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N° 6 - Giovanni Ficetola

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itmicità con cui le disavventure cadono addosso al povero Larry a costituire, come si diceva, la cifra<br />

stilistica, o, se si preferisce, il sigillo inconfondibile dei due autori sul film. A serious man, come Fargo, al<br />

quale è per molti versi assai vicino (anche se senza i risvolti tragici del film del 1996) – ma si può<br />

pensare anche a L’uomo che non c’era, a Il grande Lebowsky o a Burn after reading – ci racconta le disavventure<br />

di un uomo che, senza accorgersi e senza volerlo, si ritrova al centro di una serie di vicende che vanno<br />

ben al di là delle sue possibilità di comprensione e di gestione: se però altrove tutto è innescato da<br />

comportamenti quanto meno discutibili, nel nostro caso Larry appare propriamente una vittima delle<br />

circostanze. Ed è questa condizione (incarnazione dell’eterna condizione dell’ebreo perseguitato?) che<br />

consente ai Coen di impostare il film su quell’alternanza di registri cui facevamo cenno: da una parte<br />

Larry è spinto o costretto dal mutare degli eventi ad ingegnarsi (se ne deve andare di casa, dando quasi<br />

corpo alla figura, ancora una volta metastorica, dell’ebreo errante), ma dall’altra le sue esitazioni, la sua<br />

titubanze, i suoi tentennamenti (evidenti anche nell’atteggiamento che tiene con lo studente coreano<br />

che tenta di corromperlo) lo inducono a interrogarsi continuamente, anche forse contro la sua volontà<br />

(come sembrano ricordargli i sogni: anche Freud era ebreo, in fondo), sul senso di quello che gli sta<br />

accadendo e sulle reazioni che sarebbe opportuno manifestare. Salvo scoprire però che la religione offre<br />

più domande che risposte: il consulto con i tre rabbini, che scandisce la parte centrale del film, si risolve<br />

in un nulla di fatto.<br />

Le storie interrotte (e in questa categoria s’inserisce anche quella<br />

narrata nel prologo) sono così l’espressione di un’ambiguità che, in<br />

fondo, è affermata chiaramente nel Libro ebraico per eccellenza.<br />

Ogni parola è, al tempo stesso, fonte di conoscenza e di dubbio, di<br />

timore e di speranza: la parola di Dio è la stessa che può creare e<br />

distruggere, benedire e maledire, salvare e condannare. Le poche<br />

certezze che Larry sembra avere gli derivano dalla scienza (solo<br />

quando insegna fisica Larry pare a suo agio), ma anche qui<br />

s’insinua il dubbio, nella forma del paradosso del gatto di<br />

Schrödinger e del principio di indeterminazione di Heisenberg che<br />

vediamo illustrati dal protagonista ai suoi allievi durante le sue<br />

lezioni universitarie. Si potrebbe dire dunque che la prospettiva di<br />

Il protagonista, con un’espressione osservazione della realtà coincide con la sua interpretazione, o,<br />

sempre tra vittimistico e attonito, meglio, con le sue, potenzialmente infinite, interpretazioni: lo<br />

tra interrogativo e rassegnato spaesato Larry si ritrova così a scoprire che ogni tentativo di<br />

trovare indicazioni concrete su come comportarsi con la moglie<br />

(ma anche con l’amante-collega, con i figli, con il fratello, con la vicina di casa o con lo studente) è una<br />

questione di punti di vista. Più questi si moltiplicano, più la verità sfugge. E nell’incertezza non resta<br />

che rinviare, riprovare (come in un esperimento fisico) e, soprattutto, aspettare: il bellissimo finale del<br />

film, con la duplice attesa dell’uragano che si sta abbattendo sulla città e la telefonata di Larry con il<br />

medico che lo invita a passare a ritirare di persona gli esami, lasciando in sospeso lo spettatore (come<br />

facevano, ci ripetiamo, già il prologo o il racconto dei denti del non ebreo), sembra voler lasciare fuori<br />

campo la possibile tragedia. La morale non passa attraverso precetti astratti, giudizi a priori, indicazioni<br />

immutabili, non è un messaggio preconfezionato che si può applicare ad ogni situazione; essa, al<br />

contrario, si rivela misteriosamente, a posteriori, nella<br />

concretezza delle mille azioni che facciamo, ma, ancor di<br />

più, dei fatti ai quali assistiamo.<br />

Il pessimismo degli autori non potrebbe essere su questo<br />

punto più radicale. Oltre la tranquilla apparenza della pro-<br />

vincia americana, i Coen, facendoci salire con Larry sul<br />

tetto della sua casa, ci invitano a guardare le cose da altre<br />

prospettive, per scoprire magari che la vicina prende il sole<br />

completamente nuda, ma ci ricordano altresì che la moralità<br />

dello sguardo è relativa (basti vedere come ciò che Larry<br />

giudica corruzione non sia considerato tale dallo studente I registi Ethan e Joel Coen<br />

coreano), passeggera e soprattutto non è garanzia di suc-<br />

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