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MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale <strong>del</strong> 1834 69<br />

patemi di animo, ad una vita molle sedentaria, ad abuso di sostanze rilascianti,<br />

e specialmente dolci sussiegue per primo un leggiero e fugace<br />

dolore alla regione <strong>del</strong>lo stomaco e degli ipocondri con un senso di pienezza<br />

non mai prima osservato dall’infermo. Trascurato sulle prime fa<br />

ben presto nuovi progressi. Si tumefà, dopo il cibo, il ventre; pigro, e<br />

grave si rende il corpo; flati ora acidi ora nidorosi si fanno sentire; irregolari<br />

diventano le alvine deiezioni; orripilazioni e freddi passaggieri<br />

tormentano l’infermo, il quale già fatto melanconico <strong>senza</strong> volerlo tace<br />

e fugge la compagnia in pria gradita, <strong>senza</strong> sapere il perchè. Quindi col<br />

polso alla mano racconta minutissimamente i di lui malori creduti dai<br />

medici e dai parenti effetto di pura fantasia troppo agitata, di smania<br />

di farsi credere ammalato, di soverchia paura <strong>del</strong>la morte, Il perchè cerca<br />

indefessamente e quanti secreti rimedi sente dal volgo a ridire pone<br />

confusamente in opera, dandosi allo studio di quanti libri gli vengono<br />

fra le mani, credendo sempre di ravvisare la storia <strong>del</strong> proprio male<br />

ed applicando a stesso od i decantati rimedi, od i mesti vaticini. Ma<br />

presto paga la pena di questi imprudenti esperimenti, poichè da rimedi<br />

importuni, dalla malinconia, dallo spavento <strong>del</strong>la morte si travolgono<br />

le funzioni, e nuovo genere di cagioni insorge fonte di altri e più fieri<br />

malori. A questo segno avanzatosi il male niente più in esso rimane di<br />

perpetuo; niente per esso è peregrino, e sempre nuovi guai subentrano<br />

a quei guai che sembrano svanire. Il perchè nel ventre manifestansi fiati<br />

d’ogni genere, stringimenti, dolori, morsicature (14) 5 , borborigmi,<br />

globi vaganti, tremito, vomito, acidità, stitichezza, diarrea, sete, fame,<br />

5 N.o.: (14) Io so di un parroco di Cremona, dice Zeviani loc. cit., che essendo al<br />

sommo tormentato dal flato ipocondriaco si diè a credere di avere nel ventre topi vivi,<br />

che gli rodessero le intestina, da che così ammalossi di mente, che ben ritenne, che<br />

l’arsenico potesse uccidere quegli animali, ma non si rammentò, che <strong>del</strong> pari uccidesse<br />

anche gli uomini. Ne prese una buona quantità, e si morì non sono molti anni. Si legge<br />

pure in Bonnet (Sepulcr. Lib. I. sect. 9. osserv. 35.) di un uomo che riteneva fermamente<br />

d’avere da un anno una rana viva nello stomaco; diceva di sentirne frequentemente<br />

nel ventricolo i salti e le strida; di esserle più molesta dopo la bevanda; giacchè allora<br />

nuotava, di renderla più quieta col decotto d’aglio, di sentir finalmente nei vomiti che<br />

la rana ascendeva sino alla gola, ma che non poteva uscire per essere troppo grossa.<br />

Morto offerse un Scirro al piloro grosso un pugno.<br />

Lo stesso autore (l. c. osserv. 40.) narra di una contadina la quale dopo d’essersi<br />

abbeverata ad una fonte vide nella medesima una gamba di una rana; s’immaginò<br />

subito d’aver inghiottito tre rane, ed i flati che sopragiunsero coi loro rumori aumentarono<br />

tale credenza; gli astanti ed un chirurgo dicevano di sentire le teste <strong>del</strong>le rane nel<br />

ventre, e l’ammalata perì vittima di tale allucinazione.

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