Scarica il documento in formato pdf (556 KB) - ANCE

Scarica il documento in formato pdf (556 KB) - ANCE Scarica il documento in formato pdf (556 KB) - ANCE

ancecardio.it
from ancecardio.it More from this publisher
22.05.2013 Views

A. Poli Dipartimento di Scienze Farmacologiche - Università di Milano Corresponding author: Andrea Poli Tel. 02 763995 - 335 431112, E-mail poli.nfi@tin.it L’idea della “Polypill” di Wald e Law si basa su alcuni concetti fondamentalmente condivisibili, ma trae conclusioni probabilmente ottimistiche sull’ampiezza della possibile efficacia preventiva di questo nuovo approccio farmacologico. L’assunto teorico principale che sottende alla possibilità di trattare uno (o più) fattori di rischio di una qualunque patologia, in una popolazione, senza decidere caso per caso l’opportunità del trattamento, sta, oltre che nella dimostrazione del vantaggio del trattamento in termini di riduzione degli eventi, nella struttura della relazione tra i due parametri rilevanti, e cioè il livello del fattore di rischio e la probabilità che vi è associata di incorrere nella patologia considerata. Se tale relazione è curvilinea, continua e crescente, senza livelli “soglia” e senza, in particolare, conformazioni a “J” che possano far ipotizzare un aumento della probabilità di malattia associato alla riduzione del livello del fattore di rischio oltre certi livelli, almeno in alcuni dei candidati al trattamento, anche un intervento “generalizzato” di controllo può essere teoricamente ipotizzato. Poiché nel caso della colesterolemia e della pressione arteriosa tali assunti sono verificati, è presumibile che ogni intervento di riduzione combinata della colesterolemia e della pressione arteriosa, nell’intera popolazione, si associerà ad una riduzione del rischio cardiovascolare. Sulla base dei più recenti dati disponibili, invece, il trattamento con acido folico non ridurrebbe l’incidenza degli eventi cardiovascolari nel tempo (1), anche se ridurrebbe, come atteso, i livelli plamatici di omocisteina, che costituiscono, come è noto, un determinante del rischio cardiovascolare; l’acido folico andrebbe pertanto cautelativamente eliminato dalla formulazione della Polypill. Difficile è anche concordare con la stima del vantaggio preventivo che Wald e Law attribuiscono alla Polypill stessa. Tale stima, tenendo conto dell’amplissima diffusione del prodotto immaginata dagli autori, dovrebbe essere, infatti, estremamente conservativa, e non estrapolata dai dati disponibili sulla base di assunzioni non provate. Il vantaggio del trattamento con statine dovrebbe pertanto essere valutato nell’ambito del 30-35% rilevato nei trials clinici pubblicati, per esempio; va anche sottolineato, inoltre, che la sinergia tra l’effetto di antiipertensivi, ipocolesterolemizzanti ed antiaggreganti, ancorché razionalmente ipotizzabile, va testata in studi di intervento controllati, e non può attualmente essere considerata provata. Una considerazione generale è poi che è altamente improbabile immaginare di ridurre di oltre l’80% le complicanze vascolari dell’aterosclerosi incidendo solamente, anche se efficacemente, sulla colesterolemia LDL, sulla pressione arteriosa, sulle vie dell’aggregazione piastrinica mediate dalla ciclossigenasi mediante l’aspirina a basso dosaggio. La fisiopatologia della malattia aterosclerotica si va, infatti, sempre più delineando come un processo molto complesso, nel quale entrano naturalmente anche aspetti di natura genetica, che difficilmente si può pensare di “ridurre” concettualmente a un’interazione tra i tre fattori ricordati. In sintesi, Polypill può essere considerato un approccio pragmatico, e forse percorribile, alla prevenzione delle complicanze della malattia aterosclerotica nella popolazione generale; la stima dei suoi benefici appare tuttavia ottimistica, e dovrà comunque sottostare al vaglio sperimentale prima che se ne possa ipotizzare un’applicazione su larga scala. BIBLIOGRAFIA 1. Liem A, Reynierse-Buitenwerf GH, Zwinderman AH et al. Secondary prevention with folic acid: effects on clinical outcomes. J Am Coll Cardiol. 2003;41:2105-13. 19

20 S. Savonitto (su incarico del Prof. Fausto Rovelli) Ospedale Niguarda Ca’ Granda - Dipartimento Cardiologico “Angelo De Gasperis” Corresponding author: Stefano Savonitto I Divisione di Cardiologia Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 Milano Tel. 335 6056565, Fax 02 6883804 L’articolo, ma soprattutto il concetto sono interessanti, anzi rivoluzionari. Decisamente rivoluzionario è il concetto espresso nelle conclusioni dell'’articolo che "…è ora di mettere da parte l’opinione che occorre misurare i fattori di rischio cardiovascolare e intervenire nel caso questi siano anormali. Piuttosto, bisognerebbe riconoscere che nella società occidentale i fattori di rischio sono generalmente elevati, dimodoché ognuno è a rischio...”. La strategia proposta è quella di trattare tutti i soggetti di età superiore ai 55 anni più quelli che abbiano già avuto un evento cardiovascolare con una singola pillola che contenga piccole dosi di aspirina, atenololo, un tiazidico, enalapril, atorvastatina e acido folico. Il tutto indipendentemente dai livelli dei fattori di rischio e senza o con pochissimi controlli. Tutti i componenti della “polipillola” sono supersperimentati, ben tollerati e di poco prezzo perché fuori brevetto. Il beneficio atteso calcolato dagli autori è enorme e scarsamente modificato dalla mancanza di uno o due elementi della “polipillola”. L’articolo è ben documentato e basato su solide stime statistiche dei benefici dei singoli ingredienti e delle loro combinazioni. C’è da essere entusiasti o scettici riguardo a questa proposta? Per almeno quattro di queste componenti il discorso non è nuovo, pur con qualche distinguo: per quanto riguarda l’aspirina e i betabloccanti, essi sono uniformemente accettati in prevenzione secondaria, mentre il rapporto rischio/beneficio in prevenzione primaria è dubbio; per quanto riguarda le statine, il beneficio sembra essere indipendente dai livelli basali di colesterolo e dalla storia cardiovascolare; per gli ACEinibitori esistono dimostrazioni di un effetto indipendente dai valori pressori e dalla presenza di scompenso cardiaco. Minore è l’evidenza per i diuretici tiazidici e per l’acido folico: tuttavia, secondo l’analisi di Wald e Law, anche togliendo qualcuna delle componenti (o togliendo l’aspirina che può creare qualche problema di tollerabilità ed emorragie gravi) il beneficio residuo sarebbe comunque enorme. Secondo gli autori, il beneficio ottenibile dai singoli componenti sarebbe additivo, e il beneficio atteso è una riduzione di eventi cardiovascolari dell’ordine dell’80% il che, in termini numerici, andrebbe però dimostrato da adeguate sperimentazioni controllate. Poiché rimarrebbero fuori da questa strategia alcuni importantissimi fattori di rischio, quali il fumo, il diabete (in parte bilanciato dall’uso di ACE-inibitori che avrebbero un effetto specifico nell’abbattere il rischio attribuibile al diabete) e l’inattività fisica, è lecito chiedersi se sia così poco il rischio attribuibile all’insieme di questi fattori non contrastati; tutti in rapidissima espansione proprio nei paesi in via di sviluppo in cui gli autori (e anche gli editorialisti) vedrebbero molto indicata la strategia proposta. Dal punto di vista filosofico, l’articolo tende a superare, o trascurare, il problema biologico della distinzione tra malattia e invecchiamento, sostituendo entrambi con il concetto di rischio. Non esisterebbero soggetti sani o malati, ma soggetti a rischio più o meno elevato: tutti quelli con eventi precedenti e quelli di età superiore a 55 anni, età al di sopra della quale diventa misurabile l’ipotetico guadagno di un intervento terapeutico. Tutte cose su cui riflettere, e la tentazione di prendere 75 mg di aspirina + una modesta dose di ACE-inibitore e una dose moderata di statina mi stava già frullando per la testa, per lo meno considerando le mie familiarità! Certo, la direzione è opposta a quella della “gene-based medicine”, a meno che i componponenti della futura polipillola non siano da modulare in base all’assetto genetico.

20<br />

S. Savonitto (su <strong>in</strong>carico del Prof. Fausto Rovelli)<br />

Ospedale Niguarda Ca’ Granda - Dipartimento Cardiologico “Angelo De Gasperis”<br />

Correspond<strong>in</strong>g author: Stefano Savonitto<br />

I Divisione di Cardiologia<br />

Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 M<strong>il</strong>ano<br />

Tel. 335 6056565, Fax 02 6883804<br />

L’articolo, ma soprattutto <strong>il</strong> concetto sono <strong>in</strong>teressanti, anzi rivoluzionari. Decisamente<br />

rivoluzionario è <strong>il</strong> concetto espresso nelle conclusioni dell'’articolo che "…è<br />

ora di mettere da parte l’op<strong>in</strong>ione che occorre misurare i fattori di rischio cardiovascolare<br />

e <strong>in</strong>tervenire nel caso questi siano anormali. Piuttosto, bisognerebbe riconoscere<br />

che nella società occidentale i fattori di rischio sono generalmente elevati,<br />

dimodoché ognuno è a rischio...”.<br />

La strategia proposta è quella di trattare tutti i soggetti di età superiore ai 55 anni<br />

più quelli che abbiano già avuto un evento cardiovascolare con una s<strong>in</strong>gola<br />

p<strong>il</strong>lola che contenga piccole dosi di aspir<strong>in</strong>a, atenololo, un tiazidico, enalapr<strong>il</strong>,<br />

atorvastat<strong>in</strong>a e acido folico. Il tutto <strong>in</strong>dipendentemente dai livelli dei fattori di rischio<br />

e senza o con pochissimi controlli. Tutti i componenti della “polip<strong>il</strong>lola” sono<br />

supersperimentati, ben tollerati e di poco prezzo perché fuori brevetto. Il beneficio<br />

atteso calcolato dagli autori è enorme e scarsamente modificato dalla<br />

mancanza di uno o due elementi della “polip<strong>il</strong>lola”. L’articolo è ben documentato<br />

e basato su solide stime statistiche dei benefici dei s<strong>in</strong>goli <strong>in</strong>gredienti e delle<br />

loro comb<strong>in</strong>azioni.<br />

C’è da essere entusiasti o scettici riguardo a questa proposta? Per almeno quattro<br />

di queste componenti <strong>il</strong> discorso non è nuovo, pur con qualche dist<strong>in</strong>guo: per<br />

quanto riguarda l’aspir<strong>in</strong>a e i betabloccanti, essi sono uniformemente accettati <strong>in</strong><br />

prevenzione secondaria, mentre <strong>il</strong> rapporto rischio/beneficio <strong>in</strong> prevenzione primaria<br />

è dubbio; per quanto riguarda le stat<strong>in</strong>e, <strong>il</strong> beneficio sembra essere <strong>in</strong>dipendente<br />

dai livelli basali di colesterolo e dalla storia cardiovascolare; per gli ACE<strong>in</strong>ibitori<br />

esistono dimostrazioni di un effetto <strong>in</strong>dipendente dai valori pressori e dalla<br />

presenza di scompenso cardiaco. M<strong>in</strong>ore è l’evidenza per i diuretici tiazidici e<br />

per l’acido folico: tuttavia, secondo l’analisi di Wald e Law, anche togliendo qualcuna<br />

delle componenti (o togliendo l’aspir<strong>in</strong>a che può creare qualche problema di<br />

tollerab<strong>il</strong>ità ed emorragie gravi) <strong>il</strong> beneficio residuo sarebbe comunque enorme.<br />

Secondo gli autori, <strong>il</strong> beneficio ottenib<strong>il</strong>e dai s<strong>in</strong>goli componenti sarebbe additivo,<br />

e <strong>il</strong> beneficio atteso è una riduzione di eventi cardiovascolari dell’ord<strong>in</strong>e dell’80%<br />

<strong>il</strong> che, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i numerici, andrebbe però dimostrato da adeguate sperimentazioni<br />

controllate.<br />

Poiché rimarrebbero fuori da questa strategia alcuni importantissimi fattori di rischio,<br />

quali <strong>il</strong> fumo, <strong>il</strong> diabete (<strong>in</strong> parte b<strong>il</strong>anciato dall’uso di ACE-<strong>in</strong>ibitori che avrebbero<br />

un effetto specifico nell’abbattere <strong>il</strong> rischio attribuib<strong>il</strong>e al diabete) e l’<strong>in</strong>attività<br />

fisica, è lecito chiedersi se sia così poco <strong>il</strong> rischio attribuib<strong>il</strong>e all’<strong>in</strong>sieme di questi fattori<br />

non contrastati; tutti <strong>in</strong> rapidissima espansione proprio nei paesi <strong>in</strong> via di sv<strong>il</strong>uppo<br />

<strong>in</strong> cui gli autori (e anche gli editorialisti) vedrebbero molto <strong>in</strong>dicata la strategia<br />

proposta.<br />

Dal punto di vista f<strong>il</strong>osofico, l’articolo tende a superare, o trascurare, <strong>il</strong> problema<br />

biologico della dist<strong>in</strong>zione tra malattia e <strong>in</strong>vecchiamento, sostituendo entrambi con<br />

<strong>il</strong> concetto di rischio. Non esisterebbero soggetti sani o malati, ma soggetti a rischio<br />

più o meno elevato: tutti quelli con eventi precedenti e quelli di età superiore a 55<br />

anni, età al di sopra della quale diventa misurab<strong>il</strong>e l’ipotetico guadagno di un <strong>in</strong>tervento<br />

terapeutico.<br />

Tutte cose su cui riflettere, e la tentazione di prendere 75 mg di aspir<strong>in</strong>a + una modesta<br />

dose di ACE-<strong>in</strong>ibitore e una dose moderata di stat<strong>in</strong>a mi stava già frullando<br />

per la testa, per lo meno considerando le mie fam<strong>il</strong>iarità! Certo, la direzione è opposta<br />

a quella della “gene-based medic<strong>in</strong>e”, a meno che i componponenti della futura<br />

polip<strong>il</strong>lola non siano da modulare <strong>in</strong> base all’assetto genetico.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!