MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 41 proprio letto sufficientemente ristabilita. Tuttochè però dopo così grave accidente ritornasse la Besana alle faccende domestiche, estrema era in lei pur sempre la malinconia, permanente il dolore allo stomaco ed alla testa, molesta l’erratica febbre, che ad epoche indeterminate non cessava dal mostrarsi or più or meno intensa. La di lei fisonomia altre volte geniale, ridente, acquistava dei tratti marcati di lunghi patimenti di tristezza, pei quali più non si avrebbe conosciuta. Gli amorosi parenti, le affezionate compagne, che vedevano con estremo dolore così spiacevoli cambiamenti non cure intralasciavano, non mezzi onde distrarla da quella cupa mestizia, ritenuta d’ogni guai cagione. Ma il tutto indarno. Il parossismo convulsivo egualmente intenso e durevole, riproducevasi ogni otto giorni all’ora precisa dell’ingresso del primo, alla mezzanotte cioè d’ogni Lunedì. Vari rimedi le venivano opposti, quali le pillole risolventi, gli oppiati, la china in sostanza ed in decotto, i vescicanti, le coppette, i salassi, ma senza alcun profitto. Aggiungevansi invece l’amenorrea, la stitichezza, l’inappetenza, e quello che è più fortissimi dolori al ventre ed alle spalle, che duravano ventiquattr’ore precise, e riproducevansi regolarmente per quattro volte ogni quindici giorni. (Anno 1808 2° di malattia) Al principiare dell’anno mille ottocento otto consci della naturale inclinazione della paziente per la musica, si volle questo mezzo sperimentato, già da tanti riconosciuto efficacissimo contro l’accesso periodico convulsivo. Un’ora prima impertanto dell’ingresso del fiero morbo venne l’ammalata distratta dal suono dei violini ed invitata al ballo. L’esperimento corrispose egregiamente, in quanto chè sospese per due volte di seguito il solito parossismo; ma una più fiera cefalea, ed uno sbalordimento insolito durante i giorni di calma persuasero l’abbandono anche di tale espediente. Quindi il descritto accesso, sempre eguale al primo, riproducevasi ancora, e non più coll’intervallo di otto, bensì di soli quattro giorni; intervallo, che dopo poco tempo venne ristretto ancora e portato a sole quarant’otto ore. L’infelice donzella per tali patimenti, e per le cause morali cui aveano dato causa, facevasi di giorno più triste, più solitaria. Abbenchè attendesse ancora alle faccende domestiche, fuggiva accuratamente l’incontro delle persone che non le andavano a genio, e frequenti ac-

42 isteria, lussuria senza lusso cessi di assoluto mal umore mascheravano anche colle compagne, coi parenti il naturale di lei sempre sin’ora dolce, affabilissimo. Nel Carnevale dell’anno suddetto venne per consiglio medico, e per cura dei parenti condotta ad una festa da ballo. Il moto della danza, ed il sudore che ne fece seguito le procurarono un’efflorescenza alla pelle ritenuta di buon augurio, tuttochè sparisse ancora dopo poche ore. Nella sera susseguente però volle la trista sorte, che si accendesse fra gli astanti a quell’innocente divertimento una caldissima quistione, e che in conseguenza di questa si spegnessero i lumi, si impedisse l’uscita dalla stanza. Il terrore della sensibilissima fanciulla per simile incidente fu tale, che venne all’istante colpita da un terribile accesso convulsivo, pel quale persino i litiganti, compresi da spavento, si ridussero al silenzio. Da qui l’altra popolare fola tutt’ora da molti ignoranti accreditata, che la Besana riportasse il suo male da una festa da ballo, e che fosse ivi dalle streghe maleficiata. Lo spavento però in un corpo già tanto sconcertato ebbe funestissimi effetti. Il parossismo convulsivo si fece quotidiano, il male di testa e dello stomaco intollerabile, la malinconia estrema. Il perchè da quella sera fatale l’infelice non ha più abbandonato quella stanza, quel letto, ove fu solo con grave stento tradotta. Merita qui menzione un fatto veramente singolare per non dire sorprendente. La sera del giorno 8 febbraio mentre il violentissimo convulsivo accesso oltre l’usato infieriva, mentre più persone robustissime appena bastavano per contenere l’infelice nel proprio letto; cede all’istante lo spasmo, esce spontanea e senza aiuto la Besana dal letto, chiede di un vaso di camera, ivi depone l’alvo, e poscia ritorna nel letto, ove immediatamente riprendono le primitive spaventevolissime convulsioni, e sin’all’ora consueta continuano. Nel giorno primo del maggio susseguente al rimettere delle solite convulsioni accusa l’ammalata un dolore violentissimo, lancinante e pungente all’intiero abdome, e grida lamentevoli ad ogni momento emette. Associavansi subsulti tendinosi, tremito universale, freddo marmoreo delle estremità, polso intermittente. Tale tormentoso crucciato che progrediva fuori del solito accesso convulsivo, per l’intiero mese col quale avea incominciato ora circoscrivevasi ad un sol punto, ora sfuggiva intieramente dal ventre per portarsi quando al capo, quando alla gola, quando ad altre parti in modo da non lasciarne alcuna dell’intiero corpo immune. Nella gola specialmente sembrava at-

il testo originale integrale <strong>del</strong> 1834 41<br />

proprio letto sufficientemente ristabilita.<br />

Tuttochè però dopo così grave accidente ritornasse la Besana alle<br />

faccende domestiche, estrema era in lei pur sempre la malinconia, permanente<br />

il dolore allo stomaco ed alla testa, molesta l’erratica febbre,<br />

che ad epoche indeterminate non cessava dal mostrarsi or più or meno<br />

intensa. La di lei fisonomia altre volte geniale, ridente, acquistava dei<br />

tratti marcati di lunghi patimenti di tristezza, pei quali più non si<br />

avrebbe conosciuta. Gli amorosi parenti, le affezionate compagne, che<br />

vedevano con estremo dolore così spiacevoli cambiamenti non cure<br />

intralasciavano, non mezzi onde distrarla da quella cupa mestizia, ritenuta<br />

d’ogni guai cagione. Ma il tutto indarno. Il parossismo convulsivo<br />

egualmente intenso e durevole, riproducevasi ogni otto giorni<br />

all’ora precisa <strong>del</strong>l’ingresso <strong>del</strong> primo, alla mezzanotte cioè d’ogni<br />

Lunedì. Vari rimedi le venivano opposti, quali le pillole risolventi, gli<br />

oppiati, la china in sostanza ed in decotto, i vescicanti, le coppette, i<br />

salassi, ma <strong>senza</strong> alcun profitto. Aggiungevansi invece l’amenorrea, la<br />

stitichezza, l’inappetenza, e quello che è più fortissimi dolori al ventre<br />

ed alle spalle, che duravano ventiquattr’ore precise, e riproducevansi<br />

regolarmente per quattro volte ogni quindici giorni.<br />

(Anno 1808 2° di malattia)<br />

Al principiare <strong>del</strong>l’anno mille ottocento otto consci <strong>del</strong>la naturale<br />

inclinazione <strong>del</strong>la paziente per la musica, si volle questo mezzo sperimentato,<br />

già da tanti riconosciuto efficacissimo contro l’accesso periodico<br />

convulsivo. Un’ora prima impertanto <strong>del</strong>l’ingresso <strong>del</strong> fiero morbo<br />

venne l’ammalata distratta dal suono dei violini ed invitata al ballo.<br />

L’esperimento corrispose egregiamente, in quanto chè sospese per due<br />

volte di seguito il solito parossismo; ma una più fiera cefalea, ed uno<br />

sbalordimento insolito durante i giorni di calma persuasero l’abbandono<br />

anche di tale espediente. Quindi il descritto accesso, sempre eguale<br />

al primo, riproducevasi ancora, e non più coll’intervallo di otto, bensì<br />

di soli quattro giorni; intervallo, che dopo poco tempo venne ristretto<br />

ancora e portato a sole quarant’otto ore.<br />

L’infelice donzella per tali patimenti, e per le cause morali cui aveano<br />

dato causa, facevasi di giorno più triste, più solitaria. Abbenchè<br />

attendesse ancora alle faccende domestiche, fuggiva accuratamente<br />

l’incontro <strong>del</strong>le persone che non le andavano a genio, e frequenti ac-

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