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perdonata l'offesa, e messo tutto in silenzio; onde
vedete che resta eseguito già il vostro comandamento,
prima che mi sia giunto, e me ne
compiaccio anche per aver servito in tal modo il
signor consigliere Barili e soddisfatto alle sue premure.
Le vostre minacce però, e quei gran mali, che
voi mi pronosticate, quando io non taccia, mi
sarebbero state di stimolo più che di freno, e mi
avrebber piuttosto invitato a pigliar la penna che a
deporla : e posso dirvi d'aver avuto finora tante
notizie della sua vita, e miracoli, da poter dare argomenti
ad un secondo poema maggior della »
Cicceide; ond’egli poi, dallo stampare ancor questo,
potrebbe averne maggior guadagno, che non ha fatto
dell'altro; perché oltre all'utile della borsa, per la
qualità dello spaccio, ne acquisterebbe ancora l'immortalità
del suo nome ».
Il Lazzarelli tentò di far proibire l'edizione a Venezia;
ma era tardi. Dovette accettare il consiglio di
amici e pubblicare, per conto suo, una edizione,
sceverandola dai sonetti non suoi, che erano stati
cacciati nella prima.
Fra questi amici era un cardinale (niente meno!)
del quale cosi il poeta scriveva a suo figlio.
« Mi consiglia però da Roma un cardinal grande a
farlo stampare di nuovo con il debito correggimento,
e non son lontano dal l'abbracciar tal consiglio ».
Ciò seguì nel 1691.
La Cicceide, con l'aggiunta della seconda parte
intitolata le Sghignavate, colle stampe dell'Ertz in
Venezia, porta una data finta: in Parigi, per Claudio
Rind, con licenza e privilegio. È questa una delle più
rare edizioni e fu curata dall’autore.
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