MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...
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il testo originale integrale <strong>del</strong> 1834 51<br />
si riproducevano all’uretra e alle parti genitali esterne per l’introduzione<br />
più volle ripetuta <strong>del</strong>la cannula, non mai sofferta a permanenza, quelle<br />
pure che di quando in quando riaccendevansi agli organi abdominali,<br />
obbligavano ancora a numerose cacciate di sangue, sempre istantaneamente<br />
riclamate dalla giovine paziente. Ed è certamente a maravigliarsi<br />
come dopo quattro anni di così penose e proteiformi infermità; dopo la<br />
sottrazione di oltre due cento libbre di sangue, operata la mercè di altrettanti<br />
salassi, la giovine fanciulla mantenesse ancora una certa freschezza<br />
<strong>del</strong>le carni, e buona parte <strong>del</strong>le gentili sue naturali fattezze. Immobile,<br />
continuamente supina giaceva nel proprio letto, accogliendo chichessia,<br />
e sempre dolcemente rispondendo alle indirizzatele domande. Quasi<br />
mai lagnavasi <strong>del</strong> proprio sfortunatissimo destino, che anzi sbandita ormai<br />
ogni passata, rimembranza, mostravasi bastantemente tranquilla e<br />
rassegnata ai voleri <strong>del</strong> cielo. Allo avvicinarsi <strong>del</strong>la mezzanotte pregava<br />
colle più commoventi maniere di scusarla, di compatirla chi le stava<br />
vicino per contenerla durante l’accesso convulsivo. Il cielo vi ricompensi<br />
<strong>del</strong>la pietosa azione, erano le di lei ultime parole all’apparire <strong>del</strong> fiero<br />
morbo, ed il Cielo, <strong>senza</strong> dubbio, li deve ricompensare; che efficacissime<br />
pur sono <strong>del</strong>le persone infelici le sempre sincere preci. Sdegnava di<br />
concorrere nell’opinione <strong>del</strong>le superstiziose donniciuole, che volevano<br />
ascritta la causa di tanti guai ad un sortilegio, ad uno stregoneccio. Il<br />
perchè mantenevasi tranquilla nel celebratissimo Santuario di Rè ove si<br />
volle dai parenti trasportata per intercedere dalla Madre di Dio la sua<br />
guarigione.<br />
(Anno 1812 6° di malattia)<br />
L’anno mille ottocento dodici cominciava con nuovi fenomeni cagione<br />
di sempre maggiore meraviglia per gli astanti, di più fieri tormenti<br />
per la paziente. Gli organi esterni cerebrali, i muscoli <strong>del</strong>la faccia<br />
e <strong>del</strong> collo erano, può dirsi, i soli che godessero ancora la facoltà di<br />
moversi e di percepire. Rimaneva dunque che la sventura anche queste<br />
parti essenzialissime attaccasse, che tutte subissero il comun fato. Già<br />
da più giorni lagnavasi l’inferma di uno sbalordimento non mai pria<br />
provato, di un molesto stiramento al collo, di una tumefazione alla<br />
lingua, di una difficoltà insolita nell’aprire la bocca. La lingua ritraevasi,<br />
a suo dire, nel fondo <strong>del</strong>le fauci, e la deglutizione, la respirazione<br />
molestava. Tali sintomi accrescevansi gradatamente, e tali intensità in