MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 139 traspiratorie. Ora come si potrebbero spiegare fenomeni cotanto straordinari? Da qual fonte ricava la povera fanciulla tanto sangue per niente corrispondente al preso alimento? Da che dipende il bisogno delle continue sanguigne? Come può ella per sì gravi perdite mantenersi tanto lungamente in vita? La risoluzione di siffatte importantissime quistioni ci sembra avvolta dalle più fitte tenebre, ed invano con lunga, e paziente meditazione noi cercammo di diradarle. Ecco però liberamente quanto si è offerto alla nostra mente in proposito. Furono in ogni tempo raccolte, e registrate numerose osservazioni, che mostrano la possibilità di strabocchevoli perdite sanguigne colla permanenza della vita. E diffatto si hanno istorie d’epistassi per le quali senza letali conseguenze perdevansi in pochi giorni dieci, undici, quindici, dieciotto, ventidue, e sino a trenta libbre di sangue (144). De la Mettrie (145) narra di vomito pel qual emettevansi in una sol notte dodici libbre di sangue; quantità, che notò ascendere a quattordici libbre Spindler (146); a sedici Bartolino (147); a ventinove Solenander (148). Sartorio (149) ci dà la storia di straordinaria emorragia per la quale si perdettero dal soggetto quaranta libbre di sangue in quattro giorni; ed Ireneo (150) 62 racconta di uno, che emise duecentodue libbre di sangue in cinque riprese, senza pertanto perdere la vita. Nel Journal des Savans (151) si legge di un Gesuita, che perdette in quattro giorni quaranta libbre di sangue. In Angola il P. Carli perdeva quotidianamente tre, o quattro libbre di sangue dal naso, ed in un biennio novantasei salassi sopportava (152). Nel Giornale di medicina (153) si legge di un isterica, che in diecinove anni ha sopportati, mille e venti salassi, e che finalmente risanò mediante una strabocchevole emorraggia d’utero. Celebre è poi l’istoria registrata da Michelotti di quella vergine Pisana, la quale per molti anni perdette ogni mese cento venticinque oncie di sangue, mentre per quattordici lune sopportava tutti i giorni, od al più ogni giorno alterno una sanguigna sottrazione colla lancetta. Tissot (154) afferma di avere veduto un individuo perdere quattrocento dodici, e Thurneiser (155) mille libbre di sangue in un anno. 62 N.o.: (144) Vedi Henr. Helers observ. oppid. rarior. pag. 66. = Lancisi de mort. subit. = Sacchi medic. teor. pract. = De Heyde discors. = Amato Lusitano cent. II. = Baronio de pleuroperipneu. = (145) Comment. in Boeraav. t. II. pag. 413. = (146) observ. 44. = (147) Cent. I. hyst 87. (148) Consil. medic. Seçt. V. pag. 488. = (149) Admirand. hemoragia. = (150) Vehr casus egri sang. voment.

140 isteria, lussuria senza lusso Avvi una storia di emorroidi per le quali durante lo spazio di sessantadue giorni si perdevano cinque libbre di sangue al giorno, che è quanto dire cento cinquanta libbre al mese (156). Negli atti degli Erudti di Lipsia (157) 63 si narra di un giovine, che nello spazio di dieci giorni perdette cinquantasette libbre di sangue. Egli è poi ai medici moderni, e specialmente ai più caldi fautori della Medica Italiana dottrina universalmente nota la tolleranza di straordinarie cacciate di sangue, instituite talvolta in brevissimo tempo. Non infrequente al certo è il caso di vedere degli ammalati risanare prontamente da gravi flogistiche infermità dopo di aver sofferto la sottrazione di dieci, di quindici, venti libbre di sangue in una settimana, in pochi giorni. Ci rammentiamo la storia di un amico nostro dolcissimo, di un medico Pavese, che ebbe in sei giorni dieci otto volte incisa la vena, e perdute più di trenta libbre di sangue. Ora ammesso, che l’enorme quantità di sangue in questi casi emessa non preesiste fisiologicamente nell’umano organismo: ammesso che i soggetti per tali perdite esinaniti ricuperano spesso, ed in breve tempo la pristina robustezza, conviene ricorrere alla prontezza con cui in date circostanze questo fluido vivificatore si riproduce. Come, e per quali cause in simili circostanze cotanto celere si faccia la sanguigna riproduzione, argomento sarebbe pure interessantissimo, e non infecondo di rilevanti risultati. Limitandoci però alle sole conclusioni, noi attribuiremo tale riproduzione alla chilificazione, alla respirazione, all’assorbimento. È supponibile che il residuo sangue nei soggetti esinaniti cessi dal cedere alle parti organiche viventi i materiali nutritivi; che ricevendo perciò giornalmente notabile quantità di chilo, e di linfa senza perderne una somma corrispondente, vada presto ricuperando la pristina quantità, e la natural crasi. A ciò si aggiunga altra non meno possente causa, l’accresciuta azione dello sorbente sistema in proporzione della diminuzione della massa sanguigna; accrescimento d’azione dovuto in parte alle leggi vitali, ed in parte pure alle leggi meccanico-idrauliche. Egli è noto agire il sorbente in ragione inversa del sistema circulatorio; essere cioè quello tanto più attivo, quanto più languido questo. Il perchè gli ammalati, che soffersero gravi sanguigne 63 N.o.: (151) 1663. t. II. = (152) Hist. gen. des. voyage lib. XII. = (153) Maggio 1757. = (154) Opus. rar. pag. 229. = (155) Von. Urin. L. VI. pag. 51. = (156) Lettera al D. Curzio pag. 34. = (157) Anno 1698.

140 isteria, lussuria <strong>senza</strong> <strong>lusso</strong><br />

Avvi una storia di emorroidi per le quali durante lo spazio di sessantadue<br />

giorni si perdevano cinque libbre di sangue al giorno, che è quanto<br />

dire cento cinquanta libbre al mese (156). Negli atti degli Erudti di<br />

Lipsia (157) 63 si narra di un giovine, che nello spazio di dieci giorni<br />

perdette cinquantasette libbre di sangue. Egli è poi ai medici moderni,<br />

e specialmente ai più caldi fautori <strong>del</strong>la Medica Italiana dottrina<br />

universalmente nota la tolleranza di straordinarie cacciate di sangue,<br />

instituite talvolta in brevissimo tempo. Non infrequente al certo è il<br />

caso di vedere degli ammalati risanare prontamente da gravi flogistiche<br />

infermità dopo di aver sofferto la sottrazione di dieci, di quindici,<br />

venti libbre di sangue in una settimana, in pochi giorni. Ci rammentiamo<br />

la storia di un amico nostro dolcissimo, di un medico Pavese,<br />

che ebbe in sei giorni dieci otto volte incisa la vena, e perdute più di<br />

trenta libbre di sangue.<br />

Ora ammesso, che l’enorme quantità di sangue in questi casi emessa<br />

non preesiste fisiologicamente nell’umano organismo: ammesso che<br />

i soggetti per tali perdite esinaniti ricuperano spesso, ed in breve tempo<br />

la pristina robustezza, conviene ricorrere alla prontezza con cui in<br />

date circostanze questo fluido vivificatore si riproduce. Come, e per<br />

quali cause in simili circostanze cotanto celere si faccia la sanguigna<br />

riproduzione, argomento sarebbe pure interessantissimo, e non infecondo<br />

di rilevanti risultati. Limitandoci però alle sole conclusioni, noi<br />

attribuiremo tale riproduzione alla chilificazione, alla respirazione,<br />

all’assorbimento. È supponibile che il residuo sangue nei soggetti esinaniti<br />

cessi dal cedere alle parti organiche viventi i materiali nutritivi;<br />

che ricevendo perciò giornalmente notabile quantità di chilo, e di<br />

linfa <strong>senza</strong> perderne una somma corrispondente, vada presto ricuperando<br />

la pristina quantità, e la natural crasi. A ciò si aggiunga altra<br />

non meno possente causa, l’accresciuta azione <strong>del</strong>lo sorbente sistema in<br />

proporzione <strong>del</strong>la diminuzione <strong>del</strong>la massa sanguigna; accrescimento<br />

d’azione dovuto in parte alle leggi vitali, ed in parte pure alle leggi<br />

meccanico-idrauliche. Egli è noto agire il sorbente in ragione inversa<br />

<strong>del</strong> sistema circulatorio; essere cioè quello tanto più attivo, quanto più<br />

languido questo. Il perchè gli ammalati, che soffersero gravi sanguigne<br />

63 N.o.: (151) 1663. t. II. = (152) Hist. gen. des. voyage lib. XII. = (153) Maggio<br />

1757. = (154) Opus. rar. pag. 229. = (155) Von. Urin. L. VI. pag. 51. = (156) Lettera al<br />

D. Curzio pag. 34. = (157) Anno 1698.

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