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53. - La Trasformazione.
A Don Ciccio.
Quando qualche mortal nel tempo andato
Commettea contro i Numi alcun misfatto,
A l' uso militar, venia de fatto
Per suo castigo in bestia trasformato:
Così pagando il fio del lor peccato,
Aracne un ragno, ed Atteon fu fatto
Subitamente un timido cerbiatto,
Che poi da' veltri suoi fu lacerato.
Or io, che nel vederti ho l' occasione,
Don Ciccio, di mirar con gli occhi miei
Ogni tua qualità, senso, ed azione,
Stimo fra me, che t' abbiano gli Dei,
Per qualche tua gran colpa, o trasgressione,
Trasformato in quell' asin che tu sei.
54. - La Vecchia di Zeusi.
Zeusi, quel sì grand' uom ne la pittura,
Ho letto che dipinse al naturale
Con un ceffo ridicolo, e brutale
Una vecchia d' orribile figura:
Ma che poi nel mirar quella fattura
Ne morì da le risa. Or simil male
Temo anch' io per Don Ciccio, essendo eguale
La causa, onde provvien la mia paura.
Però che nel mirar tanti ritratti
Che, sempre similissimi al suo viso,
Ben che in forme diverse, ho di lui fatti,
Temo, ch' un dì per l' abbondar del riso
Gli spiriti compressi, e soprafatti
Mi faccian restar morto a l' improviso.
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