MARIANNA. ISTERIA. Lussuria senza lusso - Società Amici del ...

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il testo originale integrale del 1834 105 smo, l’esacerbazione del proprio male. Forse altre cause vi sono che cambiano colle ore del giorno, e della notte, colle fasi della luna, o delle stagioni, e che contribuiscono alla periodicità delle malattie nervose. Forse nella nostra ammalata devonsi a queste cause il costante ingresso della notturna convulsione alla mezza notte; la remissione del singhiozzo, dei dolori, del vomito alle due pomeridiane ore; l’ingresso del deliquio alle ore ventidue italiane. Comunque la cosa sia, ammessa nella nostra povera fanciulla la nervosa debolezza, la disordinata distribuzione del nervoso fluido come causa di tutti i convulsivi fenomeni; ammettere pure dobbiamo un eccessiva sensibilità siccome immediata conseguenza di una tale condizione. Egli è un fatto incontrovertibile essere noi tanto più sensibili, quanto più deboli. Ora siffatta squisitissima sensibilità, osservata del resto nella Besana in tutto il corso di sua lunga malattia, la rende suscettibile di presentire quelle cause, che nessun azione manifestano sopra di noi, di reagire con più, o meno disordinati movimenti. Da qui forse, ripetiamolo, le diurne, le notturne mutazioni esercitano un’ignota influenza, e determinano ora l’uno, ora l’altro fenomeno. Concludiamo adunque. L’aura nervosa, o per meglio dire, un sottilissimo eterogeneo principio portato dalle estremità al diafragma, allo stomaco, alle dita, all’orecchio determina in queste parti un afflusso maggiore di nerveo fluido; tale accumulo seco porta l’esplosione, questa la necessaria quiete. Ignote cause identiche probabilmente con quelle che reggono la periodicità nell’universale natura, agendo sulla squisita sensibilità della nostra paziente fanno sì che l’esplosione, e la quiete vengono alternate a determinato tempo, a preciso periodo. CAPO TERZO VOMITO E FENOMENI ORINOSI = VIE DI COMUNICAZIONE FRA LO STOMACO E LA VESCICA Attentamente considerando i fenomeni orinosi offerti dalla nostra povera fanciulla, il maraviglioso gorgoliamento cioè dalla vescica allo stomaco, il moto in verso da questo a quello suscitato dall’introduzione della cannula, ed il vomito di pretta orina, non si può astenersi dal do-

106 isteria, lussuria senza lusso mandare: per quali strade, o condotti operavasi siffatto passaggio. Oltre alle conosciute vie dell’assorbimento, della circolazione, ve ne sarebbero per avventura delle altre per le quali le sostanze contenute nello stomaco, o viceversa l’orina potessero direttamente passare dall’uno all’altro viscere? I numerosi fatti pria d’ora raccolti presterebbero forse fraterna mano a quelli osservati nella giovine Besana per sostenere con sufficiente evidenza la contrastata opinione? La natura dell’assunto argomento e l’importanza della cosa ci portano senz’altro ad un breve esame di una tale quistione, sempre sinora agitata, giammai sviluppata e decisa. I Sostanze che passano inalterate dallo stomaco alla vescica con istraordinaria celerità Per provare il diretto passaggio di molte sostanze dallo stomaco alla vescica noi non citeremo le osservazioni di Langio (65), che parla di una fanciulla la quale emise coll’orina cinque aghi tre giorni dopo averli inghiottiti: di Alessandro Benedetto (66), che dice di aver trovato nella vescica di un cadavere un ago lungo quattro dita trasverse, stato inghiottito dal soggetto durante la vita: di Giovanni Matteo (67), che racconta d’aver estratto un calcolo, dalla vescica, il cui nucleo era un piccol chiodo di ferro stato inghiottito dal soggetto molto tempo prima: di Diemerbrock (68), che asserisce aver la di lui propria consorte emesso coll’orina un ago due giorni dopo averlo inghiottito, e senza soffrire finchè restò nel corpo il minimo male: di Giulio Alessandro (69), 24 che accerta di aver espulso coll’orina un pezzo di radice di apio della grandezza di un quattrino inghiottito il precedente giorno: di Nicolao Fiorentino (70), che narra di un tale, che avendo mangiato dei funghi poco masticati, ne emise una notabile quantità coll’orina: di Bonnet (71), che racconta di un soggetto solito emettere coll’orina degli acini d’uva, dei pezzi di lattuca, ed altri cibi; narra pure di Pietro Servita teologo veneto, il quale ogni volta che beveva acqua termale soleva emettere senza danno coll’orina dei semi di melone, che era solito masticare: finalmente di Pigroeus (72), che dice di aver veduti evacuati 24 N.o.: (65) Epistol. 40. = (66) Lib. III. Anat. cap. 9. = (67) Hessus histor. rar. cas. I. = (68) Anat. Lib. I. cap. 17. = (69) Annot. ad cap. 14 lib. de substant. facult. natur.

il testo originale integrale <strong>del</strong> 1834 105<br />

smo, l’esacerbazione <strong>del</strong> proprio male. Forse altre cause vi sono che<br />

cambiano colle ore <strong>del</strong> giorno, e <strong>del</strong>la notte, colle fasi <strong>del</strong>la luna, o<br />

<strong>del</strong>le stagioni, e che contribuiscono alla periodicità <strong>del</strong>le malattie nervose.<br />

Forse nella nostra ammalata devonsi a queste cause il costante<br />

ingresso <strong>del</strong>la notturna convulsione alla mezza notte; la remissione <strong>del</strong><br />

singhiozzo, dei dolori, <strong>del</strong> vomito alle due pomeridiane ore; l’ingresso<br />

<strong>del</strong> <strong>del</strong>iquio alle ore ventidue italiane. Comunque la cosa sia, ammessa<br />

nella nostra povera fanciulla la nervosa debolezza, la disordinata distribuzione<br />

<strong>del</strong> nervoso fluido come causa di tutti i convulsivi fenomeni;<br />

ammettere pure dobbiamo un eccessiva sensibilità siccome immediata<br />

conseguenza di una tale condizione. Egli è un fatto incontrovertibile<br />

essere noi tanto più sensibili, quanto più deboli. Ora siffatta squisitissima<br />

sensibilità, osservata <strong>del</strong> resto nella Besana in tutto il corso di<br />

sua lunga malattia, la rende suscettibile di presentire quelle cause, che<br />

nessun azione manifestano sopra di noi, di reagire con più, o meno disordinati<br />

movimenti. Da qui forse, ripetiamolo, le diurne, le notturne<br />

mutazioni esercitano un’ignota influenza, e determinano ora l’uno,<br />

ora l’altro fenomeno.<br />

Concludiamo adunque. L’aura nervosa, o per meglio dire, un sottilissimo<br />

eterogeneo principio portato dalle estremità al diafragma, allo<br />

stomaco, alle dita, all’orecchio determina in queste parti un aff<strong>lusso</strong><br />

maggiore di nerveo fluido; tale accumulo seco porta l’esplosione,<br />

questa la necessaria quiete. Ignote cause identiche probabilmente con<br />

quelle che reggono la periodicità nell’universale natura, agendo sulla<br />

squisita sensibilità <strong>del</strong>la nostra paziente fanno sì che l’esplosione, e la<br />

quiete vengono alternate a determinato tempo, a preciso periodo.<br />

CAPO TERZO<br />

VOMITO E FENOMENI ORINOSI =<br />

VIE DI COMUNICAZIONE FRA<br />

LO STOMACO E LA VESCICA<br />

Attentamente considerando i fenomeni orinosi offerti dalla nostra<br />

povera fanciulla, il maraviglioso gorgoliamento cioè dalla vescica allo<br />

stomaco, il moto in verso da questo a quello suscitato dall’introduzione<br />

<strong>del</strong>la cannula, ed il vomito di pretta orina, non si può astenersi dal do-

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