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La tua rara eloquenza e 'l tuo bel dire,
Ne godo, sì, ma sentomi toccare
Dal pizzicor d' un invido martire.
Mentre ancor io vorrei poter lodare
A pien Don Ciccio, e farlo comparire;
Ma, senza render pago il mio desire,
Quanto mi sforzo più, manco il so fare.
Or tu dunque, che 'l puoi, mostrami quale
Sia quella forma d' amplificazione,
Che ne l' arte retorica più vale;
Ond' io con panegirica orazione
Possa mostrarlo al mondo in guisa tale
Che d' un C..., ch' egli è, sembri un Platone
212. - Don Ciccio si dolse con un amico, che suo
padre scrivendogli non gli aveva dato nel
soprascritto il titolo d' eccellentissimo.
Scrive il padre a Don Ciccio, e nel di fuore
Del foglio non gli dié de l'eccellente,
Ond' ei ne fece altissimo romore
Con Prospero Bottin suo confidente.
- Questo è un torto, dicea, troppo evidente,
L' eccellenza negarmi, e son Dottore !
Or che sperar poss' io da l'altra gente,
Se mi tratta in tal guisa il genitore ? -
- No, rispose il Bottin: che le persone
Se fin or da l' estrinseca apparenza
V' hanno stimato un trivial C...,
Oggi, udendovi far questa doglienza,
Diranno, e nol diran senza ragione,
Che voi siete C... in eccellenza.
213. - Don Ciccio percosse con un pugno il
dottor Domenici, perché noi nominava in
Roma con titolo d'Avvocato.
Recandosi Don Ciccio a grand' ingiuria
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