MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

il testo originale integrale del 1834 115
guigno (93). 35 Tale dilemma appoggiato al supposto che i vasi chiliferi
sieno i soli pei quali le sostanze possano passare dallo stomaco alla vescica,
cade quando si ricorre all’esistenza di altre strade, di vie tutt’ora
sconosciute, le quali potevano essere vuote, e dar passaggio al rabarbaro
indipendentemente dei vasi, linfatici tutti pieni di chilo; lo potevano
pure i vasi linfatici dalla vescica allo stomaco mercè di un moto
retrogrado. Che Poi il rabarbaro nel suesposto esperimento passasse
prima nel sangue ella è mera congettura, ripugnante d’altronde alla
sana ragione, che non sa concepire come l’assorbimento del latte non
si effettui che nello spazio di molte ore mentre quello del rabarbaro
succede in pochi minuti. Smentito poi ampiamente viene il pensamento
di Jacopi che l’infuso della catartica radice si trovasse nel chilo non
ostante il suo bianco colore, dalle osservazioni, ed esperienze sopraccitate
di Home, Magandie, Westrumb Tiedemann e Gmelin dalle quali
risulta non trovarsi giammai traccia di rabarbaro nel chilo contenuto
dai vasi lattei. Home soprattutti mediante numerose ripetute esperienze
istituite sui cani, e sui conigli alla presenza di Brodie, Brande,
Clist, e Gatcombe provò l’esistenza del rabarbaro nella secrezione orinosa
senza che la di lui presenza si fosse verificata nel canale toracico
d’altronde legato. Ora a cosa si riducono le gratuite supposizioni di
Jacopi sull’esistenza del rabarbaro nel chilo a fronte, dell’esperienze, e
dei fatti? E provato che il rabarbaro non passa nel chilo, come si potrà,
sostenere che si porta alla vescica col mezzo del sangue?
Nè vale il ricorrere alla celerità dell’assorbimento, alla quantità dei
vasi assorbenti, all’attitudine pretesa dei reni di secernere in poco tempo
una quantità prodigiosa d’orina. Noi sappiamo che la digestione
non si compie che entro lo spazio di qualche ora, che l’assorbimento
del chilo, comprovato dal rinvigorimento delle foze fisiche, e morali,
esige maggior tempo ancora (94); 36 che la secrezione dell’orina non è
35 N.o.: (93) Jacopi I. c. pag. 60. e seg.
36 N.o.: (94) Se fassi a considerare, dice Mascagni, la fabbrica delle glandule, la
moltiplice riunione, e la direzione diversa dei vasi: se si considera il come essi si diramano,
e di nuovo si riuniscono, ora si piegano, e scorrono l’uno distante dall’altro,
formano le cellule, e nuovamente insieme raccolgonsi, e comunicano tra loro; se
inoltre si riflette che gli umori in grazia unicamente della forza attrattiva dei tubetti,
dell’elasticità delle tonache, e coll’ajuto delle valvule vengono messi in moto; facile si è
allora il comprendere, anzi viensi apertamente in chiaro che gli umori, che qui portansi
dalle varie parti, obbligati, e costretti sono a trattenersi alquanto nelle glandule, (Vas.
lymphat. hystor. sect. V.) Il corso della linfa, dice Richerand, è lungi dall’essere così