MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 123 vena, e nel siero di un vescicante. Tali risultati essendo contraddetti da quelli di molti altri autori, e segnatamente della società medica di Filadelfia non possono fornirci una prova decisiva. Si potrebbe però opporre che un fatto ben avverato non può essere distrutto da cento altri contrari e che le differenze nei risultamenti possono dipendere dalle dosi, dai soggetti, dal tempo trascorso fra la presa del rimedio, e l’esame dei liquidi, dalle operazioni necessarie per tale esame ecc, ecc. Conobbero già gli antichi medici, e l’esperienza lo dimostra, che non sempre, ed in ogni individuo le vie di comunicazione fra lo stomaco, e la vescica sono accessibili, o permeabili, essendo dimostrato che non in tutti i soggetti le bevande, e le altre sostanze per noi accennate passano rapidamente, ed indecomposte nell’orina. Molte altre volte deve pur succedere che porzione di tali sostanze attraversino le vie suddette, ed altra passi nel torrente della circolazione, e quindi nella vescica. L’esperienza già per noi accennata del rabarbaro, che a capo di pochi minuti si mostra nell’orina; che vi scompare dopo breve tempo, e che torna a mostrarsi dopo cinque, o sei ore, conferma pienamente tale asserto. Egli è dunque a simili cagioni, che noi crediamo ascrivere i contrari risultamenti ottenuti col prussiato di potassa, i quali ad ogni modo se non possono venire in conferma dell’assunto nostro, non possono neppure per niente infirmare la verità stabilita; passare molte sostanze dallo stomaco nella vescica senza prima manifestare la loro presenza nel sangue, e senza passare per conseguenza per il torrente della circolazione. IV Ligatura dei vasi renali La ligatura degli ureteri, e delle arterie emulgenti venne pure tentata quando per provare, e quando per negare l’esistenza delle vie di comunicazione fra lo stomaco e la vescica. Non vi ha dubbio lo questionato argomento sarebbe per sempre deciso, se con una serie di fatti si arrivasse a stabilire l’orina raccogliersi in vescica nonostante la ligatura dei canali arteriosi, ed escretori. Ma le grandi lesioni organiche richieste da un tale esperimento; le profonde alterazioni nell’universale circolo degli umori; l’impressione sempre fortissima nell’immaginazione, nel nervoso sistema del sogget-

124 isteria, lussuria senza lusso to, non permettono di avere uniformità di risultamento, certezza di prova. Il perchè le osservazioni di Kratzenstein (106), ed Huct (107) 45 per le quali videro questi autori passare nella vescica una notabile quantità d’orina in due cani, a cui aveano previamente ligati gli ureteri furono contraddette da contrari risultati ottenuti da Jacopi, Richerand, e diversi altri, essendosi la vescica mantenuta costantemente vuota, dopo seguita l’operazione. Contro le conclusioni da questi ultimi autori dedotte egli fa d’uopo però riflettere che le strade di diretta comunicazione fra lo stomaco, e la vescica non sono menomamente destinate alla secrezione dell’orina, ufficio proprio dei reni, bensì a trasmettere in alcune circostanze certe bevande prese in istraordinaria quantità, oppure quelle che sottraendosi all’azione della digestione, non doveano immutate passare pel torrente della circolazione. Il perchè l’assenza dell’orina in vescica dopo legati gli ureteri niente prova in contrario a siffatte vie di comunicazione. Che se pure ciò non fosse le osservazioni desunte dall’anatomia patologica, certamente più concludenti, proverebbero sempre essere possibile la raccolta d’orina in vescica, nonostante la totale distruzione, o degenerazione dei reni. Molti di siffatti casi noi li vediamo raccolti dall’Haller (108), dai quali appare che non ostante la suppurazione, o totale distruzione dei reni, continuò a raccogliersi l’orina in vescica per più, o meno lungo tempo. Così nel commercio letterario dell’anno 1743 si legge di una vergine ascitica, nella quale i due reni erano scirrosi e così deformati, che non si poteva scorgere vestigia di pelvi; tuttavia sino all’ultimo emise poca quantità di orina simile all’acqua di fonte. In Bonnet (109) si hanno tre casi di diabete in cui uno dei reni fu trovato ostrutto dai calcoli e degenerato, l’altro avvizzito, atrofico; le orine erano acquee. Colombaire (110) 46 all’estirpazione di ambedue i reni notava vomito in sulle prime di cibo; in appresso di un liquido esalante odore d’orina. Mayer (111) dietro molti esperimenti conchiuse non potersi negare che distrutti i reni per malattia, o dall’arte non possa formarsi un liquido orinoso in altre parti del corpo, e segnatamente negli organi secretori. 45 N.o.: (106) Disput. morbor. Haller. t. IV. pag. 63. = (107) Transaz. filosof. N. 67. ann. 1670. 46 N.o.: (108) Element. Physiol. t. VII. = (109) Lib. III. sect. 26. observ. 2. et 5., et sect. 28. = (110) Annal. Univer. di Omodej fascic. 142.

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to, non permettono di avere uniformità di risultamento, certezza di<br />

prova. Il perchè le osservazioni di Kratzenstein (106), ed Huct (107) 45<br />

per le quali videro questi autori passare nella vescica una notabile<br />

quantità d’orina in due cani, a cui aveano previamente ligati gli ureteri<br />

furono contraddette da contrari risultati ottenuti da Jacopi, Richerand,<br />

e diversi altri, essendosi la vescica mantenuta costantemente vuota,<br />

dopo seguita l’operazione. Contro le conclusioni da questi ultimi autori<br />

dedotte egli fa d’uopo però riflettere che le strade di diretta comunicazione<br />

fra lo stomaco, e la vescica non sono menomamente destinate<br />

alla secrezione <strong>del</strong>l’orina, ufficio proprio dei reni, bensì a trasmettere<br />

in alcune circostanze certe bevande prese in istraordinaria quantità,<br />

oppure quelle che sottraendosi all’azione <strong>del</strong>la digestione, non doveano<br />

immutate passare pel torrente <strong>del</strong>la circolazione. Il perchè l’as<strong>senza</strong><br />

<strong>del</strong>l’orina in vescica dopo legati gli ureteri niente prova in contrario a<br />

siffatte vie di comunicazione.<br />

Che se pure ciò non fosse le osservazioni desunte dall’anatomia<br />

patologica, certamente più concludenti, proverebbero sempre essere<br />

possibile la raccolta d’orina in vescica, nonostante la totale distruzione,<br />

o degenerazione dei reni. Molti di siffatti casi noi li vediamo raccolti<br />

dall’Haller (108), dai quali appare che non ostante la suppurazione,<br />

o totale distruzione dei reni, continuò a raccogliersi l’orina in vescica<br />

per più, o meno lungo tempo. Così nel commercio letterario <strong>del</strong>l’anno<br />

1743 si legge di una vergine ascitica, nella quale i due reni erano<br />

scirrosi e così deformati, che non si poteva scorgere vestigia di pelvi;<br />

tuttavia sino all’ultimo emise poca quantità di orina simile all’acqua di<br />

fonte. In Bonnet (109) si hanno tre casi di diabete in cui uno dei reni<br />

fu trovato ostrutto dai calcoli e degenerato, l’altro avvizzito, atrofico;<br />

le orine erano acquee. Colombaire (110) 46 all’estirpazione di ambedue<br />

i reni notava vomito in sulle prime di cibo; in appresso di un liquido<br />

esalante odore d’orina. Mayer (111) dietro molti esperimenti conchiuse<br />

non potersi negare che distrutti i reni per malattia, o dall’arte non possa<br />

formarsi un liquido orinoso in altre parti <strong>del</strong> corpo, e segnatamente<br />

negli organi secretori.<br />

45 N.o.: (106) Disput. morbor. Haller. t. IV. pag. 63. = (107) Transaz. filosof. N.<br />

67. ann. 1670.<br />

46 N.o.: (108) Element. Physiol. t. VII. = (109) Lib. III. sect. 26. observ. 2. et 5., et<br />

sect. 28. = (110) Annal. Univer. di Omodej fascic. 142.

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