

“Menopausa, cuore e cerotto: addio<br />

speranze?” (4).<br />

Fatte queste doverose premesse, cerchiamo<br />

di riep<strong>il</strong>ogare la situazione, non<br />

voglio dire con delle certezze, perché<br />

purtroppo, come è ben noto, la medic<strong>in</strong>a<br />

non è una scienza esatta, e qu<strong>in</strong>di<br />

noi medici non abbiamo mai certezze;<br />

ma almeno con dei punti fermi.<br />

Le malattie cardiovascolari rappresentano<br />

la pr<strong>in</strong>cipale causa di morte nelle<br />

donne <strong>in</strong> post-menopausa. Alla base di<br />

questo dato <strong>in</strong>controvertib<strong>il</strong>e la constatazione<br />

che le modificazioni ormonali<br />

cui la donna va <strong>in</strong>contro <strong>in</strong> questo periodo<br />

sono alla base dell’<strong>in</strong>cremento<br />

dei fattori di rischio cardiovascolare. In<br />

altre parole, quello della donna è <strong>il</strong><br />

cuore di una specie protetta per un fenomeno<br />

f<strong>in</strong>alisticamente ut<strong>il</strong>e alla procreazione<br />

ed al mantenimento della<br />

specie. La protezione è di natura ormonale,<br />

<strong>il</strong> cosiddetto ombrello estrogenico,<br />

e si <strong>in</strong>terrompe con la menopausa.<br />

A conferma dell’efficienza dell’ombrello<br />

estrogenico, <strong>il</strong> dato statistico che,<br />

prima dei 55 anni, la mortalità masch<strong>il</strong>e<br />

per coronaropatia è quattro volte superiore<br />

a quella femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, e, anche se<br />

altri importanti fattori di rischio, <strong>in</strong> prima<br />

l<strong>in</strong>ea fumo e diabete, sono capaci<br />

di rompere ombrelli e protezioni sia<br />

nell’uomo che nella donna, questo fondamentale<br />

dato epidemiologico non<br />

ne viene scosso.<br />

Acquisito qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> dato (ripeto che<br />

non voglio dire “la certezza” per i motivi<br />

detti prima) che, superata l’età fert<strong>il</strong>e,<br />

la donna vada perdendo <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio<br />

della protezione dalla coronaropatia,<br />

è divenuta spontanea la sp<strong>in</strong>ta a<br />

valutare l’efficacia della terapia ormonale<br />

sostitutiva, effettuata <strong>in</strong> genere<br />

da noi per via transdermica con i famosi<br />

cerotti, e per via orale negli Stati<br />

Uniti; e i risultati molto positivi di diversi<br />

studi osservazionali comparsi a<br />

partire dagli anni ’60, avevano portato<br />

a concludere molto euforicamente<br />

che gli estrogeni, ormoni femm<strong>in</strong><strong>il</strong>i per<br />

eccellenza, rappresentano <strong>il</strong> farmaco<br />

più efficace per <strong>il</strong> cuore della donna <strong>in</strong><br />

menopausa.<br />

Ma tutte queste ricerche erano di tipo<br />

osservazionale, cioè condotte senza <strong>il</strong><br />

gruppo di controllo, ed è evidente che<br />

le conclusioni degli studi controllati,<br />

cioè randomizzati, sono ben più affidab<strong>il</strong>i<br />

o credib<strong>il</strong>i di quelle degli studi osservazionali.<br />

E sono appunto le conclusioni<br />

del più recente studio controllato<br />

“Women’s Health Initiative”, che hanno<br />

dato l’ultima spallata alla <strong>il</strong>lusione che la<br />

terapia ormonale sostitutiva fosse capace<br />

di prevenire la malattia coronarica

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