MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 37 tali che agli occhi nostri, e si convertirebber bene spesso ne’sintomi della più facile spiegazione, se invece di costituirle oggetto di un indifferente ammirazione si studiassero nelle loro cause profondamente, spregiudicatamente. La natura che scherzando spesso insegna, sarebbe allora intesa, il maraviglioso sparirebbe, e le leggi dell’organismo vivo riceverebbero forse novella luce. Così i casi straordinari dei Galenisti diventano fatti importanti nelle mani di Vesalio; così le grandi scoperte dei nostri tempi erano fenomeni inconcepibili per gli antichi, come triviali verità saranno ai nostri posteri le cose per noi le più meravigliose. Così finalmente nelle mani di Alderson, Penada, Speranza, Tommasini, spariva il sorprendente delle storie di quei malati tormentati da spaventose apparizioni di spettri, di persone defunte, di quei cadaveri sudanti per più e più ore, di quella donna loquace, durante il sonno, e perfettamente afona durante la veglia. Convinti impertanto che dallo studio dei morbi e fenomeni straordinari ne possono emergere le più luminose scoperte, ci accingiamo a redigere in pria la storia di una malattia che da vent’otto anni forma lo stupore e l’ammirazione di tutti; poscia ad esporre ingenuamente il nostro qualunque siasi parere intorno ai fenomeni più interessanti e meravigliosi nella medesima osservati. Le stravaganze di così lunga infermità sono tali, che potrebbero da qualche Scettico come favolose considerarsi, e potrebbe la presente narrazione sull’esempio di alcuni medici di una grande capitale altre volte loro in via di consulto comunicata, col titolo specioso di Romanzo qualificarsi, se l’infelice, che ne forma il soggetto non fosse viva tutt’ora, e lecito in conseguenza a chiunque di verificar l’esposto colle più irrefragabili testimonianze, coi fatti medesimi. Dopo tale protesta vituperevol cosa sarebbe ogni prematuro dubbio; chè operato non è d’onesta persona chiudere gli occhi per negare l’esistenza di un colore. Crediamo finalmente debito nostro l’avvertire non essere noi testimoni della malattia in discorso, che dallo scorso anno mille ottocento ventiquattro. Delle anteriori notizie siamo debitori alle narrazioni dell’inferma, dei parenti, de’ numerosi testimoni, e sopra tutto alle annotazioni dei signori Prof. Dr. Ragazzoni, e chirurgo in allora curante Gio. Antonio Cavalli, dai quali ci furono cortesemente comunicate. Le osservazioni, che fanno seguito, verranno racchiuse nei seguenti capi. 1.° Considerazioni patologiche della malattia descritta = Isterismo = Ipocondriasi. 2.° Singhiozzo; dolori all’orecchio, alle dita; vomito intermittente = Aure nervose. 3.° Vomito e fenomeni orinosi = Vie di comunicazioni fra lo stomaco e la vescica. 4.° Sottrazioni sanguigne; Vomito di sangue. 5.° Paralisi dell’estremità. 6.° Fenomeni linguali ebdomadari. 7.° Finalmente predizioni.

38 isteria, lussuria senza lusso PARTE PRIMA NARRAZIONE ISTORICA (Dall’anno 1791 al 1805) Nona prole di parenti sanissimi, l’anno 1790 addì 21 decembre, nacque Marianna Besana nel luogo di Malesco perfettamente sviluppata e sana. Dotata però di corporea costituzione assai delicata, e di sanguigno sensibilissimo temperamento, ebbe a soffrire sino all’anno settimo di sua età molte verminose affezioni, alcune enteralgie, e ricorrenti terzane febbri, che di quando in quando e quasi ogni anno riproducevansi inopinatamente, e da per sè stesse cessavano. Dal primo al secondo settenario godette la fanciulla ridente salute, sviluppossi assai, e per non comune formosità di corpo, per grande vivacità, allegria e spirito già gli sguardi attraevasi della a lei vicina moltitudine. Ilare in ogni tempo, e di sè contenta, attendeva indefessa alle cure domestiche, ai lavori rurali; nè la comparsa della menstruazione avvenuta al principio del suo quindicesimo anno sì lieto stato menomamente alterava. (Anno 1806) Ma pendevano sul capo dell’innocente donzella terribili calamità, che a tutta prova misurar doveano e la costanza di lei, e la grande sua cristiana rassegnazione. La fiaccola d’amore, che l’universo accende, e che tante vittime seco trae, non volle risparmiare quel giovin cuore. Fatta amante senza saperlo, divenne melanconica senza volerlo; melanconia fortemente accresciuta dal timore di dover abbandonare il paese nativo per seguire nel Piemonte la famiglia, il genitore. Tormentata fieramente da sì possenti cure temendo, vergognando non sapeva risolversi a partire, non volea restarsene, e da qui l’anima sensibilissima di lei le prime indelebili impressioni riceveva del più penoso avvenire. L’offerta di un partito matrimoniale che essa rifiutava, le parole di un burlone che grandi calamità, penose e lunghe malattie predicevagli, e cui ella stoltamente dava peso, contribuivano non poco a vie più agitare la già esaltata fantasia della giovine fanciulla. Cominciò adunque a schivare della fanciullezza le dilettissime compagne, a vivere mesta, solitaria per delle ore continue nella propria stanza, ove volendo o non

38 isteria, lussuria <strong>senza</strong> <strong>lusso</strong><br />

PARTE PRIMA<br />

NARRAZIONE ISTORICA<br />

(Dall’anno 1791 al 1805)<br />

Nona prole di parenti sanissimi, l’anno 1790 addì 21 decembre,<br />

nacque Marianna Besana nel luogo di Malesco perfettamente sviluppata<br />

e sana. Dotata però di corporea costituzione assai <strong>del</strong>icata, e di<br />

sanguigno sensibilissimo temperamento, ebbe a soffrire sino all’anno<br />

settimo di sua età molte verminose affezioni, alcune enteralgie, e ricorrenti<br />

terzane febbri, che di quando in quando e quasi ogni anno riproducevansi<br />

inopinatamente, e da per sè stesse cessavano. Dal primo al<br />

secondo settenario godette la fanciulla ridente salute, sviluppossi assai,<br />

e per non comune formosità di corpo, per grande vivacità, allegria e<br />

spirito già gli sguardi attraevasi <strong>del</strong>la a lei vicina moltitudine. Ilare in<br />

ogni tempo, e di sè contenta, attendeva indefessa alle cure domestiche,<br />

ai lavori rurali; nè la comparsa <strong>del</strong>la menstruazione avvenuta al principio<br />

<strong>del</strong> suo quindicesimo anno sì lieto stato menomamente alterava.<br />

(Anno 1806)<br />

Ma pendevano sul capo <strong>del</strong>l’innocente donzella terribili calamità,<br />

che a tutta prova misurar doveano e la costanza di lei, e la grande sua<br />

cristiana rassegnazione. La fiaccola d’amore, che l’universo accende,<br />

e che tante vittime seco trae, non volle risparmiare quel giovin cuore.<br />

Fatta amante <strong>senza</strong> saperlo, divenne melanconica <strong>senza</strong> volerlo; melanconia<br />

fortemente accresciuta dal timore di dover abbandonare il paese<br />

nativo per seguire nel Piemonte la famiglia, il genitore. Tormentata<br />

fieramente da sì possenti cure temendo, vergognando non sapeva risolversi<br />

a partire, non volea restarsene, e da qui l’anima sensibilissima<br />

di lei le prime in<strong>del</strong>ebili impressioni riceveva <strong>del</strong> più penoso avvenire.<br />

L’offerta di un partito matrimoniale che essa rifiutava, le parole di un<br />

burlone che grandi calamità, penose e lunghe malattie predicevagli, e<br />

cui ella stoltamente dava peso, contribuivano non poco a vie più agitare<br />

la già esaltata fantasia <strong>del</strong>la giovine fanciulla. Cominciò adunque<br />

a schivare <strong>del</strong>la fanciullezza le dilettissime compagne, a vivere mesta,<br />

solitaria per <strong>del</strong>le ore continue nella propria stanza, ove volendo o non

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