MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...
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60 isteria, lussuria <strong>senza</strong> <strong>lusso</strong><br />
be descrivere, come conviensi, il dolore e le conseguenze, che fecero<br />
seguito a cosi gran perdita. Colpita come da un fulmine, rimase<br />
assiderata nel suo letto <strong>senza</strong> moto, <strong>senza</strong> respiro, e con circolazione<br />
appena percettibile. Tale stato, certamente poco lontano dalla morte<br />
cui simulava, persistette per tre giorni, durante i quali non fu possibile<br />
introdurre qualunque siasi sostanza nel di lei corpo. Ricuperati i<br />
sentimenti piangeva per dei giorni, per <strong>del</strong>le notti intiere, insensibile<br />
ad ogni umano consiglio, a qualunque siasi conforto. Per tal modo<br />
la donzella sventurata, che da ventiquattro anni rassegnata soffriva<br />
tante pene non sapea sopportare la perdita <strong>del</strong>la Madre a lei carissima,<br />
<strong>del</strong>la fida compagna <strong>del</strong>le sue disgrazie. Il perchè grande si fece<br />
la concidenza <strong>del</strong>le forze, la prostrazione d’ogni facoltà, e prossimo di<br />
tante sciagure sembrava il termine. Eppure ch’il crederebbe? La solita<br />
febbre intermittente quotidiana si manifesta al principiar <strong>del</strong> maggio,<br />
e verso la metà di detto mese improvvisi compaiono il dolore puntorio,<br />
la tosse molestissima, l’ortopnea, e tutti gli altri peripneumonici<br />
sintomi. Non erano che due giorni dacchè sopportava l’ultimo salasso<br />
mensile di venticinque oncie di sangue! Ogni inspirazione sarebbesi<br />
l’ultima creduta, tanto era stentata, impedita. Non sapendo come altrimenti<br />
prevenire l’imminente soffocazione, malgrado l’agonizzante<br />
aspetto <strong>del</strong>la nostra paziente, si estraggono oncie venti di sangue, e<br />
si applicano replicatamente le coppette al torace. Per tali espedienti<br />
spariscono prontamente i sintomi toracici, e si manifesta invece una<br />
perfetta cecità, che dura sino al principiar di giugno, epoca in cui si<br />
rinovano i salassi mensili. In tal tempo la febbre intermittente riproducevasi<br />
saltuariamente con tre ore di freddo, a cui succedevano un<br />
molesto calore, e poscia copioso sudore. Convenne pertanto ricorrere<br />
al solfato di chinina, che arrestò prontamente il parossismo ridonando<br />
all’inferma una discreta calma. Alla metà di luglio seguente regnavano<br />
epidemiche le vertigini, le affezioni gastriche e reumatiche, dalle quali<br />
la nostra ammalata non venne risparmiata, come non lo fu giammai<br />
da qualunque siasi popolare affezione che dipendesse dai tellurici od<br />
atmosferici influssi. Il perchè avea sempre comuni col resto <strong>del</strong>la popolazione<br />
le angine, le tossi, le diarree, le ottalmie ecc., non meno che<br />
la varicella nell’anno 1817, la vaioloide nell’anno 1824 ed il morbillo<br />
nell’anno 1826. Che più? Essa è sempre dei primi nel paese ad esserne<br />
affetta, e costituisce, come un termometro <strong>del</strong>le imminenti influenze.<br />
Cosa in vero maravigliosa quando si rifletta che giammai sorte dalla