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105. - La Rasura.
Don Ciccio l'altro giorno avea chiamato,
A fin di farsi radere, il Barbiere,
Forse perché volea farsi vedere
La sera in sul festin meglio attillato.
Ei venne; e fece il solito apparato
Sul tavolin, nel metterlo a sedere,
D'acque, palle, rasori, e pettiniere,
Pria di por mano al ministero usato:
Io, ch' allor vidi affaccendar quel sciocco,
Ne l'imbandir cotante provisioni,
Ridendo il motteggiai con simil tocco:
- E perché tanti ferri, olii, e saponi ?
Basta una mezza libra di merdocco,
Per far la barba a i sucidi C...
l06. - Ricchezze di Don Ciccio non credute.
Don Ciccio è vero, e 'l so, ch'aurea fortuna,
Già ti votò sul capo i corni suoi,
E che gemme pescò ne' flutti Eoi,
Quando nascesti, a ingiojellar tua cuna.
Entro a gli erarii tuoi so, che s'aduna
Un Gange intero, e so che i campi tuoi
Rompono il collo a cento par di Buoi
Quando l'aria s' inalba, e quando imbruna.
E pur vegg' io, che v'è chi contradice
A questo vero, e porta opinione
Delle ricchezze tue men che felice;
Avend' io fatta questa osservazione,
Che, quando passi, ogn'un ti guarda, e dice
Pietosamente: - O povero C... !
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