MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 161 “Musculi maxillam extollentes, dicevamo noi in un altro solenne incontro, praeter cor, majori gaudent vitalitati. In extensis profecto paralysibus, in ipsissima perfecta hemiplegia, ubi totius lateris corporis dissoluti omnimode conspiciuntur musculi, unquam alterationem patiuntur maxillae elevatores, et dum totum defervescit, totum languet corpus; dum vita integra irritabilis vi absque iners jacet, hi musculi immutabiles, semper corum aeque explent actionem. Horum musculorum vitalitalis ratio facili negotio eruitur, quum omnes habere conditiones, quibus valentiores musculi gaudent, perpendatur, hi enim musculi breves teretes, ubique fibris tendinosis, et aponeuroticis intexti sunt, sanguineisque vasis, et nervis copiose pollentes; musculi utpote eo robustiores, et sensiliores, quatenus, uti et cor, e duplici sphaera cerebrali utpote et medullari educant nervos” (163). 70 Del resto la persistenza del fenomeno non ostante la notabile sottrazione avuta dall’incisione dell’arteria ranina; la persistenza diciamo noi, del fenomeno per tanti, e tanti anni senza lasciare una sola tregua senza soffrire alcuna notabile mutazione, che a giorno, ed ora fissi compare, che sempre con eguale mezzo si vince non saprebbesi così facilmente spiegare. Noi abbiamo cercato di farci ragione della cosa sin dove ci sembrava suscettibile d’ essere studiata; passare più oltre temeraria cosa sarebbe, dappoichè la natura benefica col rendersi spesso incomprensibile ha voluto umiliare l’umana mente, e rammentarle ad ogni istante la propria imperfezione. Se non che l’abitudine potrebbe per avventura essere qui ragionevolmente invocata? A giusto titolo viene l’abitudine chiamata una seconda natura. Per essa, ed impunemente l’abitatore della Nuova Zembla, giusta Addison, se ne va ignudo per le gelate native regioni; per essa lo svizzero passeggia sul ghiaccio a piedi nudi; l’indiano appetisce sommamente l’assafetida; 71 il messicano le uova degli insetti, e lo fetido muschio; il siamese le uova fracide; l’ottentotto i pidocchi, lo abitatore di Kamtschadcha un composto di fracido pesce, che al solo fetore allontanerebbe di più passi lo più affamato europeo; per essa finalmente l’uomo arriva a neutralizzare persino l’azione dei più potenti rimedi, dei più micidiali veleni. Così il musulmano tranguggia in un giorno una quantità tale d’oppio bastante per avvelenar dieci dei nostri più 70 N.o.: (163) De Tetano ejusque speciatim Nosogenia. Dissertatio inauguralis medica Ticini Regii 1824. 71 Gomma resinosa di odore sgradevole tratta da una pianta e usata per scopi curativi.

162 isteria, lussuria senza lusso robusti italiani. Così Mitridate re dei Ponti, al dire di Tito Livio, per lungo uso era talmente abituato ai più potenti veleni, che vinto, e fugato da Pompeo non ne trovò uno, che volesse dargli la morte, dovette perciò ricorrere alla propria spada. Così, per tacere d’ infiniti esempi, la fanciulla veduta da Capivaccio si abituò a poco per volta all’uso dell’estratto del napello, che in fine si cibava quasi intieramente di tale efficacissimo veleno. Nè ciò solo, che pure molti movimenti tanto naturali, che morbosi vengono generati, ovvero perpetuati dall’abitudine. Chi l’alvo, o le orine per qualche tempo depone ad ora costante del giorno, ben presto non può più esimersi, anche volendolo, da tali bisogni a quell’ora precisa. Quando si abitua svegliarsi a determinato tempo, la comparsa della veglia è l’orologio il più sicuro. Molti perdono intieramente l’appetito se lasciano passare senza cibarsi l’ora solita del pranzo. Colui che scherzando ripete nel discorrere dell’amico l’usato involontario intercalare, acquista ben presto l’uguale vizio, oggetto si fa dell’uguale scherzo. Noi vidimo un giovine che soleva contorcere spesso la bocca per contrafare un tale, affetto da questo vizio: lo simulato movimento da volontario, involontario si fece, e non fu più possibile d’impedire lo viziato contorcimento delle di lui labbra. Niente più facile riesce di contrarre, balbettando per ischerzo, la balbuzie per difetto, e molti fanciulli sono in questo caso. Così si dica dei viziati movimenti, che frequenti osservansi negli occhi nelle braccia, nelle gambe ecc., i quali perciò appunto sono invincibili, perchè abituali. Chi contrae il vizio di rodersi le unghie, di frugare le narici, di stiracchiare le dita, difficilmente se ne libera, e le mani involontariamente eseguiscono il relativo movimento. Si vidde per noi un tale, che ad istigazione dei parenti, e dei compagni soleva da fanciullo simulare i moti della lepre; fatto adulto le dita di lui, le labbra, gli occhi ripetevano spesso, e suo malgrado l’imparato movimento, ed in istrane guise contorcevansi. L’esistenza dei lombrici nel tubo intestinale cagiona spesso lo strabismo, che dura per tutto il tempo della vita, malgrado l’ablazione della primitiva causa, e per solo fatto dei moti viziosi abituali contratti dai musculi motori dell’occhio. Se impertanto alle leggi dell’abitudine ascrivere si devono le ripetizioni di molti fenomeni, di molti morbosi movimenti, a siffatte leggi si potrebbe pur ascrivere l’accesso ebdomadario nella giovine Besana, e la di lui costante, e maravigliosa persistenza. I medici non hanno ancora

162 isteria, lussuria <strong>senza</strong> <strong>lusso</strong><br />

robusti italiani. Così Mitridate re dei Ponti, al dire di Tito Livio, per<br />

lungo uso era talmente abituato ai più potenti veleni, che vinto, e fugato<br />

da Pompeo non ne trovò uno, che volesse dargli la morte, dovette<br />

perciò ricorrere alla propria spada. Così, per tacere d’ infiniti esempi,<br />

la fanciulla veduta da Capivaccio si abituò a poco per volta all’uso<br />

<strong>del</strong>l’estratto <strong>del</strong> napello, che in fine si cibava quasi intieramente di tale<br />

efficacissimo veleno.<br />

Nè ciò solo, che pure molti movimenti tanto naturali, che morbosi<br />

vengono generati, ovvero perpetuati dall’abitudine. Chi l’alvo, o le<br />

orine per qualche tempo depone ad ora costante <strong>del</strong> giorno, ben presto<br />

non può più esimersi, anche volendolo, da tali bisogni a quell’ora<br />

precisa. Quando si abitua svegliarsi a determinato tempo, la comparsa<br />

<strong>del</strong>la veglia è l’orologio il più sicuro. Molti perdono intieramente l’appetito<br />

se lasciano passare <strong>senza</strong> cibarsi l’ora solita <strong>del</strong> pranzo. Colui<br />

che scherzando ripete nel discorrere <strong>del</strong>l’amico l’usato involontario<br />

intercalare, acquista ben presto l’uguale vizio, oggetto si fa <strong>del</strong>l’uguale<br />

scherzo. Noi vidimo un giovine che soleva contorcere spesso la bocca<br />

per contrafare un tale, affetto da questo vizio: lo simulato movimento<br />

da volontario, involontario si fece, e non fu più possibile d’impedire<br />

lo viziato contorcimento <strong>del</strong>le di lui labbra. Niente più facile riesce<br />

di contrarre, balbettando per ischerzo, la balbuzie per difetto, e molti<br />

fanciulli sono in questo caso. Così si dica dei viziati movimenti,<br />

che frequenti osservansi negli occhi nelle braccia, nelle gambe ecc., i<br />

quali perciò appunto sono invincibili, perchè abituali. Chi contrae il<br />

vizio di rodersi le unghie, di frugare le narici, di stiracchiare le dita,<br />

difficilmente se ne libera, e le mani involontariamente eseguiscono il<br />

relativo movimento. Si vidde per noi un tale, che ad istigazione dei<br />

parenti, e dei compagni soleva da fanciullo simulare i moti <strong>del</strong>la lepre;<br />

fatto adulto le dita di lui, le labbra, gli occhi ripetevano spesso, e suo<br />

malgrado l’imparato movimento, ed in istrane guise contorcevansi.<br />

L’esistenza dei lombrici nel tubo intestinale cagiona spesso lo strabismo,<br />

che dura per tutto il tempo <strong>del</strong>la vita, malgrado l’ablazione <strong>del</strong>la<br />

primitiva causa, e per solo fatto dei moti viziosi abituali contratti dai<br />

musculi motori <strong>del</strong>l’occhio.<br />

Se impertanto alle leggi <strong>del</strong>l’abitudine ascrivere si devono le ripetizioni<br />

di molti fenomeni, di molti morbosi movimenti, a siffatte leggi si<br />

potrebbe pur ascrivere l’accesso ebdomadario nella giovine Besana, e la<br />

di lui costante, e maravigliosa persistenza. I medici non hanno ancora

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