MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 157 giusta il caso notato da Pezold, soggiunge: “Poterono queste essere mantenute, riprodotte, o tolte da certe condizioni del sistema nervoso, attaccate o ad una periodicità di morbosi movimenti nel sistema sanguigno così da vicino influente su quello dei nervi, o ad un certo profondo, e non riconoscibile ingorgo di parti; ad eccesso, difetto, disquilibrio di forza, od anche ad oscure cagioni di vellicamento, di pressione, d’irritazione da cui mille, e mille turbe provengono nel nervoso sistema; tolte interrotte, rinascenti secondo che togliesi, interrompesi, o rinasce la causa d’irritazione” (160). 67 Ma quale è ella mai la morbifica causa accennata dallo Scarpa, le certe condizioni del sistema nervoso volute dal Tommasini, e quali poi le alterazioni esistenti nei nervi cerebrali volontari della giovine Besana, che cagione si fanno di sì strano morbo? Risiede l’alterazione nella struttura dei nervi medesimi, oppure delle parti circimambienti? Quando si consideri che i fenomeni facciali ebdomadari si manifestavano quasi contemporanei alla paralisi delle estremità; che questa come quelli sparivano dietro l’uso della locale sottrazione, e si riproducevano a periodici intervalli più, o meno accorciati; che nell’uno, e nell’altro caso si ravvisano affetti i soli nervi volontari, intatto rimanendo il senso; che tanto la tetanica paralitica contrazione dell’arto destro quanto i fenomeni linguali e facciali si riprodussero per lungo tempo ogni venerdì dell’anno; che finalmente tutte le organiche parti nella nostra povera fanciulla furono esposte alle uguali cause, ai medesimi influssi, si deve non senza fondamento credere uguale essere la causa dell’una, e dell’altra affezione, e per necessaria conseguenza anche i fenomeni linguali dipendere dall’ingorgo del sistema capillare sanguigno circumambiente i nervi, ed alteranti la loro funzione. Il perchè sarebbero la “data periodicità di morbosi movimenti nel sistema sanguigno così da vicino influente su quello dei nervi; il profondo, e non riconoscibile ingorgo di parti; le oscure cagioni di pressione, di vellicamento” già sospettate dal Tommasini, che produrrebbero l’accesso ebdomadario descritto. E di fatto se tale singolarissimo morbo non venisse suscitato dall’ingorgo capillare sanguigno agente sui nervi, come mai potrebbe progressivamente sparire coll’uscire del sangue; farsi più grave col tralasciarne la sottrazione; resistere immutato non ostante le replicate punture, quando non sorte una sufficiente copia di sangue? L’ingorgo nei vasi capillari sanguigni, che come altrove per noi 67 N.o.: (160) Giornale Medic. Chir. di Parma voI. XII. pag. 115.

158 isteria, lussuria senza lusso si disse, valentemente, e tanto più facilmente ovunque formandosi, quanto più rilasciati sono nella nostra fanciulla i tessuti tutti, vellicando, premendo i nervei filamenti, richiama maggiore quantità di nervoso fluido, ne incaglia il circolo, e ne impedisce il reflusso. Il perchè accresciuta, incagliata, impedita ne viene l’azione dei muscoli, ed il trismo, la ritrazione della lingua, e della faccia, l’immobilità dell’occhio ne sussieguono. Si apre la vena, si vuota il capillare sistema, si rianima l’incagliato circolo, si toglie la passione esercitata sui nervi, ed ogni cosa ritorna al primiero stato. Ammessa dunque un’identica patologica condizione dell’immobilità degli arti, e dei fenomeni facciali, facile ci sembra pure il concepire come il solo salasso sottolinguale si mostri capace di ridonare la calma. E per verità l’esempio del salasso alla gamba che ristabiliva il moto in quel solo arto: quello al braccio, che niente influiva ai movimenti della mano, ci dimostrano come per fugare le spasmodiche contrazioni della lingua, dei muscoli masticatori, di quelli della faccia, e dell’occhio venisse richiesta una sottrazione locale, una sottrazione il più che sia possibile alle lese parti vicina. Egli è vero che ci si potrebbe rispondere l’incisione della giugulare produrre pure una locale sottrazione, ma noi crediamo che questa non potrebbe così facilmente, e così prontamente svuotare il sistema dei vasi capillari, che circonda i nervi lesi. La giugulare infatti riceve il sangue dall’intiera testa; molto ne riceve pure dal cervello, e la di lui deplezione in conseguenza irradiata a tante, e così lontane parti non potrebbe essere coronata d’effetto. Le vene della lingua all’incontro non solo si trovano vicinissime al nono nervo; ma possono pure facilmente estendere la loro azione sia al settimo, sia ai masticatori del quinto, sia finalmente ai nervi motori dell’occhio. Nessuno infatti ignora la stretta comunicazione, che esiste fra queste parti; nessuno ignora la confluenza di molti rami del settimo, del quinto nell’organo del gusto, e le relazioni, che questo ultimo mantiene col resto della faccia e coll’organo visivo. Forse concorre a tale effetto l’irritazione locale prodotta dalla puntura; forse vi concorre pure la stretta simpatia, che noi osserviamo fra i muscoli della masticazione della loquela, della deglutizione, dappoichè i movimenti degli uni non sono giammai disgiunti da quelli degli altri. Noi non possiamo portare la lingua verso il palato, od avvicinarla alle fauci senza chiudere la mascella per un comtemporaneo movimento. Evidenti poi sono i simpatici moti dei muscoli facciali all’operarsi della deglutizione, ed

158 isteria, lussuria <strong>senza</strong> <strong>lusso</strong><br />

si disse, valentemente, e tanto più facilmente ovunque formandosi,<br />

quanto più rilasciati sono nella nostra fanciulla i tessuti tutti, vellicando,<br />

premendo i nervei filamenti, richiama maggiore quantità di nervoso<br />

fluido, ne incaglia il circolo, e ne impedisce il ref<strong>lusso</strong>. Il perchè<br />

accresciuta, incagliata, impedita ne viene l’azione dei muscoli, ed il trismo,<br />

la ritrazione <strong>del</strong>la lingua, e <strong>del</strong>la faccia, l’immobilità <strong>del</strong>l’occhio<br />

ne sussieguono. Si apre la vena, si vuota il capillare sistema, si rianima<br />

l’incagliato circolo, si toglie la passione esercitata sui nervi, ed ogni<br />

cosa ritorna al primiero stato.<br />

Ammessa dunque un’identica patologica condizione <strong>del</strong>l’immobilità<br />

degli arti, e dei fenomeni facciali, facile ci sembra pure il concepire<br />

come il solo salasso sottolinguale si mostri capace di ridonare la calma.<br />

E per verità l’esempio <strong>del</strong> salasso alla gamba che ristabiliva il moto in<br />

quel solo arto: quello al braccio, che niente influiva ai movimenti <strong>del</strong>la<br />

mano, ci dimostrano come per fugare le spasmodiche contrazioni <strong>del</strong>la<br />

lingua, dei muscoli masticatori, di quelli <strong>del</strong>la faccia, e <strong>del</strong>l’occhio<br />

venisse richiesta una sottrazione locale, una sottrazione il più che sia<br />

possibile alle lese parti vicina. Egli è vero che ci si potrebbe rispondere<br />

l’incisione <strong>del</strong>la giugulare produrre pure una locale sottrazione, ma<br />

noi crediamo che questa non potrebbe così facilmente, e così prontamente<br />

svuotare il sistema dei vasi capillari, che circonda i nervi lesi.<br />

La giugulare infatti riceve il sangue dall’intiera testa; molto ne riceve<br />

pure dal cervello, e la di lui deplezione in conseguenza irradiata a tante,<br />

e così lontane parti non potrebbe essere coronata d’effetto. Le vene<br />

<strong>del</strong>la lingua all’incontro non solo si trovano vicinissime al nono nervo;<br />

ma possono pure facilmente estendere la loro azione sia al settimo, sia<br />

ai masticatori <strong>del</strong> quinto, sia finalmente ai nervi motori <strong>del</strong>l’occhio.<br />

Nessuno infatti ignora la stretta comunicazione, che esiste fra queste<br />

parti; nessuno ignora la confluenza di molti rami <strong>del</strong> settimo, <strong>del</strong><br />

quinto nell’organo <strong>del</strong> gusto, e le relazioni, che questo ultimo mantiene<br />

col resto <strong>del</strong>la faccia e coll’organo visivo. Forse concorre a tale effetto<br />

l’irritazione locale prodotta dalla puntura; forse vi concorre pure<br />

la stretta simpatia, che noi osserviamo fra i muscoli <strong>del</strong>la masticazione<br />

<strong>del</strong>la loquela, <strong>del</strong>la deglutizione, dappoichè i movimenti degli uni non<br />

sono giammai disgiunti da quelli degli altri. Noi non possiamo portare<br />

la lingua verso il palato, od avvicinarla alle fauci <strong>senza</strong> chiudere<br />

la mascella per un comtemporaneo movimento. Evidenti poi sono i<br />

simpatici moti dei muscoli facciali all’operarsi <strong>del</strong>la deglutizione, ed

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