MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...
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il testo originale integrale del 1834 57 mane scompariva spontanea. Tale febbre si riprodusse d’allora in poi, e si riproduce tutt’ora nella fiorente stagione d’ogni anno; dura per circa due mesi, quindi o scompare da sè oppure fatta più molesta, più ardita richiede l’uso dello specifico. Nell’agosto poi di quell’anno si sviluppava pure senza manifeste cause fierissima peripneumonia per la quale la nostra misera inferma sopportava un’enorme quantità di salassi appena credibile; peripneumonia che si riproduceva nell’anno mille ottocento diecisette, e che richiedeva altre numerose sottrazioni. (Anno 1821 15° di malattia) Il sig. Professore Ragazzoni volle nell’anno 1821 provarsi di migliorare lo stato della Besana coll’intraprenderne una metodica e razionale cura. Il perchè molti farmaci prescrisse tratti dalle classi degli antisterici, dei risolventi, degli amari; le frizioni stibiate, i rivellenti, il magistero di Bismuto, l’oppio, i bagni; ma il tutto senza il menomo vantaggio; che anzi l’uso di questi ultimi accresceva di più ancora la nervosa mobilità della paziente, ed il sonno ristoratore per più mesi le toglieva. Ritenendo poi quell’egregio Professore, che i fenomeni gutturali e facciali (che non mancavano di riprodursi ogni venerdì all’ora indicata) fossero il puro effetto dell’immaginazione della fanciulla, oppure dell’inveterata abitudine, contro l’opinione del Sig. Chirurgo curante Cavalli, volle una sera sospeso il salasso sotto-linguale per conoscere dagli eventi l’azione di questo, e la vera causa del singolarissimo accidente. Il trismo, la tumefazione della gola, la difficoltà del respiro crebbero intanto gradatamente, ed a tale intensità dopo ventiquattro ore pervennero da far credere imminente la perdita della misera inferma. Copiosi freddissimi sudori coprivano l’intiero corpo già fatto, e per mancanza della naturale temperatura, e per tinta sepolcrale, e per orrenda contrafazione dei lineamenti facciali, omai cadavere. Un respiro oltre ogni dire stentato ortopnoico spaventava i già atterriti astanti; l’irregolarità, la deficienza dei polsi si avvicinava all’estremo grado. Invano esperimentavansi in questo fratempo clisteri, frizioni irritanti, coppette, vescicanti, vapori ammoniacali, ed ogni altro genere di rimedi derivativi esterni. Senza farsi omicida non si poteva più differire l’emissione sanguigna sotto-linguale, alla quale non senza estrema difficoltà si divenne, liberando così l’inferma da inevitabil morte. Appena che la nostra infelicissima fanciulla ebbe ricuperata la favella, ciò che avvenne però assai più tardi del solito, penosamente
58 isteria, lussuria senza lusso lagnavasi di una crudele sensazione alle cavità nasali, prodotta certamente dai vapori ammoniacali. Fierissima cefalalgia susseguiva indescrivibile, insopportabile, per la quale flebili, continui gemiti emetteva per più giorni e più notti, e senza prender cibo o bevanda di sorta; intollerante dei suoni e della luce, non meno che della compagnia, e di ogni umana consolazione. Supplicava caldamente, e per l’amor di Dio, perchè si abbandonassero per sempre questi per lei sì penosi esperimenti. I salassi, ripeteva spesso, sono i soli, che mi hanno sempre sollevata, e che mi possono sollevare ancora. Invano si tenta di guarirmi; nessuna speranza più avvi per me; da Dio solo dipende il mio destino. (Anni 1822-1823-1824-1825 16° 17° 18° 19° di malattia) Nell’impotenza impertanto di esser utili, e nel dubbio di nuocere, di buon grado acconsentivasi da quest’epoca in poi di abbandonare l’inferma alla natura, solo soccorendola coi quattro salassi mensili di circa oncie venticinque di sangue cadauno, e colla sottrazione settimanale alla parte sinistra della lingua, la quale dopo il sopra narrato esperimento rendevasi necessaria non più al venerdì, bensì all’imbrunire del giovedì d’ogni settimana. Ma così enormi sottrazioni in confronto di un alimento tenue, scarsissimo, non valevano a preservare l’inferma dallo sviluppo di acutissime infiammazioni, che di quando in quando agli organi del petto riproducevansi. Due di queste ebbero luogo nel giugno del 1823, ed agosto 1825, e la paziente nell’uno e nell’altro caso appena fu scampa mercè strabocchevoli sottrazioni sanguigne. La postuma coincidenza delle forze però dopo quest’ultimo periodo era tale da maravigliarsi come la vita potesse ancora sussistere; meraviglia che in noi crebbe oltre ogni dire allorchè l’esperienza ci fece convinti che malgrado tale straordinaria debolezza, o diremo piuttosto deficienza di sangue, il risparmio delle solite sanguigne emissioni alla fine di detto mese di agosto 1825 procurava un vomito copiosissimo di sangue, che ci faceva pentire dell’economico nostro divisamento. Tuttavia suonata non era ancora l’ora estrema per la nostra infelice donzella, che dopo non pochi giorni di continua agonia ricuperava ancora qualche forza, e con essa la deglutizione e la favella.
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mane scompariva spontanea. Tale febbre si riprodusse d’allora in poi,<br />
e si riproduce tutt’ora nella fiorente stagione d’ogni anno; dura per<br />
circa due mesi, quindi o scompare da sè oppure fatta più molesta, più<br />
ardita richiede l’uso <strong>del</strong>lo specifico. Nell’agosto poi di quell’anno si<br />
sviluppava pure <strong>senza</strong> manifeste cause fierissima peripneumonia per<br />
la quale la nostra misera inferma sopportava un’enorme quantità di<br />
salassi appena credibile; peripneumonia che si riproduceva nell’anno<br />
mille ottocento diecisette, e che richiedeva altre numerose sottrazioni.<br />
(Anno 1821 15° di malattia)<br />
Il sig. Professore Ragazzoni volle nell’anno 1821 provarsi di migliorare<br />
lo stato <strong>del</strong>la Besana coll’intraprenderne una metodica e razionale<br />
cura. Il perchè molti farmaci prescrisse tratti dalle classi degli<br />
antisterici, dei risolventi, degli amari; le frizioni stibiate, i rivellenti, il<br />
magistero di Bismuto, l’oppio, i bagni; ma il tutto <strong>senza</strong> il menomo<br />
vantaggio; che anzi l’uso di questi ultimi accresceva di più ancora la<br />
nervosa mobilità <strong>del</strong>la paziente, ed il sonno ristoratore per più mesi le<br />
toglieva. Ritenendo poi quell’egregio Professore, che i fenomeni gutturali<br />
e facciali (che non mancavano di riprodursi ogni venerdì all’ora<br />
indicata) fossero il puro effetto <strong>del</strong>l’immaginazione <strong>del</strong>la fanciulla,<br />
oppure <strong>del</strong>l’inveterata abitudine, contro l’opinione <strong>del</strong> Sig. Chirurgo<br />
curante Cavalli, volle una sera sospeso il salasso sotto-linguale per conoscere<br />
dagli eventi l’azione di questo, e la vera causa <strong>del</strong> singolarissimo<br />
accidente. Il trismo, la tumefazione <strong>del</strong>la gola, la difficoltà <strong>del</strong><br />
respiro crebbero intanto gradatamente, ed a tale intensità dopo ventiquattro<br />
ore pervennero da far credere imminente la perdita <strong>del</strong>la misera<br />
inferma. Copiosi freddissimi sudori coprivano l’intiero corpo già<br />
fatto, e per mancanza <strong>del</strong>la naturale temperatura, e per tinta sepolcrale,<br />
e per orrenda contrafazione dei lineamenti facciali, omai cadavere.<br />
Un respiro oltre ogni dire stentato ortopnoico spaventava i già atterriti<br />
astanti; l’irregolarità, la deficienza dei polsi si avvicinava all’estremo<br />
grado. Invano esperimentavansi in questo fratempo clisteri, frizioni irritanti,<br />
coppette, vescicanti, vapori ammoniacali, ed ogni altro genere<br />
di rimedi derivativi esterni. Senza farsi omicida non si poteva più differire<br />
l’emissione sanguigna sotto-linguale, alla quale non <strong>senza</strong> estrema<br />
difficoltà si divenne, liberando così l’inferma da inevitabil morte.<br />
Appena che la nostra infelicissima fanciulla ebbe ricuperata la<br />
favella, ciò che avvenne però assai più tardi <strong>del</strong> solito, penosamente