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iconosco veramente perdita lagrimevole, come
quella che fa restarmi senza il giocondo trattenimento
del poetare; vi mando intanto gli ultimi sospiri della
mia musa in caso sì funesto .
Ma il più grave dei dolori l'ebbe a patire quando
gli si recò l'inaspettata novella che un certo prete Coli
Lucchese dimorante in Venezia, avendo raccolti i
vari poetici componimenti, aveva ardito, senza sua
saputa, di pubblicarli in un volume colle stampe del
Poleti, che porta la finta data di Colonia! A questa
notizia fu tanto il rammarico, che il Lazzarelli ne fece
una malattia; dalla quale riavutosi, così scrisse a
Ludovico Bcrni che glie ne dié primo notizia :
« M’ha trafitto l'animo in sentire che la «Cicceide
sia stata stampata, e massime in quella forma che
m’avvisate. Quel Francesco Coli lucchese, io nol
conosco, ne l'ho sentito mai nominare, onde coll'aver
fatto apparire qualche sonetto diretto a lui, si sarà
voluto rendere immortale ancor egli per questo verso
».
A questo prete scellerato, egli diresse un sonetto
salato e pepato; ma come era per venirne scandalo se
avesse continuato a scrivere contro costui, per
intercessione d'amici, il Lazzarelli si ristette e tornò a
scrivere al Berni:
«Ancorché l'ingiuria fattami e'l pregiudizio
inferitomi dal nostro buon prete Coli sia per se stesso
gravissimo, e che per esser delitto simile a quello del
falsificar le monete (comparazione che calza nel caso
nostro) sarebbe degno d'esser punito con altro, che
con la penna, io nondimeno, dopo aver fatto quel
primo sfogo col sonetto che vi mandai, allorché voi
mi notificaste la qualità e 1'autore del misfatto, gli ho
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