MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ... MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

sicedizioni.it
from sicedizioni.it More from this publisher
22.05.2013 Views

il testo originale integrale del 1834 55 ottenere cioè goccia di liquido. Intanto continuavano fortissimi i borborigmi del ventre, nel cui cavo sembrava all’inferma scorressero rapidamente delle acque freddissime; la tumefazione portavasi alla regione ipogastrica, e la siringa perciò nella vescica introdotta procurava, con somma meraviglia, più di dieci libbre di orina limpidissima e del tutto inodora. Per tale evacuazione prontamente sparì ogni sintomo di ascite, e la fanciulla per qualche giorno trovossi sollevata. Ben presto però l’orinosa secrezione ralentossi ancora, e l’idrope non meno di prima ricomparve molestissima. Convenne a tutto costo aderire di nuovo alle incessanti richieste della paziente, e le punture delle pareti abdominali sortirono un esito eguale all’antecedente. Finalmente verso la metà di luglio per la riproduzione del male si praticava per la terza volta la paracentesi, ed eccone il risultato quale ci viene descritto dal sulodato signor Chirurgo Cavalli: “L’operazione ebbe luogo in presenza della Madre, di due sorelle della giovine, e di molti altri aiutanti e spettatori verso le ore quindici italiane. Essa fu fatta con tanta prestezza, che credetti sicuramente di conseguire lo scopo; ma anche questa volta ne restai deluso, e doppiamente, in quantochè non si manifestò nè il mormorio del ventre, nè la di lui detumefazione. Vedendo la paziente che tutto mi rattristava per tal fatto, mi disse di stare tranquillo, di non prendermi fastidio, di levare pure il canellino d’argento stantechè alle ore diecisette l’acqua sarebbe venuta da sè per il foro fatto. Niuno più ansioso di me stava aspettando questo tempo, quando con mia sorpresa, e con somma meraviglia di tutti, circa all’ora indicata, un acqua chiara esce dal foro fatto in tanta quantità, che passate le lenzuola, il materazzo, il pagliariccio scorre in non lieve copia pel pavimento della stanza. Intanto scioglievasi l’ascite, nè più d’allora in poi ricompariva.” Il rimanente dell’anno mille ottocento dodici passava presso a poco con uniformi, e già descritti sintomi. Impotenza assoluta al moto delle estremità, all’escrezione delle orine, deliquio di sei ore ogni notte, fenomeni gutturali e facciali all’imbrunire d’ogni venerdì, e conseguente salasso sotto-linguale. Per le violenze inevitabili nell’introduzione ed uso delle leve alfine di aprire la bocca, ostinate odontalgie tormentavano di tratto in tratto l’inferma, e molti de’ suoi denti cadevano atrofici o cariati. Una singolare ripugnanza manifestavasi per qualunque sostanza odorosa, fosse essa fragrante o fetida; una morbosa sensibilità sviluppavasi nell’udito, nella vista, nel gusto, per la quale i suoni più flebili, la luce più debole non erano tollerati, oppure falsamente

56 isteria, lussuria senza lusso percepiti. Quindi tinnito, bombi, suoni immaginari, stravaganti, corpi variopinti, lucidi, stellati tormentavano di quando in quando l’inferma: tuttociò però d’assai breve durata. (Anno 1813 7° di malattia) Al principiare dell’anno mille ottocento tredici facevasi la nostra fanciulla più dell’usato inquieta, e dicevasi tormentata da un mal essere non mai provato. Una sensazione, un particolare dolore accusava alla sinistra ipocondriaca regione, come se vivente animale andasse rosicando i visceri sottoposti. Finalmente, pregressi violenti, moti del ventre, venne presa da strabocchevole vomito sanguigno, che l’avrebbe senza dubbio condotta al sepolcro se due copiosissime cacciate di sangue, in brev’ora ai due maleoli instituite non valevano ad arrestarlo. Passate quattro settimane ricomparivano i prodromi sopradescritti, e solo con quattro salassi poteasi impedire la minacciosa ematemesi. Da quest’epoca sino al giorno d’oggi, (ed omai diecinove anni trascorsero) nella quarta settimana d’ogni mese, ed in ogni giorno alterno della medesima conviene sempre instituire quattro generosissime sanguigne emissioni, onde impedire od il vomito di sangue, od un molestissimo anasarca, che in breve ora si manifesta, e che non si fuga giammai se non dopo molti stenti. Nè ciò solo avvenne che per la trascuranza di tali sottrazioni fosse l’ammalata quando amaurotica, quando afona, quando tormentata giorno e notte da fierissima emicrania, da pertinace veglia, da pleuritidi, da erattiche febbri ecc.; cose tutte, che ostinate persistevano sino a che non istituivasi la strabocchevole sì, ma voluta sottrazione. (Anno 1814 8° di malattia) Da quest’epoca il notturno deliquio diminuiva gradatamente in intensità, e finalmente scompariva intieramente. Del resto dall’anno mille ottocento quattordici a questa parte la malattia si fece stazionaria, i sintomi persistenti invariabili: immobilità delle membra, paralisi della vescica, fenomeni e salasso settimanale, salassi mensili. (Anni dal 1815 al 1821 dal 9° al 14° di malattia) Nell’anno mille ottocento quindici l’ammalata veniva affetta da febbre intermittente quotidiana, che dopo regolare corso di più setti-

il testo originale integrale <strong>del</strong> 1834 55<br />

ottenere cioè goccia di liquido. Intanto continuavano fortissimi i borborigmi<br />

<strong>del</strong> ventre, nel cui cavo sembrava all’inferma scorressero rapidamente<br />

<strong>del</strong>le acque freddissime; la tumefazione portavasi alla regione<br />

ipogastrica, e la siringa perciò nella vescica introdotta procurava, con<br />

somma meraviglia, più di dieci libbre di orina limpidissima e <strong>del</strong> tutto<br />

inodora. Per tale evacuazione prontamente sparì ogni sintomo di ascite,<br />

e la fanciulla per qualche giorno trovossi sollevata. Ben presto però<br />

l’orinosa secrezione ralentossi ancora, e l’idrope non meno di prima<br />

ricomparve molestissima. Convenne a tutto costo aderire di nuovo alle<br />

incessanti richieste <strong>del</strong>la paziente, e le punture <strong>del</strong>le pareti abdominali<br />

sortirono un esito eguale all’antecedente. Finalmente verso la metà di<br />

luglio per la riproduzione <strong>del</strong> male si praticava per la terza volta la<br />

paracentesi, ed eccone il risultato quale ci viene descritto dal sulodato<br />

signor Chirurgo Cavalli: “L’operazione ebbe luogo in pre<strong>senza</strong> <strong>del</strong>la<br />

Madre, di due sorelle <strong>del</strong>la giovine, e di molti altri aiutanti e spettatori<br />

verso le ore quindici italiane. Essa fu fatta con tanta prestezza, che<br />

credetti sicuramente di conseguire lo scopo; ma anche questa volta<br />

ne restai <strong>del</strong>uso, e doppiamente, in quantochè non si manifestò nè il<br />

mormorio <strong>del</strong> ventre, nè la di lui detumefazione. Vedendo la paziente<br />

che tutto mi rattristava per tal fatto, mi disse di stare tranquillo, di<br />

non prendermi fastidio, di levare pure il canellino d’argento stantechè<br />

alle ore diecisette l’acqua sarebbe venuta da sè per il foro fatto. Niuno<br />

più ansioso di me stava aspettando questo tempo, quando con mia sorpresa,<br />

e con somma meraviglia di tutti, circa all’ora indicata, un acqua<br />

chiara esce dal foro fatto in tanta quantità, che passate le lenzuola, il<br />

materazzo, il pagliariccio scorre in non lieve copia pel pavimento <strong>del</strong>la<br />

stanza. Intanto scioglievasi l’ascite, nè più d’allora in poi ricompariva.”<br />

Il rimanente <strong>del</strong>l’anno mille ottocento dodici passava presso a poco<br />

con uniformi, e già descritti sintomi. Impotenza assoluta al moto <strong>del</strong>le<br />

estremità, all’escrezione <strong>del</strong>le orine, <strong>del</strong>iquio di sei ore ogni notte, fenomeni<br />

gutturali e facciali all’imbrunire d’ogni venerdì, e conseguente<br />

salasso sotto-linguale. Per le violenze inevitabili nell’introduzione<br />

ed uso <strong>del</strong>le leve alfine di aprire la bocca, ostinate odontalgie tormentavano<br />

di tratto in tratto l’inferma, e molti de’ suoi denti cadevano<br />

atrofici o cariati. Una singolare ripugnanza manifestavasi per qualunque<br />

sostanza odorosa, fosse essa fragrante o fetida; una morbosa sensibilità<br />

sviluppavasi nell’udito, nella vista, nel gusto, per la quale i suoni<br />

più flebili, la luce più debole non erano tollerati, oppure falsamente

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!