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N° 6 - Giovanni Ficetola

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attraverso cui la materia informe della storia (anzi della Storia) prende a poco a poco<br />

consistenza, acquista una sua direzione, procede verso una conclusione. Ma al tempo stesso<br />

Tarantino dà una nuova profondità (nuova rispetto ad altre sue sceneggiature, persino più<br />

articolate di questa) al suo racconto: cimentandosi con la rilettura della Storia attraverso i generi<br />

cinematografici (dal western al mélo, dal film di guerra alla commedia) non si limita ad imitare<br />

stili, a rifare scene, ad ammiccare allo spettatore, ma, tra le righe, propone una riflessione<br />

sull’imprevedibilità del destino, sulle mille strade attraverso cui può realizzarsi o manifestarsi (si<br />

vedano in questo senso soprattutto la scena iniziale e il sacrificio finale di Shosanna) non<br />

dissimile da quella che ci offre Mann.<br />

Il cinema si rivela così uno strumento formidabile, e per molti aspetti inarrivabile, per<br />

intrecciare storie, instaurare collegamenti, magari arditi, costruire e riprodurre all’infinito<br />

significati o, meglio, interpretazioni della Storia. Tanto Mann quanto Tarantino dimostrano<br />

dunque, sebbene da prospettive differenti, una grande fiducia nel cinema: con un’estetica<br />

classica o barocca, con una poetica sobria o enfatica, entrambi si allontanano da un realismo<br />

incolore e sciatto, entrambi rifiutano, anche se con forme antitetiche, l’idea del cinema come<br />

documento della realtà. Quest’ultima, al contrario, ci viene presentata come una questione di<br />

punti di vista, un intrico di verità e finzione che, per essere compreso, nei limiti del possibile,<br />

deve essere raccontato, messo in scena, persino inventato: quando la storia riesce a prevalere<br />

sulla Storia, il cinema (tagliate le parti noiose) diventa di gran lunga più interessante della vita 3.<br />

3 A margine, vorrei rimandare al senso del contributo di Matteo Fontana su Gran Torino di Clint Eastwood, Guerra<br />

privata (e redenzione) del soldato Walt, «Lanterna di Born» n. 5 fascicolo 23-25, nov. 2009, pp. 45-47: pur non<br />

scegliendo, almeno nel suo ultimo film, un’ambientazione storica (ma con la Storia Eastwood si è cimentato, di recente,<br />

con due opere assai significative come Flags of our fathers e Letters from Iwo Jima, che si incaricano di mettere in<br />

scena l’idea del racconto della Storia da punti di vista opposti), il regista americano persegue, attraverso lo stile, asciutto<br />

e misuratissimo, l’intento di far vedere i conflitti, le contraddizioni, le molteplici e problematiche ambiguità dell’agire<br />

umano, affidandone la rappresentazione non a sermoni predicatori, ma alla “morale della visione” e del racconto (per<br />

riprendere, e integrare, la definizione di M. Fontana).<br />

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