Copertina, indice, prefazione - E-Noos.It
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154<br />
NÓOς<br />
M. FABRAZZO - C. DI FILIPPO<br />
R. FERRARA - P. MONTELEONE<br />
CORRELATI BIOLOGICI DEL<br />
BINGE EATING DISORDER<br />
CORRELATI GENETICI DEL BINGE EATING DISORDER<br />
L’evidenza che fattori genetici siano implicati nell’eziopatogenesi del BED è<br />
provata da studi condotti su familiari, studi sui gemelli, studi di linkage e<br />
studi di associazione.<br />
Negli studi familiari la frequenza di un disturbo tra i familiari di un individuo<br />
affetto è comparata con quella dei familiari di soggetti sani. Una maggiore<br />
frequenza nei familiari di un soggetto affetto depone per una suscettibilità<br />
genetica al disturbo. Tuttavia, la maggiore frequenza del disturbo potrebbe<br />
non dipendere da fattori genetici, ma essere causata dalla comune esposizione<br />
a determinati fattori ambientali, per cui il limite di tali studi è rappresentato<br />
dalla difficoltà di separare realmente le influenze genetiche da quelle<br />
ambientali.<br />
Mentre numerose evidenze indicano che l’AN e la BN hanno un’elevata<br />
aggregazione familiare, ancora molto scarse, invece, sono le conoscenze<br />
circa l’aggregazione familiare del BED. Fowler e Bulik 52 hanno riportato che<br />
circa il 60% dei soggetti con BED riferisce di avere almeno un familiare di<br />
primo grado affetto dallo stesso disturbo; tale percentuale scende al 5% tra i<br />
soggetti senza BED.<br />
Negli studi di linkage non parametrici (ossia non dipendenti da un modello<br />
predefinito) viene esaminata la segregazione di loci genici sconosciuti e altamente<br />
variabili in coppie di familiari affetti dal disturbo in questione. I cosiddetti<br />
“alleli marker”, se condivisi dai membri della coppia in esame, forniscono<br />
una ragionevole evidenza dell’esistenza di un legame tra l’allele e il disturbo<br />
in questione. Non esistono, al momento, studi di linkage condotti nel BED.<br />
Gli studi di associazione si basano sull’esplorazione dei “geni candidati” e si<br />
distinguono in studi caso-controllo e studi sui cosiddetti “trios” familiari. Nei<br />
primi, la frequenza di alleli marker in un gruppo di soggetti affetti dal disturbo<br />
in questione è confrontata con la frequenza degli stessi alleli in un gruppo<br />
di controlli sani; nei secondi, la frequenza degli alleli esaminati viene confrontata<br />
nei soggetti affetti dal disturbo e nei loro genitori. Tali studi presuppongono<br />
una conoscenza più o meno approfondita della neurobiologia che<br />
sottende il disturbo oggetto d’indagine, in quanto le analisi sono focalizzate<br />
su quei geni (detti appunto “candidati”) che codificano per proteine verosimilmente<br />
coinvolte nella patogenesi di quelle alterazioni biologiche, psicopatologiche<br />
e personologiche osservate nel disturbo stesso. Pertanto, nel<br />
corso delle ultime decadi, alcuni studi di associazione sono stati condotti al<br />
fine di verificare la possibilità che varianti polimorfe di geni candidati fossero<br />
significativamente associati allo sviluppo del BED (tabella I).<br />
Dato il ruolo fondamentale della serotonina (5-HT) nella modulazione della<br />
sazietà e di dimensioni psicopatologiche (ansia, depressione, impulsività,<br />
aggressività, ossessività-compulsività) 53,54 di frequente riscontro nei soggetti<br />
affetti da BED, i geni coinvolti nella neurotrasmissione serotoninergica sono<br />
possibili candidati nel determinismo della suscettibilità genetica al BED. La<br />
proteina trasportatrice della 5-HT, responsabile della ricaptazione dell’indolamina<br />
dal vallo sinaptico, è codificata da un gene il cui promotore presenta<br />
un polimorfismo rappresentato dall’inserzione (variante lunga o L) o delezio-