Odor di cose buone / Renzo Pezzani - Parmaelasuastoria.it

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Ser.ie A (per la 2n classe elernentare)
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ID-À -A.LLIAúD Piccola atoría di un bímbo fel,ice.
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DAIlIi. BANFI Ì{LLA.ÈÚZZI CinematograJo allegto.
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- Storúe d,i Potl'icino e tli Guerrin Meechíno.
M-ÀIIIA BI)IìSÀM Balocchd e bambittí.
-
LAUDOMI-A. BON-A.NNI Le due penne del y'appagnltino Terzè.
-
PIIIIINA IlOll!.NGÀ. BimbÌ, bettiole e q,te.
-
tr'IAl{MDTîÀ IOMB3.RDÀ' (3.melia Tontliui Melgari)
-
Il guancia-
Lino tl'oro.
ROSÀ. I'UMÀG.ALLI Le noueLl'il1e ilegli animal'i d'ellú Joresta.
-
- Lc noaeltine d,eglí aninalí' della cssa e d'el botco.
- Le nouellíne degl,i animalí d'el'la teÌrú e dell'a|ia.
- Le notcll,ine dei perchè e dell'arcc di Noè,
GENTIICCL
-
I giorní e i oogni di Ninuccía.
UGO GEIRON It bri'tl'únte d'el, Pauiù,.
GIUSEPPE MEÀSSO - Lu reggíu degli uccelli',
-
LLA, PICCINNI Ira Jate e maghi.
PIOY-ANELLI, TROLLI - E X'UMj.GI'LLI Trítli d"'uccellini a cúnti
di
- barnlúni.
CAMILLA PIZZIGONI l|ím,bi e cuori.
-
- Le lúnternú megicú-
Serie B (per la Ba classe elernerrlare)
D-A-Rf-A. SANFI IúLLLGVZZL Vel,e aul, mare, qli nel peùto.
MARIÀ, BERS-A.NI Storíe - d,í Angcli.
NINO - COS1'À. FúntùEie.
-
- Il, ilono d.ioino.
FAT-A BONTÀ Le alel,le guúrdqno.
-
GE}ITUCC-A. úna
- f.dbú il,'interno e unù Í.abù d.i primúoerq.
IILYANE KÌ,À.USE ZÀMBONI - Non ti tcord.ar di tne.
i.NGlìI-A I,ATINI - Lú cqsú degli Orsí ro|si.
C-A.TERINA LORENZÀTI - Glì dvnici, di Súndri^
MARIS.{, - Il piooolo Anil,eraen.
ADELE ìúOF"OZZO DILLL ROCCA - Volertí bene.
Mi.RIA R. PASINI Lcggende del, múre c ilelle Alpi,.
LIA PIOCINNI -
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Il basco stregalo,
GIUSEPPE LIGOTîI Noaellino rosú.
lINt TOREILî Bcstie - del mondo nero.
LUIGI IIGOLII{Í - Le úD\únture
-
di uno ldrtqrugú.
- Nutolino ncl regno del,le cicogne.
Serie tC (per la 4& e 50 classe elernentare)
VINCENZO AURIGEMMI, Le meratigliose storíe d.el mago d'Oriente.
BERT-A. BúRGIO -
-A.trRENS Lú
- Íontdnù generoaa.
IGNÀZIO DRÀGO Stagí,oni in
- Íestú.
LINA Gj,LLI Le
- rtLqstrocche cenaqlz col lempo.
}.ENZO PF.ZZLNI Cftiaie.
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- oilor d,i cate buone.
BRUNA SILVI
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Le bolte iti eapone.
ALESSÀNDRO ZúCC-A.RELLI Colibr\ dnila montagna,
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- Il Reuccío che d,irenne operoso.
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I IJIBRI DEII,A SAGGDZZA
La mia nonnina, così saggia o pia,
tre soli Iibri aveva in libreria:
iI Yangelo, il Messale e la Dottrina,
la stessa che imparava da bambina.
Bastava che uno cli quei libri aprisse
perchè più forte il cuore si sentisse.
Cbe quella scienza fosse poca o tanta,
io non so clire. So però che i figli,
che rLi libri ne aYeYano millanta,
andavan spesso a chieclerle consigli:
- Come faresti, mamrlra, al posto mio-q -
Apriva iI libro e lo chiecleva a Dio.
La mia mammina accanto a quelli ha messo
un ricettario, un libro cli cucina,
un grosso libro cho consulta spesso
prima cli far la spesa alla mattinal
o nel leggorlo mette I'attenzione
d'un bimbo che ripassa Ia lezione.
-2-
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La vita è clura. Tutto costa tanto
che non basta il clanaro a comprar tutto;
o pane, e pasta, e uoYar e burro, e strutto...
Spesso ho sorpreso la mia mamma in pianto:
allora chiccle che ltaiuti il Cielo
o legge qualche passo clel Yangelo,
Or, tra quei libri, cari libri, metto
questo che mi conclusse un anno intero.
X'iori e spini incontrò sul mio sentiero
o quante cose belle egli m'ha cletto,
o speranze e certezze egli mtha clato.'
Oh, non è un libro, è un cuore illuminato!
Qui tra iI Vangelo e il libro cli preghiero
ingiallirà, cliventerà un vecchino
col cuore buono e fresco dtun bambino
o iI fiato cli lontane primavere.
E ai miei figli clirò: - Non lo sgualcite!
Potrebbe sanguinar se Io felite. -
-4- -5-
SCUOLA
Chi mai I'ha costruita, un po' appartata
clalltaltre case, come una, chiesuola,
e poi che ltebbe tutta intonacata
Ie ha scritto in fronte la parola ?
E chi Ie ha messo al collo per monile
una,,campana senza campanile?
Chi rlisegnò per lei quei clue giartlini
con pochi fiori e giovani albbrelli
cLifesi clall'insulto clei monelli
rla fascetti cli brocche irte cli spini?
Clri seminò con tanto amor Ie zolle9
Per che bambino costluir Ie volle?
ì{on per un birnbor D& per quanti sono
nel monclo, suona quella campanellal
e la scuola ti sembra così bella,
e quelltaiuola un rifìorento clono
perchè col giardiniere e iI muratore
vi mise ogni cIì mano anche l'amore.

5E*
LD RUGIIE DDII NONNO
- Nonnino bello, allora, me lo clici
ohi t'ha segnato in volto questa ruga?
E quella? Oh, quante! Sembran cicatrici,
o la faccia una foglia cli lattuga. -
II nonno è lì che nella mento fruga.
Poi clice aI bimbo: - Questa che hai toccata,
silenzioso iI ilolor se ltè scavata,
o questa il pianto che nessuno asciuga.
Questa che vedi, ecl è lieve e sottile,
me lthan fatta le gioie a poco a poco;
e questtaltra cho par segnata a fuoco
I'ho guatlagnata per non esser vile.
È ferita cli guerra! e no son grato
all'Italia che qui col dito ha scritto:
< Mtha rlato sangue, questo rnio cosoritto,
e cIeI suo sanguo io ltho clecorato ) ! -
-6-

!Étr.;
IA YESTE I{UOYA
Alla lucerna agucchia
la mamma. E ctè la luna.
Il refe a tratto succhia
per infilar la cruna.
Da una sua vecchia veste
tti bei color florita,
per la bimba dormita,
poi che domani è festa,
il grembiale riduce.
Che al risveglio Io trovi
nuovo cli punti nuovi,
queìla passera! E cuce.
IIna basta, una giunta,
un leggero volano
come untala cìre spunta
clalla fervicla mano,
-8-
\É'
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'ù

nuovo rifanno il lino
liso, ch!è il suo pirì bollo,
e domani ltuccollo
oanterà nol giarclino.
Or stè punta lo clita,
lna non Yogga la figlia
quella gocoia vormiglia
sulla veste fiorita.
Carle d.al sonno, eppuro
ilisfà il lavor già fatto
porchè la oucitura
copre quol fior scarlatto
o la bambina ignori
quol che costò la vesta
tLi punti e cli clolori.
Domani è la sua festa.
-10-
Borbotta ltaoqua, per clue brocohe, al fuooo.
E il fuoco riclo o la sua yampa cresco.
L'aoqua borbotta, ma lo fa per gioco.
E nol paiuolo ora'la mamma lnesco
farina dtoro, e i bimbi son d.tattorro.,.
Sembra cho ouocia iI sol di mozzogiorno!
E quanclo è cotta o messe sul taglioro
Ia mamma clice: - A tavola, chtè pronta! -
E pronclo iI fllo, e, mentre taglia, conta
quanti ne ved.o a tavola seclere.
Nè il cuor guiclò $iammai mano più attenta
tli questa cho spartisce una polenta.
-11 -

IA RUGIADA
- Perchè, dimmi, mammina,
i fioretti clel prato, Ia mattina
ancho quelli lontano clalla fonte
hanno una goccia dtacqua sulla fronteg
-
- Anche i floretti, vecti, bimbo mio,
appena il sol Ii tocca
aprono tutti ltoclorosa bocca
a ringraziare della vita Irtclio;
e si fan tutti il segno clella croco
con untacqua lustrale
che trovano nelltar:ia mattinale.
E di quel segno resta in fronte al fiore,
e in fronte al mio bambino,
una goccia più viva dtun rubino,
porchè risplencla agli occhi clel Signole.
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Quanclo ormai chi s'incontra si saluta,
stanchi dtun giorno, con la buona notte,
questo trerlino clalle ossa rotte,
pieno cli gente solita e minuta,
mentre stavventa verso la oollina
promette rli tornare domattina.
I'ultima luce iI clì spegne nel flume.
Canta là raganella e canta iI grillo,
e non ctè casa che non abbia un lume.
Yocchio oncloggiante come un uomo brillo
il mio trenino sulle antiche peste
corte sbuffanclo alla sua mèta agreste.
X'ischia accorato cortre iI merlo nero
e sosta nei paesi o corre via
un poco amico e un poco forestiero,
un pot malato cli malinconia.
E mentre un griclo cli saluto scioglie
depone gente erl altra gente aceoglie.
'I !I[)
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E chi stanco paltì cli buon mattino
o torna, dopo un giorno di mercato,
-. sonneechianrto, mi doldola vicino
'e tieno stretto a sè quel che ha comprato.
Sognando, iI volto gli si fa riclento:
vecle il raccolto se comprò semente.
Yecle, nel suo lettino acltlormentato
mezzo scoperto il figlio più piccino
e sogna cli posargli sul cuscino
untochetta cli zucchero filato;
e la sua donna vede affaccenclata
a custoclir la cena preparata.
Umili gioie porta in sè nascoste
questo trenino gaio e spensierato
che va felice quanrlo Ie ha deposte
un pot per tutto dove stè fermatol
e non conosce i lunghi, aclclolorati
atldii dei fazzoletti sventolati.
-14- -15-

Yicli fumal', come cltun denso fìato,
nel giorno fredclo, agnella in aer fbsco,
una casetta al limitar clel bosco:
più che Lrna casa, un cuore illuminato.
l{e uscì una bimba con un secchio, ed io
le chiesi: - Come mai vivete in quella
casa speriluta, casa senza stella,
cl-re la nevo cacluta asconde a Dio? -
- Siamo in cinclue fratelli, - ella rispose, -
e iI pirì piccino dorme nella culla;
la mamma, il babbo; e non ci manca nulla.
Ci si cortenta cli ben poche cose.
Abbiamo il fuoco, chè r'amaglie e pruni
celcìriam nel bosco i giorni che fa bello;
pane ne ctà quel nostlo carnpicello
e poi tra noi non è chi non racluni
- 16 -_
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castagne, ecl erbe per la pecorina
che clà buon latte e fa un agnello alltannol
o le galline un uoYo co lo fanno.
Yo' a levarlo clal niclo og;ni mattina.
I.,a casa è brutta e siam poyera gente,
ma in buona pace è clolco anche iI soffrirg.
Ancliam ficlenti ver:so ltavyenire
col pan d.tun giorno o un pugno cli sement
2 - R PEzzANr, Od,or d,i cose buone,

Ti scuoti la novo clai piecli,
la neve d.al nero cappotto
o in questo calcluccio ti siecli.
I-la stalla cliventa un salotto.
Si sta volentieri raccolti
col nonno che fuma, con ltavola
che fila narlando una favola.
Non sei più un bambino e I'ascolti,
e lasci che il cuor si cliparta
da te, su quel fìume innocente
come una barchetta cli carta
rapita d.a fresca corronte.
Chi è giovane, intanto, spannocchia.
Nessuno sta sonza far nulla.
I-la mamma tien dtocchio una culla,
o il veochio ha già, sulle ginocohia
-18-
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un bimbo mietuto clal sonno
e un ricciolo cltor gli ravvìa-
Papavero o giglio che sia,
il piccolo è il cocco del nonno-
È lunga Ia notte, e pur breve,
accanto alla mucca che rumina,
la veglia, se il cuore la illumina.
Il gelicLo otlor clella neYet
ti porta con sè nel mantollo
chi viens cli fuori o saluta.
Ma iI cuore Ia stalla tramuta
in calclo o clifeso castello.

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- Poverina, che mani roSse!
Chi ti manda per fuscelli?
La tua mamma? _ Così fosso!
Sono sola con tre flatelli. -
- Oltre il prato, oltre i sentieri,
io so un posto che cli legne
se ne trova a mucchi interi.
-
- Ma iI camino mi si spegne.
A me basta questo poco
per tenere allegro il fuoco.
-
- E cloman, come farai? -
- Se il Signor pensa agli u.ccelli,
può scorclare i miei fratelli?
Passeranno i carbonai
e una legna pur caclrà
tlalla groppa clei giumonti.
-2s-
Siamo quattro in povertà
ma tlel poco siam contenti.
Non ci vuole molta brace
per scalclar la nostra pace.

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Sola rimasta Piccola Cristina
coi fratelli Più Piccoli cli te
(il babbo è tutto il giorno all'officina,
la mamma... oh, la tua mamma pitì non è)
porti la vita così grancle e d.ura
Eetl.zù sgomenti, senza una Paura.
Lustra come una, casa cli signori
la soff.tta che scopi e rigoverni:
o trovi il tempo di curare i fiori
d.tapriro libri e scrivoro quaclerni.
Sei un poco scolara e un Pot nammrna:
tlalzi senza Ia sveglia ogni mattina,
prima clel babbo assai, quando il lattaio
ti rompe ù mezzo il sogno tuo più bello.
Prepari il bricco, sventoli il fornello,
vai a prentlere il pane clal fornaio
-22-
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e tieni le scarpette contro iI cuore
per far le scale senza far rumore.
Il babbo t'ha lasciato tre monete
per comprar tutto ciò che in casa occorre.
È poco, ma il giuclizio ti soccorre:
sei Ia mammina cli virtù segrete.
Tanto cli latclo, tanto cli farina'..
Tre monete ti bastano, Cristina.
E clopo cena, quanclo nella stanza
clormono i bimbi clietro iI tuo racconto,
di quel che hai speso al babbo rencli conto
o qualcosetta quasi sempre ùtùLza'.
Può capitare qualche malattia...
hai imparato a fare economia.
-24-
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IL BAMBINO OPERAIO
Già lavori, così piccino
tiri iI mantice, batti il martello.
Ma sei felice come un uccello,
metti oanto sul tuo clestino.
fn famiglia, santa pazienza,
è sempre vuota la creclenza.
Siete in sette: cinque fratelli
e la mamma e iI papà,
clormite insieme como gli ucoelli
così felici cho Dio lo sa.
E se sognate, sognate lavoro
o pane fresco cli crosta cltoro.
IIn pane grancle, oaldo, rotond.o,
Iuminoso come il sole
cla spartire a chi ne vuole,
un pane grancle, più grancle clel monclo.
Che ce ne sia per vecchi e bambini
e per i poveri vostri vicini.
-25-

Già, la tua mano iI suclore asciuga,
piccolo uomo clal volto seYero.
Ti nasce in f'ronte un Pelsiero
tlal solco clritto cl'una ruga.
Ma tiri iI mantice, batti il martello
pirì contento cli un uccello.
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I.,,A MADRE
Setto figliuolil ecl ecco una figlietta.
I-.,a mamma tlice: - Dio ce ltha rnand.ata!
Da sette a otto... sia la beneclotta.
È un pulcino di più nella nicliata.
n'ossero il cloppio, non basta una mamma?
la culla ctè; la fascia, il camicino
son gli stessi cIeI mio primo bambino.
Otto ne scalclerò con una fiamma.
I-la casa è angustar D& così Pulita
che il sol vi gioca tutto il clì contento.
la bimba, i primi passi clella vita
li tenterà su questo Pavimonto.
Dir'à con me Ia sua prima Parola
o I'Ave tlella sera e clel mattino;
e quand.o un giorno tornerà da scuola
I'aiuterò sul libro più Piccino.
Così ho fatto per sette e mi par poco;
che, messi a letto, agucchio notti intero
-27 -

e non ho tempo d)attizzars iI fuoco.
Per questa chtè clormita in un paniere,
oanto e il Signor mtascolta e mi sostiene
se la stanchezza vince iI mio fervore.
Como sento che Dio mi vuole bene!
Per otto flgli può bastare un cuore.
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I
LA STRADA
Yoglio insegnarti una stracla,
una straclina un pot matta
che non si sa d.ove vacla,
che non si sa d.ove sbatta.
Yetle un ruscello che gemo,
che corro solo soletto
e se Io prencle a braccetto
per chiacchierare un pot insieme.
È rrna straclina curiosa
che non ha niente cla fare:
clove ctè untombra, riposal
d.ove ctè un bosco, scompare;
e se attraYersa un paese
ascolta agli usci la gente,
porta con sè quel che sente,
racconterà ciò che intese.
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Se in cuore avete uno sPino,
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PICCOIO OPERATO
Da una vecclìia mantellina
grigioverclo cli soldato
che tua madre, poverina,
per tanti anni ha conservato,
taglia e cuci il dì e la notte
ci ha cavato una giacchetta
(quelle ohe hai son tutte rotte,
ta più buona ormai trè stretta)
e l'indossi stamattina
bella e r-ozza, come un saio
per andare alltofficina,
tu il più piccolo operaio.
Ma snl cuore in mezzo al panno
ctè uno strappo tondo e netto.
Cosa sia tutti Io sanno:
per quel colpo cli moschett

non ebbi in tlono cla Dio
gli occhi aperti sulla vita. -
- Yieni; ci ho un pan cli cruschello.
Ti clarò clel mio pane salato,
Che importa tlel solclo? IIai trovato,
oercando, cercando, un ftatello. -
\i L'aNGEr,ro
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*:"-

WK+?tl.*-
\ \N
nè gli si specchia il volto
nel ciolo capovoltol
uè la nube clel fìato,
se Ia neve è nel prato,
gli veggo. Eppur egli
vivo, vicino a me.
a
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2-
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(ùN'
LA SERVETTA
v v v vwvv\-/\-r'\_/ v/ vv\_/ vv:_zvEVVST
- Così tenera e piccina,
oon la treccia sulle spalle,
perchè lasci la tua valle
così presto, stamattina?
Dove vai, bella figlietta
col vestito nuoyo a flori?
-
- Yaclo a faro la servetta,
vado in oasa cli signori.
-
- Cosa c'è nella pezzuola
gonfia e rossa cho ti veclo?
-
- Ci sta tutto il mio corredo,
lo mio coso per Ia souola,
un panetto e qualcho frutto.
Eoco: poco più cli nulla!
Ma c'è clentro quasi tutto
quanto basta a una fanciulla.
Mamma mia ltha preparato.
Ye lo clico in conficlonza:
-òt-
*

Per iI pane che m'ha clato
stè vuotata la cred-enza.
Yarlo a fare Ia servetta
perchè mamma abbia un aiuto...
ma io chiacchiero etl ho fretta.
Mio signore, vi saluto. -
"f
lì
CUCINA t)
).
;:r;=.;;. jr{;:{::-*r.-=,t
Non son che d.ue stanzette e una cucina
al quarto piano. Tre moclesti ambienti
cltuna casa tra un prato e untofficina,
voltati al sole che li fa riclenti.
E babbo e mamma, un bimbo e una bambina
in quol guscio ci vivono contenti.
Mamma tien tutto lustro o alla mattina
tlà persino la cera ai pavimenti.
E quanclo iI babbo torna dal cantierer
o stè lavato, o siecle a mensa, e taglia
iI pane, e yersa il vino nel bicchiero
macchianrlo qualche volta la tovaglia;
e i bimbi sono Iì, clavanti al piatto
acl aspettar Ia mamma che scoclelli
la fumanto minestra cli piselli
e acl aspettare ci si aggiunge il gatto;
non ctè casa d.i ricco o cli potente
che valga questa cli povera gente.
-39-

Se nella spiga si mutò il granollo,
se in tlolce pomo il fiore stè cambiato
or questo libro si farà, martello
o ferro cli mestiere, acuminato.
Ert io con quello anclrò già preparato
e iI lavorar: mi sembrerà Più bello
e breve il giorno e meno faticato
e l'offi.cina mi parrà, un castello.
Se alla terra clarà Ia mia fatica
per veclerla fiorir del mio suclore
ogni semente mi torrò dal cuore
perchè cli me sia parte in ogni spica
e iI CieI Ie mio speranze beneclica.
Io sono un operaio clel Signore.
-410-
Sapesse mai la gente
cho felice mestiero
è mai quello cltanclar con un paniere
a lavar panni in riva a una corrente.
Oercarsi untombrar un sassot
inginocchiarsi e mettersi aI lavoro'
Tra batti e sciacqua o schiuma cli sapone
ctè sompre chi oomincia una canzono
ecl, altri intorno che ne fanno un coro'
Io non lo clico, ma se si saPesse
oi anclrebbero persino le cluchesse!
Adelina, che fa la lavanclaia,
appena è ltora clelle Primo messet
cammina cLritta col paniere in testa
come se in capo untanfora reggesse'
Muove a un ruscello così trasparente
che ti lasoia ved'er tutta la ghiaia,
ecl è felice cli sPecchiar Ia gente
e ricle e squilla acl ogni lavanclaia'
-41 -

ÈÈì*.'.
I
Ora il sapone, ohe quancltera asciutto
cti quel bigio color PareYa brutto,
toccata ltacqua lascia alla corrente
una lunga collana iriclescente,
che oi sogna Aclelina o un po' ci spera
dtaverla aI collo il giorno tlella flera.
Ma so lavaro e torcero il bucato
è un lavor che lo Piace,
cliventa gioia stenclerlo nel prato,
e una festa raccoglierlo già asciutto,
come spicoare un frutto
clall'albero che un ctì abbiam piantato.
A lungo clurerà entro iI canclore
cti hen conposti lini,
memoria cli campagna è cl'i giarctini
iI buon ottor cli terra e cl'erba e fiorel
e, innocente segreto,
il ricorclo cltun giorno in riva a un groto.
-43-

+

Vede il Signor sui tetti
intorno a un abbaino
un piccolo giarclino
fatto cLi tre vasetti
cLi basilico, salvia e rosmalino.
Dice il Signore: - In così bel boschetto
venga clunquo a cantare un uccellino.
E tu, se vuoi, puoi prenclerne un rametto
per la minestra e per lo stufatino.
Ogni povero faccia un suo giarclino
che quel giarclino sarà benecletto. -
Tra pianure e foreste,
clove non c'è più neYe,
scopre, iI Signore, un breve
camposantino agreste.
NeI piccolo giardino
quasi tlimenticato
_46_
non c'è che un biancospino
clal flore immacolato.
Dice iI Signore: I'albero è florito
e fu ltAngelo mio - che ltha piantato
perchè dtun fiore fosse consolato
chi in questa terricciuola s'è assopito.
-
Davanti alla Madonna col Bambino
che sul muretto in clolce posa sta
si ferma sempre qualche pellegrino
che posa un flore, prega, e se ne ya.
Quei fiori fanno un piccolo giarrlino
che più bello neppure un re ce ltha.
Itldio Io veclo e dice: - In quelltaiuola
c'è il flor cli tutti: iI fior clel poverello,
clel vecchio, clel bambino che va a scuola,
clella rlonnetta, il flor tlel pastorello
che a m.arzo è il primo a cliscoprir la viola...
E dire non saprei qual'è iI più bello. -
-47-

*-. *
)INI
l)
vvv.v,vv
Son curiosi cti tutto - oh, questo è vero!
ma siamo diventati un pot parenti,
e ne han quasi iI cliritto e le patenti:
fanno vetlere un cuor tanto sincero!
Spesso son lì per d.omand.are un poco
cltolio, cli sale, un pugno cli farina,
un pot cltaceto. Ctè una povorina
che verso sera viene a chietler fuoco.
Come tlire cli no? come lasciare
che quella mamma pianga tutta sola
senza cho un ouore trovi una parola
cli pace per poterla oonsolare?
Come tener la porta. sempre chiusa
o intimirlire il cuor che le si accosta?
Io lo socohiuilo qualche voì.ta apposta
o trovo spesso untinnocento scusa
per far seclere qui vicino a mo
quella vecchina che sta su in soffitta,
clro passerebbe come untombra, zitta,
golosa d'una tazza, cli caffè.
-48-
i)
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4 - R. PEzz-\M, Odor d'i cose búone
I
N

lo sentite tossir, la notte, solo
quol giovano malato, aI quarto piano?
Io lo ved.o comprimersi la mano
Eopra la bocca: e sangue sul lenzuolo
Ia mattina gli trovo, allor che batte
più che la mano, il cuore, alla sua porta.
La mia presonza un pot lo riconforta,
gli ritlà vita un buon bic:chier di latte.
Sono felice quando umile appare
perchè gli scriva quattro righe al figlio
quel vecchino che trema. In un bisbiglio
mi apre iI cuore e me Io fa tocoare,
così pieno rli spine e antiche e nuove.
Se gli rileggo quel che ho scritto, taoel
di quel che ha suggerito si commuore
e Ya con la sua pena e un po' cli paoe.
Che casa triste avrei, senza vicini,
e che silenzio intorno a me, che dur.o
giorno sarebbe mai tra muro e muro,
senza squillo cl'un gioco cli bambini!
Senza la buona gente un pot curiosa
che, dopo pÍùnno, qualche volta odo
clire ai ragazzi: - X'ate piano! È il modo
tli gridare? Il vicino ora riposa. -
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l LA I{ONNA E I'UCCELLINO l)
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La raclio è bella come esserlo può
un sogno fatto realtà cantabile;
la fonte che diventa acqua potabile;
un flore ritrovato in un comò;
una musica chiusa in una stanza
che ci tlà iI senso cltesser tanto poveri;
Itape che miel non fa net suoi ricoveril
la carità senza la sua fragranza.
Ma tu, nonnina, dentlo le tue fole
mettevi un cuore che ora qui non c'è.
Dicevi: , eal io veclevo un rc.
lì tu, fanciulla, timicla cantavi
ctrn la freschezza deìituccel cli siepe;
e tu, sul flauto cli pastor, provavi
un'atia, ili sagrato e di presepe.
It tnezzo al petto, tu, vecchio, mostrrrri
la cicatlioe ilel Risolgirnento,
e la Gloria plebea peìr urr mornento
tirceva atl nscoltal qnel cìre rtarravi.
Pw,zANr. Ad.or di ccse buone.
51 --

Grave cLi sogni usciva iI cuor cla quella
veglia d.i pace, e ltuniverso intero
era una stella chiusa in un pensiero,
e lo speranze si faoean più belle.
AlcLe di vano fuoco ora il camino,
nè più raccoglio intorno a sè la fecle.
I-.,a nonna è morta, canta in un giarclino
cl'ombre, stritlulo uccel che non si ved.e.
Canta per lei, chissà su quale ramot
senziì innocenza, senza batticuore'
Non è la, grazia: è iI perficlo richiamo
che nasconcle ltinsiclia e il cacoiatore.
-:\-
--ì_--à
Come iI mulino odora tli farina
o la chiesa dtincenso e cera flna,
sa cli gesso la scuola.
È iI boon odor che lascia ogni parola
scritta sulla lavagna
come rrn fioretto in mer,zo alla campagna.
Tutto qui clentro è bello e sa cli buono.
la campanella mancla un d.olce suono,
e a una parete ctè una, croce appesa...
Pare dtessere in chiesa:
s'entra senza cappello
si parla a Y.oce bassa
si risponcle all'appello...
Oh, nella scuol.a il tempo come passa!
S'apre iI libro, si legge e la signora
spiega, per chi non sa, or questo or quello
-53-

come in un gioco: un gioco così bello
che quanclo si fa ltola
cltuscir, yorremlno che clurasse ancora.
Come iI mulino odora cli falina
o la chiesa dtincenso c cera lìna,
Ia casa prentle odor clal pane nostlo
e Ia scuola clal gesso e ilall'inchiostro.
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SANTA
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Sbocciato nella culla il Bambinel tli Dio,
il CieI si gremì cl'Angeli, lc stradc cli pastori.
Anche il snsso pitì opaco mise un suo luccichìo
e lì dovteran spiui s'irprilotro dei fiori.
IJsciva dalle case la gente e sulle braccia
ognuno ayeva un tlono, un canest o, un agnello.
E via per scorciatoie, costeggianclo iI i:uscello
e per non perder tempo bevea nella borracòia.
Bello era andar per strade sconosciute, col lume
d.tuna lantelna ai pierli, tla lunghe ombre raggianti
or supelanclo un ftrsso, ora guadanclo un flume,
la fronte alltoriente e la certezza dei santi.
Senza la luna, in cielo appesa altra lucerna,
andavan svelti i vecchi appoggiati alla canna,
e il coro d.ei versetti facea da ninna na,nna
ai bimbi add.ormentati sulla spalla materna.
- 55 --
ll

Poi la cometa scencle come chi stinabissa,
nè mai pirì viva luce astro portò con sè,
parve cercare un porto e Ià ristette fissa,
stendardo fiammeggiante sulla tencla clel Re'
Povera tencla fatta cl'un lacerato teÌo,
povo o il Re che nacque sotto quel baltlacchino!
Ma

È*_,.
La casa, rioca o povera che sia
è questa che. v'ho tletto:
se ctè la pace è un sitti benecletto,
ma là d.ovo uon c'è, Gesumrnaria!
II fLroco è spento, iI penclolo non 'batte
e la ruggino, i[ ragrìo, iI tarlo, iI topo
non trovan più nessun che li combatte.
La vita in quella casa è senza scopo.
Bosse pure soltanto una capa,nna
col tetto rnesso su cli vecchie latte
como ne vecli alla periferia,
se c'è un bambino cìre ci fa la nanna,
quello è iI castello clella poesia.
So una ilonna vi stencle il suo bucato
come bantliere un forte che s'arlende,
e, cluandtè ltora, un fuoco, un lume accencle
e fa trovale un cibo cuoitrato
all'uom che faticò per un salatiol
è quella untarca fnor d.togui tempesta
clovo il Signore appese un calendario
che mette sernpre sole e sempre festa.
-58-
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If, PAILONE
!/vvv vv\J v vv v v\-/ v \, v v \t;\-,+
Palla cli cuoio, pallone rotondo,
leggera e forte fìgura cIeI monclo,
cor:ri e t'innalzi nel libero gioco
come una glande favilla cla un fuoco.
E como.l'ape cho visita il flore
sficli I'atleta, ne ecciti il cuore,
ne attingi l'impeto, ilescrivi un arco,
ti avverrti inclomita cercanclo un varco.
I'ermata a un limite da un cuole attento
più auclace e libera torni aI oimentol
tu, cuot cli giovane che tutto lischia,
torni acl accenclere la bella mischia.
Irrefrenabile sorvoli il campo:
Ia folla è il tuono, tu sei iI lamPo.
-59-

Yinta tli untlici cuol Ia parete
or Ia vittoria t'ha presa alla rete,
cuore cli giovane, pallone audace,
uovo cli aquila in nitlo cli pace.
-:è.
Dcco fa notte e il figlio suo non torna
e la sua.pena è grande, il cuor le cluole.
Brutti pensier discaccia. Ella non vuole
cedele al pianto. I1 penctolo frastorna
la casa così vuota e così piena
d'ombre e clta,ngoscie, desolato porto.
Or cLa un muto pregar prende conforto:
e Dio che ascolta la rifà serena
e iitenta ad accudire il suo fornello
per tener: calclo un pot d.i cena al figlio,
I'orecchio teso a un passor acl un bisbigliot
or ltocchio al fuoco ed ora al chiavistello.
Iìisuona un passo, un gemito sommesso.'.
Ecco su.o figlio insanguinato, affranto.
- Qsgurìmaria! ella gli vola accanto:
-
Cosa tthan fatto, cosa t'è successo?
-
- (ìl -

Gli tooca il sangue,
EgIi non Parrla, è lì
Mentre il'un lino fa
la maclre è tutto un
gli solleva il vr-rlto.
che non intende.
filacce e bend.e
gran ouore in ascolto.
- ps1 un lavolo che occolreva fatto,
era notte cl-re uscii clall'offioina,
con la mia busta clella quinclicina'
Sono sul viale ecl ecco che dtun tratto
mi si fan contro clue, coperto il volto,
un'arma in mano. Ifno mi clice: - Zitto
e fuori i soltLi. Sputali o sei fritto! -
Io clico: - È il rnio lavoro, e nor è molto,
e s'ha bisrgno in casa... Alltimprovviso
mentre uno mi tiene che non scaPPi
I'altro s'avventa e rtri colpisce al viso,
cerca iI denalo, rni licluce a strappi,
mi toglie tutto e ancora rni colpisce.
Ma non sentivo più. Sono c*eluto.'. -
Ora, avvilito, piange un pianto muttt,
e la sua mamnìa è lì che lo guarisce
-62-
china sul suo clolor', tlolce infermiera.
E se in casa non ctè farmaco buono,
ci son filacce, c'è la sua Preghiera:
- Che Dio salvi quei clue' col suo perclono! -
Ma iI fìglio insorge e iI
dtun sorso glie lo beve
- Non voglio Più, non
se non piangi ancho tu
pianto che ha sugli occhi
iI suo rancore:
voglio che rni tocchi
clel mio dolore. -
- Tu guarirai, ma fcltlio già, punta iI clito
(e guai se la sua collera li tocca,
figtiuolo!) su quei clue che t'han ferito'
Pertlona con iI cuore e con la bocca.
-
- Unts,16a prenderò per la vendetta,
e sarò lupo, oh! sarìr lupo anchtie.'.
-
- pss6, lo vecli? piango, io, poveletta,
e piango solo perchè offencli Ittdio.
Come a far bentle
questa mia catne,
mi strapperei pur
perchè ii tolni iI
ho lacerato un lino,
senza alcun dolore,
cli benclarti il cuore,
cuore il'uri bamltino. -
-63-

{In silenzio clurò gì:ave tra lolo,
poi il flglio s'alzò: - Mamrnina, - disse,
sei buona! - e volle che lo beneclisse.
Mangianclo, iagionò del suo lavoro.
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(, o.,
=::Ói:"-*
(i i.i
€ti=i=..rv*
San l\fartino, San Martino!
llello il nome e verde iI oolle.
Qui posato kklio 1o volle
per sentirselo vicino,
per averlo sotto gli occhi
che iI demonio non Io tocchi.
Poche cose: un bianco almento
sparso intolno al suo pastore.
Nella casa del Signore
ctè I'oclore clel frumento;
nelle case della gente
c'è la paco e la semente.
Bleve storia ha Sau Martino !
Tra le lune' e le stagioni,
tra vendemmie e fienagioni,
nella telra è iI suo destino.
Pan tli grano e vino schietto !
Che paese benedetto.
-65-
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DNSIDEIìABE I-,A PACE
Dovo in silenzio dormono gli eroi
e la spacla cl'ognun stè fatta Croce,
not oamposanti Più l'emoti' Puoi
rtei cari morti risentir la voce'
Greve è la terra a custod'ir chi giace
ma il sangue gritta e vince ogni prigione:
- Non aspettiam, ila voi consolazione
fìn ohe iI tumulto offuscherà la pace'
Tutti, fratelli a flanco coricati,
vogliarn sentire un canto tti fatica
alto e concorale. Ma uessuno clica
cti noi Cacluti: < Poveri soldati! >'
Pietà ci umilia. Por-eri non siamo'
E tu, fanciullo, ohe sei I'innocenza
ripeti ai vivi ciò clre noi rogliarno:
la pace! conle un'onorilìcerr7'^' -
-66-
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+
lì
*
b;*k,:
Oilore di cose buone
I tibri della saggezza
La scuola
I-,e rughe del nonno
I-/a veste nuova
La polenta
La rugiada
Il trenino
Semplicità
La stalla
II fuoco dei
poverr
Una donnina
Il bambino operaio
La madre
La strada
La pace
Pisc'olo operaio
Mendicanti
LtAngelo .
La servetta
Due stanzette e uua
Operaio del Signore
Il bucato
La casa felice
Gesù, nostro amico
Tre piccoli giardini
cuctna
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