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68. - Don Ciccio ammesso nella
corte d'Astrea.
Portando in man certo suo voto impresso
Don Ciccio andò per essere introdotto
Ne la reggia d'Astrea con gli altri anch'esso
Tamquam Jurisperito esimio e cotto:
Ma perché si sentì più d'un rimbrotto
Fra i primi del giuridico congresso,
E 'l portinaio stesso in quei ridotto
Con un baston gli contendea l' ingresso,
Sorta la Dea da la real sua sede,
Così lor favellò: - Non sia conteso
Il passaggio a costui, che 'l merta, e chiede;
Poich'egli, almen, vi servirà nel peso
De le ragioni altrui: già che si vede,
C 'ha la fisonomia d'un contrappeso.
69. - Orazione di Don Ciccio
nell'ingresso alla Rota di Genova.
Incliti Senatori, eccomi al posto,
A cui m'elesse il gran giudicio vostro:
In esso il mio valor, l'opra, e l' inchiostro
Da me sarà mai sempre in uso posto.
Io mai non vo da l'equità discosto;
Lustro d'or non m'abbaglia, o luce d'ostro:
Sprezzo preghi, e minacce, e sol mi prostro,
Santa Giustizia, ov' è 'l tuo nume esposto.
Ma che ? Qual io mi sia, saggi Signori,
Ve 'l dirà fedelmente il paragone
Ben presto in su l'aprir de' nostri fori.
Cosi disse Don Ciccio; e a tal sermone
Rispose un coro allor di senatori:
- Ben venga il solennissimo C...
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