MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 135 “Non può egli darsi, dice il professore Presciani (141), 59 che il copioso assorbimento dei linfatici del ventricolo produca in alcuno dei linfatici dei reni con essi comunicante un accrescimento tale di diametro, che le valvule non più sieno capaci di serrarlo perfettamente, e che restando aperto un piccol spazio fra i loro margini sia concesso alla materia assorbita il mezzo di retrocedere, e che i linfatici dei reni invece di assorbire in essi da essi anzi scarichino ciò che da quei del ventricolo hanno assorbito? Per la stessa ragione può darsi ancora nelle costanti contrazioni del collo della vescica che molta orina raccolta nella pelvi dei reni, negli ureteri, nella vescica medesima torni indietro pei linfatici dilatati, e si abbia vomito di vera orina.” Indi in una nota soggiunge lo stesso autore: “Il chilo, che chiaramente si osserva negli escrementi di quelli affetti della malattia detta flusso celiaco sembra abbastanza dimostrare che i linfatici possono trovarsi in istato di rivomitare ciò che da essi è stato assorbito; poichè il chilo per quanto esista nella massa alimentare, ciò non ostante visibile in essa non si rende se prima non è assorbito, e quindi restituito.” Alle sopra dette cose noi soggiungeremo pure un altro rflesso, che ci sembra della massima importanza. I liquidi iniettati nei cadaveri trovano tutti i vasi linfatici ingombri della linfa, resa stagnante colla cessazione della vita; non è quindi a stupirsi se essi non possono progredire, come non potrebbe entrare un liquido qualunque, che si volesse iniettare in un vaso già pieno. Il circolo all’incontro di detta linfa nello stato di vita, che si fa lentamente, e progressivamente non deve empire così fortemente i vasi linfatici; non deve per conseguenza distendere di tanto le valvule, le quali in date circostanze potranno così permetterne il regurgito. Cade adunque le premenzionata tesi di Jacopi perchè la iniezione dei linfatici in senso retrogrado fu ottenuta con facilità da sommi uomini, della di cui fede non è lecito dubitarne, e si può ad ogni incontro facilmente ottenere; perchè le esperienze fatte sui cadaveri non possono condurci ad una plausibile conclusione intorno alle funzioni dell’organismo vivo, specialmente nell’argomento in questione, perchè finalmente nel cadavere si danno molte condizioni per le quali può venire impedita l’iniezione in senso retrogrado, che non si ravvisano durante la vita. 3° L’inversione dei naturali movimenti è egli un fenomeno straordinario alle leggi del vivo animale organismo? La negativa non ha bisogno di 59 N.o.: (141) Discors. di Anat. e fisiolog. Parte. II. pag. 22.

136 isteria, lussuria senza lusso dimostrazione. Egli è noto che nella ruminazione degli animali, osservata qualche volta anche nell’uomo, le sostanze ascendono in forza di un moto retrogrado; egli è noto che i naturali movimenti si invertono nel vomito; egli è noto che le materie contenute nell’intestino assumono un moto retrogrado, od inverso nella passione illiaca; egli è noto finalmente che nell’uno, e nell’altro caso non frappongono ostacolo ad un tale moto retrogrado le valvule del cardias, del piloro, e quella pure fortissima dal suo inventore del Bavino denominata. Concediamo l’uso di una parte non potersi paragonare con quello di un altra, qualora ambidue non abbiano un analoga struttura. Concediamo pure esservi grande differenza fra le valvule dei linfatici, e quelle or ora per noi nominate, ma stante le leggi di una razionale analogia crediamo poterne dedurre la possibilità di un inverso moto nei linfatici malgrado le loro valvule, come malgrado le loro valvule, del Bavino, del piloro, e del cardias le feci passano dall’intestino retto alla gola. Se il tartaro emetico, l’ippecacuana, i solfati metallici, l’acqua tiepida ecc. possedono la facoltà di imprimere un moto inverso alle fibre dello stomaco, ed all’anello circolare del cardias, perchè le sostanze che passano direttamente, e prontamente nell’orina non potrebbero imprimere un inverso moto alle fibre, o tonache dei linfatici, e conseguentemente alle loro valvule? Ma analizziamo, brevemente le opposizioni del professore Jacopi a tale ragionamento. “Le valvule del cardias, egli dice (142), 60 e del piloro energicamente contratte ponno con tanta esattezza chiudere le aperture, che desse guarniscono da non permettere il passaggio a stilla di fluido; ma ciò nell’animale vivo, giacchè nel cadavere, morte e rilasciate le fibre, che le compongono, la più piccola forza è capace di spingere lungo l’esofago nel ventricolo, e da questo nel tubo intestinale un fluido. Non così delle valvule dei linfatici, queste in grazia della loro struttura a maniera. di sacchetti non abbisognano di essere vive per opporsi al regurgito di un fluido, ostano a tale regurgito meccanicamente, rigorosamente... ecc. ecc.” Parlare di un passaggio dall’esofago allo stomaco, dallo stomaco alle intestina non è certamente mantenersi nell’argomento del moto retrogrado. Ma concediamo pure, e senz’altro esame l’asserto di Jacopi relativamente all’uomo fatto cadavere; tale induzione, od asserzione non sarà certamente applicabile alle funzioni del vivente organismo, 60 N.o.: (142) Memor. citata pag. 32.

136 isteria, lussuria <strong>senza</strong> <strong>lusso</strong><br />

dimostrazione. Egli è noto che nella ruminazione degli animali, osservata<br />

qualche volta anche nell’uomo, le sostanze ascendono in forza di<br />

un moto retrogrado; egli è noto che i naturali movimenti si invertono<br />

nel vomito; egli è noto che le materie contenute nell’intestino assumono<br />

un moto retrogrado, od inverso nella passione illiaca; egli è noto<br />

finalmente che nell’uno, e nell’altro caso non frappongono ostacolo ad<br />

un tale moto retrogrado le valvule <strong>del</strong> cardias, <strong>del</strong> piloro, e quella pure<br />

fortissima dal suo inventore <strong>del</strong> Bavino denominata. Concediamo<br />

l’uso di una parte non potersi paragonare con quello di un altra, qualora<br />

ambidue non abbiano un analoga struttura. Concediamo pure<br />

esservi grande differenza fra le valvule dei linfatici, e quelle or ora per<br />

noi nominate, ma stante le leggi di una razionale analogia crediamo<br />

poterne dedurre la possibilità di un inverso moto nei linfatici malgrado<br />

le loro valvule, come malgrado le loro valvule, <strong>del</strong> Bavino, <strong>del</strong><br />

piloro, e <strong>del</strong> cardias le feci passano dall’intestino retto alla gola. Se il<br />

tartaro emetico, l’ippecacuana, i solfati metallici, l’acqua tiepida ecc.<br />

possedono la facoltà di imprimere un moto inverso alle fibre <strong>del</strong>lo stomaco,<br />

ed all’anello circolare <strong>del</strong> cardias, perchè le sostanze che passano<br />

direttamente, e prontamente nell’orina non potrebbero imprimere un<br />

inverso moto alle fibre, o tonache dei linfatici, e conseguentemente alle<br />

loro valvule? Ma analizziamo, brevemente le opposizioni <strong>del</strong> professore<br />

Jacopi a tale ragionamento.<br />

“Le valvule <strong>del</strong> cardias, egli dice (142), 60 e <strong>del</strong> piloro energicamente<br />

contratte ponno con tanta esattezza chiudere le aperture, che desse guarniscono<br />

da non permettere il passaggio a stilla di fluido; ma ciò nell’animale<br />

vivo, giacchè nel cadavere, morte e rilasciate le fibre, che le compongono,<br />

la più piccola forza è capace di spingere lungo l’esofago nel ventricolo, e da<br />

questo nel tubo intestinale un fluido. Non così <strong>del</strong>le valvule dei linfatici,<br />

queste in grazia <strong>del</strong>la loro struttura a maniera. di sacchetti non abbisognano<br />

di essere vive per opporsi al regurgito di un fluido, ostano a tale<br />

regurgito meccanicamente, rigorosamente... ecc. ecc.”<br />

Parlare di un passaggio dall’esofago allo stomaco, dallo stomaco<br />

alle intestina non è certamente mantenersi nell’argomento <strong>del</strong> moto<br />

retrogrado. Ma concediamo pure, e senz’altro esame l’asserto di Jacopi<br />

relativamente all’uomo fatto cadavere; tale induzione, od asserzione<br />

non sarà certamente applicabile alle funzioni <strong>del</strong> vivente organismo,<br />

60 N.o.: (142) Memor. citata pag. 32.

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