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MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale <strong>del</strong> 1834 91<br />

ed altre due simili a due dita <strong>del</strong>la mano sinistra, che si formarono<br />

poco a poco, dopo cessato il singhiozzo. Vaghi dolori accusa questo<br />

giovine nelle membra, e segnatamente nelle citate articolazioni ad ogni<br />

atmosferica vicenda.”<br />

La nostra pratica ci offerse pure molti casi analoghi ai sopra descritti,<br />

e dei quali alcuni ne trascriviamo. Nel giorno sei marzo <strong>del</strong>l’anno<br />

1826 siamo richiesti per giovine e robustissima donna presa all’improvviso<br />

da una convulsione tetanica universale. Vinta questa coi<br />

salassi, coi bagni, e colle emulsioni calmanti, dopo alcuni giorni di<br />

buona salute, si manifesta un tremore convulsivo fortissimo al polpaccio<br />

<strong>del</strong>la gamba sinistra, che ascendendo, occupava. successivamente i<br />

muscoli <strong>del</strong>la coscia, <strong>del</strong> ventre, <strong>del</strong> petto, <strong>del</strong> braccio sinistro, e finalmente<br />

<strong>del</strong>la faccia, ivi cagionando orribili convulsioni e minaccievoli<br />

scuotimenti <strong>del</strong>l’intiero capo. L’accesso dura per pochi minuti, ma<br />

costante si riproduce ogni due ore, e compie l’uguale corso. Durava<br />

questo male già da alcuni giorni, quando piegato accidentalmente il<br />

cubito, mentre il tremore occupava l’avanbraccio, l’ammalata si accorse<br />

che il male non progrediva. Tale osservazione diede luogo a nuovi<br />

esperimenti, pei quali arrestavasi l’andamento <strong>del</strong>la singolare affezione<br />

sia alla coscia, sia all’antibraccio sinistro ogni volta che flettevasi in<br />

tempo, e fortemente la corrispondente articolazione. La legatura per<br />

noi praticata avea pure uguali risultati, giacchè la convulsione non ne<br />

oltrepassava i limiti. Finalmente un larghissimo vescicante applicato al<br />

polpaccio <strong>del</strong>la gamba sinistra, e mantenuto suppurante per circa un<br />

mese vinse <strong>del</strong> tutto così singolare accesso.<br />

Un nostro settuagenario e rispettabile collega nell’inverno <strong>del</strong>l’anno<br />

1830, veniva colpito da un dolore insoffribile al tarso <strong>del</strong> piede<br />

destro, che <strong>senza</strong> apparente lesione mantenevasi pertinace per più mesi<br />

e renitente ad ogni rimedio. Solo quando era giunto all’apice di sua<br />

intensità dava nascimento ad una specie di aura, o calorifica vampa,<br />

che qual nube leggerissima ascendeva per l’arto, e portavasi allo stomaco.<br />

Allora il paziente veniva preso da passeggiero <strong>del</strong>iquio, e poscia da<br />

breve sì, ma desiato riposo. Finalmente al luogo <strong>del</strong> dolore si apre una<br />

piaga cancerosa; le prime ossa <strong>del</strong> metatarso sortono cariate, ed ogni<br />

sintoma svanisce.<br />

Un uomo <strong>del</strong> Mandamento di Canobbio, d’anni 40 e di robusto<br />

aspetto, il giorno 15 marzo 1831 consultandoci, ci narrava nel seguente<br />

modo il di lui male: “Da circa due anni venni preso all’improvviso

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