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Al signor Napoleone della Luna.
Così non fosse, come con effetto
È ver, ch'un servitor di mal talento,
Mentre traea Don Ciccio a lume spento
La scorsa notte un grave sonno in letto,
Stesa la man rapace al bisacchetto,
Due borse ne levò, che v'eran drento,
Con qualche quantità d'oro, e d'argento,
Nel modo appunto, che v'è stato detto.
Sol per vere io non ho le relazioni
Circa la patria di colui, che corse
Furtivo a dare il sacco a' suoi calzoni:
Noi credend'io Norcin, qual si discorse;
Ch'essi a le borse levano i C...,
Ed egli ad un C... levò le borse.
124. - Il mostruoso cavallo di Don Ciccio.
Ove, in quel libro istorico de' mostri
Pon l'Aldovrando bizzarrie sì strane,
Bello è 'l veder, che, verbi grazia, un cane
Armato di due corna il capo mostri:
Bello il veder, ch'un asino dimostri
Aver testa d'alocco, e pié di rane:
Bello il mirarvi un'aquila, che sbrane
Un cigno, e ch'a sbranarlo apra due rostri.
Or s'ei vivesse al tempo d'oggi, e 'l piede
Rivolgesse colà, sovra l'amena
Riva del Serchio, ove Don Ciccio ha sede,
Collocheria ne la medesma scena
Anche il di lui cavallo, a cui si vede
Mostruoso un C... sopra la schiena.
125. - L'Autore in procinto di portarsi
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