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imasto; l'altro s'era fatto monaco olivetano. Egli
risolvette pertanto di fissare la sua dimora a
Mirandola, dove, secondo egli dice, si trovava
benissimo.
Difatti scrive all'uditore Zamperoli in data 10
aprile 1685 :
« Io godo qui una dignità ragguardevole per ogni
conto, mentre questo Capitolo ne ha altre quattro con
sedici canonici, e nove mansionari, participante delle
distribuzioni senza obbligo alcuno di coro, e le messe
libere: affitto le terre della prepositura poco meno di
dugento doble oltre a diversi canoni annui che mi si
pagano, livelli di vari, terreni e case. Ho abitazione
commodissima con dodici belle stanze in un piano e
con un bell'orto.
Il signor Duca mi mostra tutta la stima e confidenza,
volendomi sempre seco dovunque vada; e
benché mi abbia donato un bellissimo par di cavalli,
vuol nondimeno che io abbia inoltre a mia
disposizione una carrozza sua propria e mi continua
tutta la provvision cibaria che già mi dava; cioè
dugento libre di farina, trenta candele di cera, e
centocinquanta libre di carne ogni mese, la metà di
vitello e la metà di manzo, tre castellate d'uva,
milledugento fasci e quattro carra di legna grossa
ogni anno. Mi dà inoltre tutta la carta che mi bisogna
per uso proprio e la franchigia della posta ».
Ma ecco che alle dolcezze, alle gioie di Lazzarelli
succedono i dolori. Indi a non molto ebbe la nuova
della morte del suo amato Don Ciccio !
Nel 27 settembre 1685 così il poeta scriveva al
priore Antenusio. « Il doloroso avviso della perdita di
Don Ciccio ho parimenti dal signor Berni, e la
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